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Fabio Lenti: ecco perchè ho detto sì al divieto sul Grignone. Con pericolo eccezionale non si può stare a guardare

Fabio Lenti (Photo courtesy FB)
Fabio Lenti (Photo courtesy FB)

INTROBIO, Lecco — “Dall’invernale del Grignone salgono in media dai 30 ai 150 escursionisti. Se si stacca una valanga lì, è una strage. In questo momento quella montagna è oggettivamente pericolosa. Molto pericolosa”. Così parla Fabio Lenti, Direttore della Casa delle Guide di Lecco – Valsassina, che ha collaborato con il sindaco di Pasturo nell’emanazione dell’ordinanza di divieto di escursioni sul Grignone nei giorni scorsi e che a tutt’oggi sostiene la necessità di quell’intervento: “Bisognava far sapere alla gente che in quel momento c’era un pericolo fuori dal normale. E nelle situazioni eccezionali bisogna intervenire, non si può star lì, tapparsi gli occhi e poi andare a recuperar morti”. Lenti ha spiegato con precisione ai microfoni di Montagna.tv il perchè della sua posizione, specificando che la libertà della guida non è in discussione: “La competenza di una guida è anche quella di saper scegliere. Sul Grignone con pericolo 4 o 5 non vado, scelgo comunque un’altra montagna”.

Fabio, il mondo della montagna si rivolta all’idea dei divieti. Tu invece sul Grignone lo hai sostenuto. Perchè?
Il divieto era relativo al versante meridionale del Grignone, dove sale la traccia invernale lungo un pendio ripido con pendenza superiore ai 30°. C’è un rifugio in cima e mediamente ci vanno da un minimo di 30 persone alle 150. Quando pendii del genere sono carichi come in questi giorni, prima o poi vengono giù, e vengono giu valanghe grandi, ricordo a tutti quella dell’8 febbraio 2009 che ha raso a terra un bosco completo e un rifuio. Se succede quando una fila di persone si trova in salita, è una strage. Una strage anche perchè nessuno di queste persone che salgono usa l’Arva o i sistemi di autosoccorso perchè sono semplici escursionisti quindi non sono in grado di essere localizzati in breve tempo.
Il sindaco quindi, che è responsabile della zona e anche dei cittadini, oltre a tutelarsi – perchè se muoiono 30 persone il primo inquisito è lui, e gli verrebbe chiesto perchè non ha fatto niente – ha deciso di emanare un’ordinanza per la sicurezza collettiva. Con pericolo che arriva a 4 e magari è 4 abbondante (il carico di neve ha assunto enormi dimensioni, e poi ha piovuto, quindi la neve sotto è staccata, ha un peso notevole sopra) ho ritenuto giusto appoggiarlo, perchè altrimenti la gente sarebbe andata su lo stesso, e così ha fatto anche il custode del rifugio che ha deciso di restare chiuso.

Secondo te divieti di questo genere mortificano la professionalità delle guide?
No. Non è vero che si mette in dubbio la professionalità delle guide. Prima di tutto da noi le guide le prendono in pochi perchè la guida costa. Diciamoci la verità, la gente preferisce andare per conto proprio e molti non hanno nemmeno la cultura di guardare i bollettini e vagliare se andare o no, non si pongono proprio il problema, vanno perchè hanno fiato e gambe e basta. Poi succedono le tragedie, sono capitati anche 3 o 4 morti di fila, una volta 5. Gente che non si rende conto che se c’è ghiaccio e cade non si ferma più. Che ha i ramponi ma non sa valutare quando è il caso di legarsi. Insomma gli esempi li abbiamo davanti. non è quindi questione di diminuire la capacità di una guida. Una guida tanto sa che se lì sul Grignone c’è pericolo 4 o 5 non ci va. Oggi avevo un cliente, ho preso la macchina e sono venuto qui in Valle d’Aosta a fare una gita in massima sicurezza. E lavoro lo stesso. La competenza di una guida si vede nel saper scegliere.

In che senso?
Se un sindaco mette un divieto su una, tu puoi sceglierne un’altra. Anzi il cliente ti sceglie per questo. Se uno vuole affidarsi a una guida lo fa anche perchè è un esperto, un professionista che lo tutela in tutte le situazioni, che sa scegliere. Chi è guida ha studiato nivologia e ha un grado di formazione e cultura che gli permette di capire dove c’è pericolo e dove potersi muovere.

Non bisogna farne dunque una questione di principio. Il divieto in Grigna serviva nella pratica, giusto?
Il fatto è che in questo momento quella montagna è oggettivamente pericolosa. Molto pericolosa. Noi che siamo della zona lo sappiamo, uno che viene da fuori no, quindi secondo me ha fatto benissimo il sindaco a emettere un’ordinanza. Poi se queste cose vengono copiate da altri sindaci su montagne dove non servono, allora è un altro discorso. Io ho anche consigliato al sindaco di mettere uno specifico limite temporale all’ordinanza, quindi farla di 1 settimana, limitata nel tempo e relativa al pericolo eccezionale, e non di uno o due mesi come è capitato in passato. E’intervento mirato per far sapere alla gente che in quel momento c’è un pericolo fuori dal normale. E nelle situazioni eccezionali bisogna intervenire, non si può star lì, tapparsi gli occhi e poi andare a recuperar morti. Bisogna dare un segnale, che poi è andato sui giornali, quindi se n’è parlato, e la gente alla fine si è accorta che c’era.

Cosa rispondi a chi invoca la libertà di andare in montagna?
Limitazione della libertà? La libertà delle persone termina dove inizia quella degli altri. Se uno resta dentro la valanga, la mia libertà dovrebbe essere quella di non andare a rischiare la vita per tirarlo fuori, invece devo andare. Se le persone fossero coscienti di quello che fanno e sapessero che mettono in pericolo chi li deve andare a prendere, forse ci penserebbero due volte.

Cosa si può fare nel lungo termine per migliorare la consapevolezza degli escursionisti, oltre a iniziative come Sicuri in Montagna?
Se uno vuole imparare ad andare in montagna per prima cosa ci sono le scuole delle Guide o del Cai per esempio. Uno ci va e impara cosa sono la nivologia, la stratigrafia, se non altro diventa consapevole di quello che lo aspetta se sbaglia, degli imprevisti e via dicendo. Certo che se i media invece di fare solo Grande Fratello e altri programmi stupidi, facessero anche un po’ di cultura di montagna – soprattutto sulle reti pubbliche che paghiamo – sarebbe meglio. In Italia siamo circondati da mari e montagne e non si parla mai nè di sicurezza in mare nè di sicurezza in montagna. Poi bisognerebbe fare formazione nelle scuole, fin dalle elementari. All’estero in Francia le guide sono inserite come professori di ginnastica. Ci vorrebbe una guida alpina che nelle scuole spieghi che cosa è il nord e il sud, cos’è un bosco, come orientarsi, cosa fare sulla neve, e via dicendo.

Che cosa pensi del soccorso alpino a pagamento come deterrente agli azzardi in montagna?
Il discorso è che se io mi metto in una situazione di non ritorno – vado nel canalone Porta in Grignetta in condizioni di pericolo, e non so più tornare indietro – è giusto che me ne assuma la responsabilità anche economica. Quel recupero in elicottero, sarà costato 3000 euro, e chi lo paga? Noi con le tasse. Lo chiedo a voi: è giusto? Se rompo una gamba è diverso, ho diritto di essere soccorso sia in montagna che su una strada. Ma se mi metto in pericolo perchè faccio una cavolata o sono ignorante, a mio parere devo pagare. Perchè così la prosisma volta o non vado, o chiedo a un professionista che comunque costa 200 euro e non 3000 come il soccorso. Altre regioni come Trentino e Valle d’Aosta si sono organizzate già in questo senso: se non c’è ricovero in ospedale, si paga il ticket. La gente sarebbe piu attenta. Sai quanta ne andiamo a soccorrere perchè rimane disidratata durante un’escursione? Cioè perchè non si porta l’acqua da bere? Ci sono situazioni veramente incredibili. Gente che va a far funghi e non sa più dov’è, ti fa cercare sull’altro versante rispetto a quello in cui si trova.
E sia chiaro: non c’entra il pagamento del soccorritore, io vado lo stesso a soccorrrere anche se non sono pagato, sono 34 anni che lo faccio. Ma il Cnsas lavora con contributi regionali, non è giusto far pesare queste cose sul contribuente. Si danno cattive abitudini così, e poi la gente si infila in casini senzaa nemmeno chiedere informazioni. Noi alla casa delle Guide abbiamo un bollettino e un numero da chiamare per dei consigli che sono gratuiti! Ma non gli viene nemmeno in mente di chiamare. E’ proprio una cultura che manca.

Domani è prevista ancora neve, ma il divieto sul Grignone non è stato rinnovato. Che rischio c’è per i prossimi giorni?
Oggi è una giornata a rischio, domani nevica, sabato dovrebbe ancora esserci pericolo piuttosto alto. Il Brioschi terrà chiuso anche questo weekend, Alessandro il gestore è uno molto prudente, ci sentiamo sempre in queste situazioni.
Insomma il pericolo non è cessato, è lo stesso, ma il sindaco si è probabilmente accontentato di alzare il polverone nei giorni scorsi – e ripeto ha fatto bene, lo appoggio completamente -. Ora probabilmente si è reso conto che il messaggio è stato capito.
Il rischio diminuirà se farà 2-3 giornate di bello in cui di notte gela, di giorno fa caldo e la neve si assesta, almeno sul versante sud. A Nord no, ma stiamo parlando del versante sud della Grigna settentrionale, dove va il maggior numero di persone.

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37 Commenti

  1. Caro Sig. Lenti, sia più sincero, per favore! Mi è capitato una volta di chiedere info all’Ufficio Guide, risposta: si prenda una guida, perché il pericolo valanghe è alto, così è più sicuro…. Diciamo la verità, l’ufficio Guide è li per i Clienti delle Spett.li Guide. Giusto che siete li per lavorare per chi se lo può permettere, ma non faccia pubblicità ingannevole. Grazie

  2. Ma facendo così si afferma che chi va in montagna deve essere tutelato perché non ha il cervello sufficiente per capire i pericoli evidenti? Non capisco questo ragionamento fatto da una guida come te.

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