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Parchi naturali insieme per salvare il camoscio appenninico

Camosci (Photo Antonucci)
Camosci (Photo Antonucci)

SULMONA, L’Aquila — Il nome scientifico, Rupicapra pyrenaica ornata, identifica una specie unica al mondo, localizzata nell’area dell’Appennino centrale della nostra penisola. Il camoscio appenninico, diverso da quello alpino per dimensione e colori del mantello invernale, quasi estinto all’inizio del ‘900, è stato pian piano reintrodotto nelle Aree Protette centro appenniniche. Oggi ne sopravvivono solo 1.500 esemplari, minacciati in particolare dai numeri ridotti e dai rischi sanitari. Per migliorare la gestione della specie nelle aree protette e combattere le principali minacce, è in corso il progetto Life Coornata, che coinvolge il parco nazionale della Majella, e quelli d’Abruzzo, Lazio e Molise, del Gran Sasso, dei Monti Sibillini, oltre al parco regionale del Sirente Velino e a Legambiente. Co-finanziato dal programma Life+ della Commissione europea, si concluderà a settembre 2014.

“Per la prima volta tutti i parchi in cui è presente il camoscio appenninico si impegnano in un’azione di gestione coordinata della specie e non solo quindi a livello dei singoli gruppi”, spiega il project manager e ricercatore del Comitato EvK2Cnr Franco Mari. Tra le azioni in atto c’è il completamento della colonia sui Sibillini e l’avvio di quella sul Sirente-Velino, in linea con le priorità di conservazione stabilite dal Piano d’Azione Nazionale per il Camoscio Appenninico.

Una delle maggiori criticità che mettono a rischio la sopravvivenza della Rupicapra pyrenaica è la scarsa variabilità genetica, che rende gli animali più vulnerabili a eventi naturali ed epidemie : “Tutta la popolazione oggi presente in Italia deriva dai 15 esemplari che all’inizio del ‘900 erano rimasti nel parco nazionale d’Abruzzo, l’unico da cui il camoscio appenninico non si è mai estinto”, conclude Mari.

Link per approfondire: www.camoscioappenninico.it

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