AlpinismoAlta quota

Daniele Nardi: sul K2 mi ispiro a Diemberger

Daniele Nardi (Photo archivio pagina facebook Daniele Nardi)
Daniele Nardi (Photo archivio pagina facebook Daniele Nardi)

SKARDU, Pakistan — Daniele Nardi, noto alpinista di Sezze Romano sta salendo in questo momento il ghiacciaio del Baltoro insieme a Marcello Alborghetti, ricercatore e tecnico di EvK2Cnr. Entro poche ore raggiungeranno il campo base e potranno così unirsi agli alpinisti e ai ricercatori che fanno parte della K2 Pakistani Expedition 60 years laters. Solo pochi mesi fa si trovava ancora in Pakistan ai piedi del Nanga Parbat per tentare la prima invernale, in solitaria su una via nuova ed in stile alpino attraverso lo sperone Mummery nel versante Diamir della montagna. Questa volta è al K2 ma con un obiettivo diverso.

Daniele di nuovo in Pakistan, questa volta verso il K2, coinvolto nella K2 Pakistani Expedition. Senza tanti fronzoli, cosa ci vai a fare?
Senza fronzoli? Vado sulla montagna a filmare gli alpinisti che salgono, per conto di EvK2CNR. Spero di arrivare più in alto possibile, di fare immagini più belle possibili, foto e video. Ho risposto senza fronzoli?

Direi di si. Sei appena tornato da un complicato tentativo di salita invernale che ti ha tenuto qui in Pakistan diversi mesi, il tempo di una doccia e sei ripartito. Ma non ti mancano gli affetti e l’Italia?
Ah ah ah, si! Mi potevi chiedere non ti manca la mamma? Certo la mamma manca sempre. Gli affetti e le persone care mancano sempre in ogni viaggio, fa parte della mia vita di alpinista La verità è che ho ricevuto una telefonata da Agostino Da Polenza, che in quel modo suo un po’ diretto mi ha chiesto “Vuoi tornare sul K2”. Stavo col telefono tenuto premuto all’orecchio e ho detto “Si! Certo, quando si parte?”.

E quando si parte?
Al tempo della telefonata non mancava molto tempo alla data del partenza. Mi sono passate per la testa molte immagini in quel momento. Sul K2 ci sono stato nel 2007. È una montagna incredibile, è stato il mio sogno da quando ho cominciato a fare alpinismo da ragazzo, ha qualcosa di unico rispetto alle altre. La stessa frase l’ho detta per il Nanga Parbat. E’ proprio così, da certe montagne si rimane stregati. Un’esperienza unica quella del 2007 ma anche molto dura per via di quello che è successo, da una grande gioia, quella di essere riuscito a scalare il K2, per me il sogno di una vita da alpinista, il dolore per la scomparsa di un amico. E ora mancano poche ore e sarò di nuovo al campo base dove si trovano già tutti gli altri.

L’occasione questa volta è diversa non si tratta solo di una sfida alpinistica e poi c’è l’idea di fondo del progetto, i 60 anni, il team Pakistano…
Si poi ci siamo parlati con più calma, ci siamo accordati sul mio compito, mi è stato raccontato il progetto che trovo bellissimo. Con un po’ di fantasia e capacità organizzative l’alpinismo può ancora regalare tante avventure e sfide che assumono significati più ampli della sfida sportiva. Anche se quella per me rimane l’essenziale. Quando mi è stato chiesto di lavorare alle immagini in alta quota, come avevo già fatto al colle sud dell’Everest, e sul K2 per di più! Non ho potuto che pensare a Kurt Diemberger e alle sue straordinarie immagini…

Diemberger? Ma non ti pare di esagerare?
Ma scusa se uno deve immaginarsi dei modelli o dei mentori chi dovrebbe scegliersi i miglior no? Non vuol dire mica che uno si paragoni a qualcun altro! Una volta a un mio amico scrittore hanno chiesto a chi si ispirava e lui ha risposto senza vergogna Borges. E quando qualcuno gli ha mosso qualche critica e rivolto un paio di sorrisetti sarcastici ha proprio risposto così. ‘Se devo scrivere e trovarmi dei modelli a chi mi dovrei ispirare a uno scrittore armony? Sono appassionato di letteratura non di edicole’.

Tornando alle montagne che ti stregano e ai fantasmi, al Nanga Parbat ti è venuto a trovare Mummery qui chi ti aspetti?
Ah Ah. Sai l’esperienza di una spedizione in solitaria è…entri davvero in una terza dimensione, continui ad alternare silenzio e pensieri, parole che ti ripeti il tempo si confonde in tenda il sonno e la veglia, la stanchezza, il reale e l’immaginario, le speranze e le passioni. Qui al K2 suppongo che sarà diverso. Tanta gente, più culture, gli alpinisti pakistani. Volti, aliti vicini, i suoni dei campi. Al massimo vedrò l’ombra di un alpinista del team che si allontana a far pipì… Comunque è meglio non scherzarci troppo, ti terrò aggiornato.

Grazie Daniele, ci conto.

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