Manaslu, Bergamini torna senza cima: lo Sherpa mi ha lasciato

KATHMANDU, Nepal — “Cari amici purtroppo è finita, lo Sherpa ultimo compagno rimasto per la salita, non vuole più salire! Mi hanno imbrogliato! Sono rimasto solo e da solo non mi sento di salire”. Con questo messaggio, amareggiato e risentito, il lucchese Roberto Bergamini ha annunciato nei giorni scorsi la fine della sua spedizione al Manaslu e il suo rientro in Italia.

L’alpinista toscano, partito a metà settembre per scalare l’ottomila himalayano, non è riuscito nel suo obiettivo. Dopo aver annunciato di voler tentare la vetta proprio nei giorni in cui molte altre spedizioni sono riuscite a raggiungerla, si è trovato costretto a comunicare il proprio rientro invece del proprio successo.

La colpa, a suo dire, è dello sherpa che gli era stato affidato e che invece di salire con lui si è tirato indietro. “Lo Sherpa ultimo compagno rimasto per la salita, non vuole più salire – scrive Bergamini – Mi hanno imbrogliato! In Italia si faranno i conti. Sono rimasto solo e da solo non mi sento di salire. Stavo bene, acclimatazione ok, finestra di bel tempo prevista… ma sono costretto di tornare giù, al Campo Base mi dicono “tieni famiglia, troppo pericoloso, non andare solo! Hanno ragione, recupero attrezzature campi alti e ridiscendo dal Campo base”.

Lo scorso anno Bergamini, che ha ben 7 figli, aveva salito il Cho Oyu senza ossigeno con Mario Monaco. L’alpinista lucchese nella vita è operaio cartario presso la Sofidel, azienda che produce il marchio Regina e che ha sponsorizzato la spedizione, patrocinata dal Cai Lucca. Bergamini ha salito in passato il Peak Lenin in Kirghizistan e ha fatto spedizioni in Nepal, Perù. E’ il primo toscano ad aver scalato un ottomila. “La mia famiglia – aggiunge – mi sostiene e mi da la forza per salire”.