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Talung nord, Daniele Bernasconi: il pilastro non è come ce lo aspettavamo

Daniele Bernasconi
Daniele Bernasconi

KATHMANDU, Nepal – “Abbiamo fatto il primo terzo della via. Il secondo terzo è un tratto di ghiaccio e roccia, su cui non sappiamo se riusciamo a salire o no, il terzo probabilmente sarà solo da camminare per andare in cima. E’ molto bello ma il pilastro non è come ce lo aspettavamo. C’è molta arrampicata su ghiaccio, è molto ripido, in certi punti la progressione è simile a quella che avresti su una cascata di ghiaccio”.  Parla così Daniele Bernasconi che siamo riusciti a raggiungere al telefono satellitare proprio questa mattina. Insieme a Mario Panzeri e Giampaolo Corona si trova ai piedi del pilastro nord ovest del Talung: i tre stanno cercando di aprire una nuova difficile via su questo imponente 7000 che si staglia di fronte al Kangchenjunga.

Daniele allora come va?
Siamo al campo base adesso. La situazione è un po’ strana, quasi tutti i giorni si annuvola al pomeriggio e peggiora il meteo. Abbiamo messo le corde fino al oltre 6000 metri, nei prossimi giorni dovrebbe arrivare una finestra di bel tempo, però non è eccezionale la stagione.

La via com’è, fattibile?
Non lo abbiamo ancora capito. Non siamo ancora arrivati ad un punto in cui riusciamo a guardare fino in cima quando siamo in parete. C’è una fascia di arrampicata su ghiaccio, 400 metri di roccia. Nei prossimi giorni capiremo se, col materiale che abbiamo a disposizione e se il tempo ce lo concede, se sarà possibile passare o no, e fare  almeno un tentativo.

Ma la via attacca direttamente dal pilastro?
Sì, siamo già sul pilastro. Abbiamo fatto il primo terzo. Il secondo terzo è quello di ghiaccio e roccia, su cui non sappiamo se riusciamo a salire o no, il terzo probabilmente sarà solo da camminare per andare in cima. Oggi dovevamo già tornare in parete, ma ieri ha fatto 40 centimetri di neve, quindi siamo rimasti fermi.

Com’è andata finora la spedizione?
Abbiamo tribolato molto all’inizio, perchè sono scappati diversi portatori. Siamo stati 10 giorni a metà del trekking, e quindi siamo arrivato 10 giorni dopo al campo base rispetto ai programmi. Poi la stagione è stranissima. Anche Mario dice che quando era stato lui al Kangchenjunga non era così. Quasi tutti i giorni nevica, anche se ti alzi alla mattina e c’è un sole che spacca le pietre. Siamo andati 5 o 6 volte in parete e non c’è stata una volta che siamo riusciti a lavorare tutto il giorno. Per cui è capitato di partire dal base al mattino, risalire le corde che abbiamo già messo e poi quando arrivavamo in alto iniziava a nevicare, quindi mettevamo dentro il discensore e scendevamo. Nonostante questo comunque, un pezzo di pilastro l’abbiamo fatto.

Ora che lo vedi da vicino com’è? Bello come sembrava dalle foto?
E’ molto bello ma non è come ce lo aspettavamo. Dalle foto lo vedi sempre di fronte, noi non l’abbiamo mai visto da quella prospettiva. C’è molta arrampicata su ghiaccio, il pilastro è molto ripido, su certi punti c’è ghiaccio molto liscio, quindi la progressione è simile a quella che avresti su una cascata di ghiaccio. Non è un terreno da alta montagna insomma, è più ghiaccio, almeno la linea che stiamo seguendo noi. Poi c’erano anche altre possibili linee che salivano su roccia, però ancora più difficili col meteo che sta facendo. E poi c’è tanta neve, sempre.

E l’umore com’è?
Stiamo bene, non ci sono problemi. E’ stata un spedizione un po’ tribolata, soprattutto del punto di vista logistico, con i problemi con l’agenzia. E poi è un posto già di suo particolare, non è il Khumbu. Fra l’altro qui siamo da soli, non siamo al campo base del Kangchenjunga. Quindi logisticamente è tutto molto complicato.

Quali sono i programmi adesso?
Domani dovremmo andare su a studiare la via per capire, poi ci dovrebbe essere una finestra di bel tempo che attualmente chiamano per sabato prossimo il 17. Quindi probabilmente ce la giocheremo lì. Noi abbiamo al momento il biglietto per il 3 giugno, ma ci vogliono una decina di giorni solo per rientrare  a Kathmandu quindi è quasi ora di tornare a casa.

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2 Commenti

  1. Una montagna di corde fisse,stile vecchio da impreparati Speriamo che le riportino giù,già così non è una bella figura per l’alpinismo italiano

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