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Everest, il mistero dei leopardi scomparsi

KATHMANDU, Nepal — E’ allarme nel Parco dell’Everest per la sorte dei leggendari leopardi delle nevi. Le loro tracce, nel giro di un anno, sono spaventosamentente diminuite. Alcune testimonianze fanno sospettare che possano essere stati uccisi, forse dai bracconieri. Ma la faccenda è tuttora avvolta nel mistero anche a causa delle difficoltà burocratiche che intralciano da tempo la salvaguardia della specie.

Candido mantello e lunga coda maculata. Il leopardo delle nevi  – o snow leopard – vive sulle montagne dell’Himalaya-Karakorum. E’ una specie ad elevatissimo rischio di estinzione. Per la sua conservazione nell’area dell’Everest, in Nepal esiste un progetto specifico, tra l’altro coordinato da un’organizzazione italiana: il Comitato Ev-K2-Cnr. Al responsabile dell’iniziativa, Sandro Lovari, abbiamo chiesto spiegazioni sul mistero dei leopardi scomparsi.
 
Professor Lovari, che cosa è accaduto ai leopardi delle nevi che vivevano sull’Everest?
Dall’autunno 2006 all’autunno 2007 abbiamo registrato un crollo massiccio dei segni di presenza dei leopardi sulle montagne himalayane che circondano l’Everest. Il grafico che abbiamo tracciato, purtroppo, parla chiaro: probabilmente più di un individuo è stato ucciso nel 2007 e la popolazione, nel nel Sagarmatha National Park, potrebbe essersi ridotta anche ad 1 o 2 individui.
 
Secondo lei i leopardi potrebbero essere stati uccisi?
Purtroppo questa è un’ipotesi concreta, che tra l’altro si sposa con l’informazione che abbiamo avuto da un testimone oculare. Si tratta di una turista francese arrivata a Phortse nel maggio scorso. Le è stato detto che se fosse arrivata qualche ora prima, avrebbe potuto vedere un cucciolo di leopardo delle nevi. Questo vuol dire che, per entrarne in possesso, il locale deve avere ovviamente ucciso la madre e probabilmente anche il padre per portare via il piccolo dalla tana.
 
Che cosa si può fare per proteggere questi animali?
Innanzitutto, bisognerebbe monitorarli. Con il nostro progetto, "Snow Leopard", abbiamo in programma di dotare gli animali della zona di un radiocollare per registrare i loro movimenti e proteggerli meglio: grazie a loro potremmo venire rapidamente a conoscenza di atti di bracconaggio perchè comunicano la posizione dell’animale in modo molto accurato. Se l’animale rimane fermo per più di un giorno, potrebbe aver semplicemente ucciso una preda ed essere impegnato a mangiarla, ma potrebbe anche essere stato bracconato: si potrebbe intervenire prontamente e controllare sul posto.
 
Da quanto tempo lavorate su questo progetto?
E’ formalmente iniziato quattro anni fa. Agiamo su tre fronti principali: il primo è il conteggio dei leopardi delle nevi e delle loro principali prede nel territorio del Sagarmatha National Park. In pratica, registriamo mensilmente i segni di presenza dei singoli leopardi analizzando il Dna contenuto nelle loro feci. La seconda parte riguarda l’alimentazione di questo predatore, studiata sempre attraverso l’analisi degli escrementi. La terza parte, che non è ancora iniziata, consisterà nel dotare gli animali di radiocollari satellitari.
 
Come mai non è ancora iniziata questa fase?
Abbiamo bisogno dei permessi per catturare un limitato numero di leopardi e dotarli di radiotrasmittenti satellitari per individuarne gli spostamenti. Sono più di tre anni che stiamo chiedendo questi permessi e non ce li hanno ancora concessi. Il Nepal ha una grande instabilità politica da quattro anni a oggi e i funzionari cambiano continuamente.
 
Chi dovrebbe concederli?
Dovrebbero provenire dal Ministero delle Foreste tramite il Department of National Parks and Wildlife Conservation. Una settimana fa, il permesso sembrerebbe essere stato accordato verbalmente, però manca ancora la conferma scritta…
 
Dati questi problemi, come pensate proseguire il vostro lavoro?
E’ chiaro che se non ci concederanno i permessi verrà a mancare la fase conclusiva del lavoro e ci troveremo costretti a valutare se conviene continuare a investire tempo e fondi in Nepal, oppure andare a lavorare in altre aree, per esempio il Pakistan, dove è meno difficile ottenere permessi ufficiali.
 
 
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