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Incendi: ordigni in Calabria e Abruzzo

ROMA — Oltre 500 incendi, questo il triste recocord raggiunto ieri dall’Italia. E il 90 per cento sono di origine dolosa. Due persone sono morte bruciate e centinaia di ettari di zone protette tra Puglia, Calabria, Abruzzo, Sicilia e Sardegna sono andati in fumo. Il bilancio parla di un’altra giornata campale nel sud della Penisola.
I più colpiti sono stati i parchi nazionali. In una sola giornata sono andati in fiamme 4.500 ettari di zone protette, dice il WWF. Il parco della Majella, le foreste del Gargano, l’altipiano della Sila e l’Aspromonte sono bruciati a causa dei piromani. Gli incendi non hanno colpito solo il patrimonio floristico, ma anche la fauna: uccelli, piccoli roditori e animali che popolano i parchi.
L’origine dolosa è stata accertata dal ritrovamento di ordigni incendiari. Già ieri sera il Corpo forestale dello Stato ha rinvenuto nelle campagne di Morano Calabro il rudimentale congegno esplosivo che ha originato il rogo nel parco del Pollino. Secondo il commissario del parco "siamo di fronte a veri e propri episodi di terrorismo ambientale". Un altro ordigno è stato rinvenuto dai carabinieri a Dogliola, in provincia di Chieti (Abruzzo).
Altri indizi portano a pensare a una stategia studiata in anticipo, piuttosto che a una accidentale coincidenza di fattori scatenanti. La vastità, le dimensioni e la localizzazione degli incendi non sembrano casuali. I soccorritori intervenuti in elicottero sul Gargano hanno raccontato che il fuoco sembrava formare un quadrangolo compatto tra Peschici, Vieste, Lesina, Mattinata e Rocchetta. Proprio in Puglia la situazione fa pensare a un collegamento tra i roghi e l’aggressione cementizia che sta investendo la regione.
Per far fronte all’emergenza, è stato mobilitato anche l’esercito in Puglia e in Campagna. Gli artiglieri e gli alpini sono stati chiamati a collaborare con i pompieri e gli uomini della Forestale nel tentativo di circioscrivere i roghi e dare assistenza agli sfollati.
Intanto è stata resa nota l’identità delle due persone morte carbonizzate a Peschici. Si tratta di due fratelli, Romano Fasanella di 71 anni e Carmela di 81. Altre due persone sono morte per incidenti stradali causati dai roghi. Si contano 3 feriti, di cui uno solo è abbastanza grave, con il 60 per cento del corpo ustionato e colpito da infarto, e 300 intossicati lievi. Sono quattromila gli sfollati, tra turisti e abitanti del posto.
E il disastro colpisce profondamente l’economia di queste regioni. Secondo la Confagri (Confederazione Agricoltori italiani), il danno in tutto il sud Italia ammonta a circa un miliardo di euro. La Confesercenti pone in primo piano l’esigenza di un intervento rapido ed efficace per non aggiungere al disastro ambientale quello turistico ed economico.
Causa del delle dimensioni del disastro è stata anche la disorganizzazione nella comunicazione dell’emergenza. La responsabilità è ancora da stabilire, tra govermo, soccorritori e responsabili locali bisogna l’anello debole che non ha consentito un dialogo rapido ed efficente per l’intervento. Da oggi è attivo un numero telefonico, il 06.4741360, per denunciare i piromani o segnalare sospetti su presunti incendiari.