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Il trekking verso il K2, quarta tappa: lungo il fiume fino ai piedi delle grandi cattedrali

Verso Paju
Verso Paju

Da Joula si scende verso sud per poi imboccare  la valle scavata dal Braldo, alimentato da ghiacciaio del Baltoro e dai ghiacciai che vi confluiscono. Poco più avanti si trovano il massiccio dal Paju Peak e i pendii dell’Uli Biaho Peak e della famosa torre alta oltre 6000 metri. Da qui ci si addentra davvero verso il cuore del Karakroum, dove si trovano le montagne dai nomi suggestivi ben conosciute da tutti gli appassionati di montagna. Il sentiero resta sulla destra orografica della valle e passa da Bardumal (3253 metri) per poi impennarsi verso l’oasi alberata di Paju. In questa seconda giornata il dislivello si fa più significativo e  raggiungendo i 3785 metri del campo di Paju è probabile che la quota si faccia sentire un po’ di più. Da Paju lo sguardo si perde tra i picchi di roccia verticali della Torre Biaho, di Cathedral, fino alle Torri di Trango appena nascoste: regno dei sogni proibiti di ogni climber.

Islamabad – Skardu – Askoli – Joula – Paju – Urdukas – Goro-II – Concordia – K2 Base camp.
Joula – Paju: 6-7 ore di cammino, quota 3785 metri.

“A Paju incontro nuovamente Amin, che ha già allestito tutto. Mi sorride, mi chiede subito a gesti se ricordo l’episodio del cavallo. L’ultima volta che ho risalito il Baltoro era novembre e anche allora Amin mi aveva accompagnato. Più su in pieno Baltoro un suo cavallo era finito in un crepaccio e nonostante gli sforzi per liberarlo non c’era stato nulla da fare. Allora le temperature erano totalmente differenti. A Concordia la stazione meteo aveva registrato -25°. Ora in giugno è tutto diverso. Mi godo un ultimo raggio di sole e aspetto il riso e il dalh di Amin.  Per arrivare a Paju ho percorso il sentiero quasi da solo, tra ciottoli e sfasciumi lungo la sponda pianeggiante del Braldu. A poco prima del campo la valle si allarga e il sentiero risale gradatamente fino alla verde terrazza di Payu,  per me uno dei campi più riposanti con i suoi alberi e con la sorgente di acqua fresca. Mi manca un bel risotto, mi aspettano invece riso e dalh, anche se ben cucinati dal mio compagno di viaggio”.

Marcello Alborghetti, tecnico stazioni meteorologiche

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