Concordia Rescue Team, alpinisti pakistani a scuola di soccorso
SKARDU, Pakistan – “Alle porte dell’inverno, con le prime nevicate in corso, siamo qui per continuare la formazione degli alpinisti che compongono la squadra del Concordia Rescue Team. Sono già ormai 2 stagioni che la tenda viene piazzata in uno dei posti ‘magici’ per eccellenza, e da lì viene prestato soccorso ai portatori, agli alpinisti in difficoltà, ai trekkers”. Inizia così il racconto di Maurizio Gallo, responsabile delle attività in Pakistan del Comitato EvK2Cnr attualmente a Skardu per seguire i corsi di formazione per i membri della prima stazione di soccorso alpino del Karakorum posta al Circo Concordia. Il corso e il Concordia Rescue team rientrano nell’ambito di Seed – Social, Economic and Environmental Development – un progetto promosso dal Comitato EvK2Cnr e dalla Karakorum International University e realizzato nel quadro dell’accordo della conversione del debito per lo sviluppo tra Italia e Pakistan.
“L’attrezzatura che abbiamo lì è di primissimo ordine e consente interventi tecnicamente anche difficili. Dall’anno scorso il Concordia Rescue Team ha intrapreso anche una collaborazione con l’1122 di Skardu che manda a Concordia due persone fisse, paramedici, che hanno ricevuto dai medici del Soccorso alpino italiano una formazione focalizzata su mal di montagna, alta quota, immobilizzazione nel trasporto dell’infortunato e così via. Insomma la squadra dei soccorritori sta crescendo in qualità.
In questi anni sono emerse anche delle criticità, sia di preparazione tecnica, sia di necessità di acclimatamento per essere in grado di portare il soccorso fino ai campi alti. Poi sicuramente un sistema di allerta e comunicazioni più efficaci, nonché un personale ancora più motivato…
Fare soccorso ad alte quote richiede tanta energia, volontà e anche modestia. Soccorrere qualcuno non deve mai essere un modo per trasformare spedizioni senza successo alpinistico in uno spunto per far parlare di sé o compensare gli sponsor per non perderli in futuro. Il soccorso è una cosa che si fa e basta!
Allora in questi giorni stiamo formando un nuovo gruppo di portatori di alta quota, giovani e forti, con esperienza sugli 8000. Molti di loro sono “summiter” di almeno un 8000 e stanno lavorando con istruttori del soccorso alpino italiano. Contemporaneamente sto martellando sul piano motivazionale: devono dimostrare a tutti che i portatori pakistani hanno voglia e capacità di portare soccorso, di aiutare, aiutare, aiutare.
I tour operator si sono resi conto dell’importanza di questo servizio e nei prossimi giorni li incontrerò per mettere in piedi un sistema di deposito cauzionale che potrà essere di copertura delle spese in caso di intervento e un sistema di chiamata che possa facilitare e rendere più rapido l’ intervento di soccorso. Sono stati loro a rendersi disponibili per primi a un sistema di copertura economica e questo mi pare un ottimo punto per continuare nella direzione giusta.
Intanto nodi, manovre, barelle, lezioni teoriche filmati di interventi reali, anche in valanga…Tanto lavoro. Bravissimi tutti”.
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