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Clima, montagna e crediti di carbonio: la spiegazione dell'esperto

Coltivazioni di albicocche in Pakistan, nel parco del Karakorum
Coltivazioni di albicocche in Pakistan, nel parco del Karakorum

LECCO — Emissioni di carbonio, territori montani, comportamenti virtuosi e inquinamento atmosferico. Sono queste le parole chiave per capire il complicato meccanismo dei mercati delle emissioni. Ce ne parla Stefania Proietti, che presiederà la sessione di High Summit dedicata a questo argomento. Docente all’università di Perugia, Dipartimento di ingegneria industriale, e ricercatrice del Comitato EvK2Cnr, Stefania Proietti è infatti specialista del Carbon trading.

In che modo i cambiamenti climatici influiscono sull’economia?
Da un lato sulle risorse che, una volta esaurite, sarà necessario trovare altrove, e dall’altro sui danni causati dall’aggravarsi di certi fenomeni a cui bisognerà rimediare. In base ai  dati del IV rapporto quadro dell’Ipcc (ormai datato), a causa dei cambiamenti climatici da qui a 100 anni ci saranno 250 milioni di profughi ambientali, che si sposteranno con una migrazione enorme per via dell’innalzamento del livello del mare, dell’innalzamento delle temperature, per le carestie, per la carenza d’acqua. L’economia ovviamente ne risentirà. Un’altra cosa che vediamo tutti i giorni, è l’aumento di eventi intensi e gravi in zone densamente abitate. Ad esempio gli uragani sempre più frequenti: quelli sono danni che vanno poi a pesare sul PIL dei Paesi. Considerando poi che oltre il 70% della popolazione mondiale al momento vive in aree metropolitane, il rischio aumenta ancora di più.

Come rientrano in tutto questo le montagne?
Le montagne sono la cartine di tornasole dei cambiamenti climatici, che, provocati in zone industriali si ripercuotono poi su tutto il mondo. Ne risentono in modo significativo: si pensi allo scioglimento dei ghiacciai, che ha conseguenze in zone anche lontane. Ce lo dicono dati scientifici ormai inequivocabili. Di pochi giorni fa il rapporto del Working 1 dell’IPCC, il primo step di pubblicazione del prossimo rapporto quadro, che appunto conterrà dati ancora più allarmanti di quelli del 2006: ci dice ce il 95% del cambiamento climatico ha cause antropogeniche, mentre nel rapporto scorso si parlava di un’incidenza minore. La montagna di per sé non incide sui cambiamenti climatici, perché la popolazione che le abita è poca, e tende a preservare l’ambiente in cui vive. Ma vi sono risorse idriche che danno energia e acqua da bere: l’Himalaya è fonte di approvvigionamento idrico di 2 miliardi di persone. Quindi economia di montagna e cambiamenti climatici sono legati ad un reddito basso, ma con un valore importantissimo. E qui può in qualche modo incidere la questione dei crediti di carbonio istituiti dal Protocollo di Kyoto per premiare economicamente chi inquina di meno.

Cioè, in che modo il mercato delle emissioni può riguardare la montagna?
Progetti come l’uso delle risorse idriche per una zona montuosa dell’Himalaya, o una riforestazione in una zona disboscata dell’Africa evitano la produzione di CO2, e quindi possono essere premiati con crediti di carbonio, che sono le tonnellate di emissione che sono state evitate attraverso questi interventi. Come collegarle alla montagna? Studiando un meccanismo che permetta di guadagnare crediti alle popolazioni che vivono in montagna e che preservano l’habitat,  attraverso pratiche di agricoltura sostenibile, la forestazione di alcune zone, attraverso anche la coltivazione di alcune colture tradizionali. Queste attività possono essere convertite in crediti venduti a soggetti meno virtuosi, possono essere una risorsa soprattutto per le aree che più povere.

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