AlpinismoAlta quota

Una proposta di matrimonio dalla cima del Cho Oyu: la storia di Arianna e Luca Montanari

Mi vuoi sposare? - Luca Montanari in cima al Cho Oyu
Mi vuoi sposare? – Luca Montanari in cima al Cho Oyu

VERONA – Ha srotolato uno striscione sulla cima del Cho Oyu che ha salito senza ossigeno il 29 settembre scorso. Nero su bianco: “Mi vuoi sposare?”. Poi ha scaldato per mezzora le batterie della macchina fotografica, si è fatto fare una foto, una volta ridisceso a Kathmandu ha sviluppato lo scatto e ha aspettato di incontrare la fidanzata che lo ha raggiunto dall’Italia in Nepal. Qualche giorno dopo, a Namche Bazaar, davanti allo spettacolo dell’Ama Dablam, ha tirato fuori la fotografia e una scatolina rossa lasciando la prescelta in lacrime di gioia. Una scena da film quella che hanno “girato” Luca Montanari e la fidanzata Arianna Del Sordo, eppure reale e ben documentata: ecco il racconto e le immagini di una storia d’amore ad alta quota.

Alpinismo e romanticismo, una proposta di matrimonio non “all’altezza” di tutti gli sposi. Ci piace raccontare questa storia perché è originale e perché avvicina gli ottomila a una dimensione molto umana. Montanari ha srotolato due striscioni sugli 8201 metri del Cho Oyu: uno dedicato alla fidanzata e uno dedicato a “Mountain for life” un’iniziativa senza fini di lucro patrocinata dalla Fondazione Trentina per la Ricerca sui Tumori.

Di seguito riportiamo il racconto dal punto di vista dei due futuri sposi, a cui la redazione di Montagna.tv porge i migliori auguri.

Luca Montanari e Arianna Del Sordo
Luca Montanari e Arianna Del Sordo

Arianna – la sposa

“Eravamo sulle alture di Namche Bazaar, in un punto panoramico da dove è possibile vedere, in tutta la sua maestosità, l’Ama Dablam. Sapevo che era bella, ho visto e rivisto milioni di scatti che Luca aveva fatto a maggio 2013, ma non credevo che lo fosse così tanto: una figura di una bellezza straordinaria, con due braccia aperte alla Valle, alla Vita, alla magia di quel mondo. Con quelle braccia sembra proteggere tutto quello che ha sotto di sé: il fiume Dudh Kosi, detto anche Milky River, i campi di patate e insalata, gli abitanti del posto e persino noi, persi tra le sue braccia. Non mi sentivo un’ospite, nè un’intrusa: al contrario, stare lì mi sembrava la cosa più naturale di questo mondo. E’ stato in quel momento che Luca, supportato dalle altre compagne di viaggio, mi ha srotolato davanti agli occhi una foto di lui, in cima al Cho Oyu, con un sorriso che resisteva prepotentemente sulla sua faccia tirata dal freddo ed un cartello in mano con su scritto: “mi vuoi sposare?”. Ho guardato la foto, ho guardato la montagna, ho guardato lui….poi più nulla: mi sono sciolta in un pianto di felicità immenso.. Luca era emozionato quanto me, credo, forse incredulo, o forse solo in attesa di vedermi reagire esattamente come ho reagito! Mi ha messo in mano una scatola rossa, io continuavo a stringerla, sapevo che dovevo aprirla, sapevo cosa c’era dentro, prima o poi l’avrei aperta…. D’un tratto, ero in cima alla Dea con la collana, abbracciata da lei e felice, come mai mi era successo di essere”.

Luca – lo sposo alpinista

Mountain for life - Luca Montanari in cima al Cho Oyu
Mountain for life – Luca Montanari in cima al Cho Oyu

“Quando trovi una compagna, che condivide la tua passione, ma che ancor di più capisce cosa ti spinge a fare certe cose, anzi ti sprona e cerca di incoraggiarti nel seguire i tuoi Sogni, allora capisci subito che lei è la compagna per la vita. Sul Cho Oyu sulla sesta montagna più alta del mondo ci sono arrivata per lei, coronare un sogno, lontano da casa a 8000 metri con temperature vicine ai 40 sottozero, non potevano fermare questo gesto (anche se per scaldare le batterie della macchina fotografica ho dovuto aspettare quasi mezz’ora sulla cima) lassù sono nel mio mondo, sono felice, anche se può sembrare strano sono così vicino alle persone che amo, così ho deciso che quello doveva essere il posto per prendere una decisione così importante…Quella notte del 29 settembre Arianna era a casa in pensiero perché sapeva che stavo salendo, ed io ero là ad inseguire un sogno, motivando come non mai a non mollare, non per seguire chissà quale record alpinistico, ma perché volevo arrivare lassù per noi, per una persona speciale che mi ha sempre spronare a non mollare, anche se sa benissimo i rischi che si corrono, ma sa anche che lassù sono felice, mi realizzo. Così alle 8.30 di mattino sono lassù con davanti l’Everest il Lhotse, il mio mondo di montagne e senza esitare srotolo il cartellone che mi ero preparato da una parte un progetto realizzato Mountain for Life, per mio padre e dall’altro la proposta per lei, per mia moglie. “

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