AlpinismoAlta quota

L’impresa in tv: il primo volo in wingsuit dalla cima dell’Everest?

Joby Ogwyn (Photo www.jobyogwyn.com )
Joby Ogwyn (Photo www.jobyogwyn.com )

KATHMANDU, Nepal — L’obiettivo è il primo lancio in tuta alare dalla cima dell’Everest. Tenterà di compierlo Joby Ogwyn, 39enne statunitense originario della Louisiana che vorrebbe lanciarsi dal Tetto del mondo in wingsuit per atterrare il più vicino possibile al campo base. L’impresa sarà seguita delle telecamere di Discovery Channel, attualmente già di stanza al campo base dell’ottomila, e secondo i programmi dovrebbe essere “in calendario” per l’11 maggio. Non è chiaro come sia stata stabilita una data, anche perché le incognite non sono poche. Non per niente ad oggi nessuno ci è mai riuscito.

Tralasciando giudizi e riflessioni in merito alla valenza sportiva, quello che verrà tentato all’Everest tra poche settimana sarà sicuramente un grande evento mediatico. Discovery Channel trasmetterà le immagini in oltre 200 paesi: il programma si chiama Everest Jump Live, e dovrebbe essere preceduto da 5 puntate (in onda dal 5 maggio) dedicate alla montagna e alla preparazione al campo base, dove Ogwyn e la troupe si trovano dal 14 aprile.

Il piano è quello di salire dal versante nepalese e lanciarsi dagli 8848 metri della cima, volando teoricamente per 3000 metri di dislivello. Ad oggi nessuno l’ha mai fatto. Abbiamo chiesto un parere a Gian Pietro Verza, Guida alpina, esperto conoscitore della montagna e responsabile tecnico EvK2Cnr del Laboratorio Piramide dell’Everest.

Joby Ogwyn (Photo npr.org)
Joby Ogwyn (Photo npr.org)

“In cima non abbiamo una falesia vera e propria – ci ha spiegato Verza -, perché è abbastanza ripido ma c’è una certa inclinazione, e questo quindi potrebbe creare a Ogwyn delle difficoltà. Così come le correnti forti, che tipicamente arrivano dal Tibet: da un lato i venti costituiranno un altissimo rischio, dall’altro gli potrebbero dare una mano nell’allontanarlo dalla parete. La tuta alare sarà immagino realizzata ad hoc, perché la portanza dovrà tenere conto dei quasi 9000 metri dell’Everest, quindi dell’aria rarefatta e del freddo. Le temperature molto basse aumentano le densità dell’aria, e in questo senso potrebbe aiutarlo. Una volta allontanato dalla parete dovrebbe poter atterrare al campo base, o almeno a campo 2, a oltre 6000 metri”.

Il giorno previsto per la trasmissione live del salto è l’11 maggio, anche se può darsi che la produzione televisiva abbia scelto una data indicativa suscettibile di spostamenti, vista l’impossibilità di prevedere quale sarà il momento migliore. “Nella mia esperienza i giorni intorno all’11 maggio negli ultimi anni non sono più tanto buoni per la cima – continua Verza -, cioè è possibile che non sia ancora arrivato nessuno in vetta all’Everest per quella data. Certo poi decidere un giorno esatto è praticamente impossibile, perchè è impossibile prevedere se ci saranno o no le condizioni in quel giorno”.

Joby Ogwyn, nato l’8 agosto 1974 in Louisiana, ha salito l’Everest 2 volte: la prima nel 1999, quando diventò il più giovane statunitense sul Tetto del mondo a 24 anni; la seconda nel 2008, quando stabilì allora un record di velocità arrivando in cima in 9 ore e mezza dalla partenza dal campo base. Entrambe le volte scalò con l’ossigeno, come del resto dovrebbe fare anche questa volta. L’8 ottobre 2010 inoltre, si è lanciato da un aereo ed è volato molto vicino all’Everest. Prima di quel lancio insieme a Barry Holubeck ha fatto base jump dalla famosa parete nord dell’Eiger e ha volato in wingsuit intorno al Cervino.

La vetta dell'Everest
La vetta dell’Everest

“Teniamo conto che quando si è in alta quota e in ipossia i tempi di reazione si allungano moltissimo – spiega ancora Gian Pietro Verza -. Quindi tutte le operazioni che richiedono una reattività molto rapida si svolgono sotto ossigeno abbondante. Così credo farà anche Ogwyn perchè avrà bisogno di riflessi estremamente rapidi. La salita senza ossigeno poi debilita molto, quindi io vedo logico che decida di salire con l’ossigeno, per avere le piene forze per scendere in wingsuit”.

“Questa sarà la conclusione del mio sogno – avrebbe detto Ogwyn secondo quanto riferito dal sito Insidetv.ew.com – . Sin da bambino sognavo come doveva essere volare. Non riesco ad immaginare uno sfondo migliore per farlo dell’Everest. Tutto quello che ho fatto finora mi ha preparato a quello che farò adesso”.

Ricordiamo che anche l’anno scorso era stata tentata qualcosa di simile: Valery Rozov si era lanciato da 7220 metri nel massiccio dell’Everest, dal Changtse, una cima di 7580 metri attaccata all’Everest vero e proprio. Rozov aveva impiegato più del tempo usuale a scendere nell’aria sottile in caduta libera prima di iniziare a volare. Dopo di che, secondo quanto da lui stesso raccontato, aveva volato per alcuni minuti a una velocità di circa 200 chilometri orari, sorvolando la splendida parete nord dell’Everest prima di atterrare al sicuro sul ghiacciaio Rongbuk, a 5950 metri.

Joby Ogwyn (Photo www.telegraph.co.uk)
Joby Ogwyn (Photo www.telegraph.co.uk)

“Rispetto al messaggio etico dell’impresa – ha concluso Verza -, sicuramente se ne discuterà. Il governo del Nepal in passato ha avuto delle remore sul parapendio e sul deltaplano, anche se esiste un’organizzazione che fa lanci dall’aereo anche nell’alta valle del Khumbu. Le persone però che ad oggi sono scese in parapendio sono pochissime, anche per ragioni di difficoltà nell’ottenere i permessi”.

Tra i cameraman impiegati nelle riprese ci sarà anche Maurizio Folini, Guida alpina lombarda protagonista l’anno scorso di voli in elicottero a circa 8000 metri di quota, un limite davvero eccezionale, raggiunto proprio in Himalaya e sull’Everest. Il pilota valtellinese partirà tra pochi giorni per il Nepal dove sarà impegnato con l’elisoccorso fino alla fine di maggio: a brevissimo su Montagna.tv pubblicheremo la sua intervista.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close