News

Bhutan: il re vince le elezioni

immagine

THIMPHU, Bhutan — Chi l’ha detto che i sovrani sono scomodi? Forse i Windsor e le loro avventure tragicomiche non piacciono a tutti gli inglesi. Forse i Grimaldi, con la loro austera ricchezza monegasca fanno rabbrividire gli operai a 1000 euro al mese. Ma esiste un paese, nel cuore dell’Asia, dove il re è molto più amato di quanto siano i Savoia in Italia. Questo luogo è il Bhutan.   

Incastonato fra le montagne dell’Himalaya, il Bhutan è un paese misterioso quanto meraviglioso, che solo negli ultimi anni sta aprendo – timidamente – al turismo.
 
Il Paese del Drago – così è soprannominato il Bhutan per il simbolo sulla bandiera nazionale – è governato da sua Maestà Jagme Kheasar Namgyal Wangchuck. Nome impronunciabile per un Re illuminato che, prima di salire al trono lo scorso 14 dicembre all’età di 26 anni, ha studiato metà della sua vita a Oxford.
 
Forte della sua propensione alla democrazia occidentale, il sovrano ha deciso di applicarla anche al suo paese. E così, ecco che nel giro di pochi mesi ha messo in piedi una complessa macchina elettorale, con tanto di seggi, urne e scrutatori.
 
Per impratichire i suoi concittadini alla democrazia, il Re ha indetto alcune elezioni di prova. Lunedì si è tenuto il secondo turno. Ai nastri di partenza c’erano 4 partiti. Il Drago giallo favorevole a un mantenimento delle tradizioni locali. Il Drago rosso, favorevole allo sviluppo industriale del paese. Il Drago azzurro, contrario alla corruzione. E il Drago verde, manco a dirlo, ambientalista.
 
Ebbene, dalla consultazione elettorale, che ha visto alle urne il 66 per cento degli aventi diritto (160mila persone), è arrivata una sopresa. A rivincere, dopo il successo al primo turno con il 44 per cento dei voti, è stato il Drago giallo. Ovvero, la formazione che si rifà alle tradizioni e quindi al ruolo del monarca. Il "partito del sovrano" ha stravinto, ottenendo il 47 seggi su 48.
 
Insomma: il Re concede la democrazia e i cittadini la usano per dire che a governare deve essere il Re. Tanto che il responsabile della macchina elettorale arriva a commentare che "la fede del popolo nella monarchia e in questo sovrano esce rafforzata dalle elezioni".
 
Prodi e compagni arrossiscono d’invidia…
 
 
  
 

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close