Alpinismo
K2, niente da fare per i kazaki

ISLAMABAD, Pakistan — Fermati da una parete impossibile da scalare. Gli alpinisti kazaki Maxut Zhumayev e Vassily Pivtsov ieri sono rientrati a campo 4, dopo una permanenza da record nella zona della morte cercando di aprirsi un varco verso la cima del K2. Tra rocce insidiose e neve fino al petto.
Tre notti a 8.400 metri, l’ultima delle quali con fisico allo stremo, mente annebbiata, e niente fornelletto per cucinare o riscaldarsi. Zhumayev e Pivtsov hanno davvero rischiato la pelle, in quei cinque giorni passati sul K2 oltre gli ottomila metri. Volevano a tutti i costi raggiungere la cima, ma alla fine hanno dovuto desistere. E ieri sono rientrati sani e salvi a campo 4, 7.950 metri di quota.
I due giovani alpinisti kazaki stavano cercando di aprire una variante alla via dei giapponesi, che sale dallo spigolo nordovest del k2. Volevano evitare il canalone nella parte alta della montagna, troppo carico di neve, e trovare una via per raggiungere la vetta proseguendo sulla cresta. Ma quello che si sono trovati davanti, era difficile oltre ogni immaginazione.
"Vicino alla cima – hanno raccontato i due alpinisti via radio – ci siamo imbattuti in una bastione di roccia impossibile da scalare. Abbiamo provato per tre volte a superarlo, prendendolo da angolazioni diverse. Ma non c’è stato niente da fare. Ed eravamo in preda a venti terribili".
La rinuncia era inevitabile. Delusi e arrabbiati non hanno potuto far altro che decidere di rientrare. Ieri sera hanno raggiunto campo 4, e oggi stanno scendendo verso campo 2 dove troveranno due compagni che gli stanno andando incontro per aiutarli a trasportare al base il loro materiale.
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