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Allarme Everest: spariscono i ghiacciai

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PECHINO — Le immagini parlano chiaro: negli ultimi 40 anni i ghiacci del Tetto del mondo si sono ridotti a vista d’occhio. Greenpeace mostra le foto spaventose del ghiacciaio di Rongbuk sul versante nord dell’Everest, drasticamente sciolto dal riscaldamento globale.

Un confronto sconvolgente quello che emerge dalle due fotografie presentate da Greenpeace alla conferenza di Pechino, dove sono stati riportati i risultati della missione sullo stato dell’Everest.
 
La prima immagine in bianco e nero ritrae il ghiacciao di Rongbuk, vicino al Campo base dell’Everest, nel 1968. La foresta di ghiaccio svetta nel cielo con le sue splendide torri bianche alte 20 metri, e scende lungo il fianco dei monti per un bel pezzo.
 
Nel 2007 sembrano altre montagne. Il ghiacciaio si è evidentemente ritratto sulle cime: sulle pareti è rimasta la nuda roccia e i pinnacoli di ghiaccio si sono sciolti. 
 
"L’estinzione delle torri di ghiaccio è il più significativo segno del riscaldamento globale sull’Himalaya"- ha detto Li Yan, attivista di Greenpeace che ha partecipato alle due scorse missioni di monitoraggio della zona. "Ma questo è solo un esempio di quello che sta accadendo sull’altopiano del Tibet. Tutti i ghiacciai si stanno riducendo, mettendo a rischio i mezzi di sussistenza di milioni di persone" – ha continuato.
 
Le conseguenze di questi cambiamenti sono enormi. Soprattutto se si pensa che l’altopiano del Tibet è la terza regione di ghiaccio più vasta del mondo, dopo Artide e Antartide, e che qui nascono e si alimentano tutti i maggiori fiumi asiatici, che portano acqua a tutto il continente.
 
Del resto della questione si discute da mesi. I migliori scienziati del mondo osservano con apprensione i fenomi causati dal riscaldamento della terra, particolarmente evidenti in alta quota.
 
In prima linea c’è il Comitato Ev-K2 Cnr, che da vent’anni si occupa di ricerche in alta quota e che di recente è stato accreditato dalle Nazioni Unite per promuovere la cooperazione internazionale per le emergenze globali ambientali.
 
La stazione di ricerca della Piramide, il laboratorio del Cnr a 5050 metri d’altezza sul monte Everest, è infatti un luogo privilegiato di osservazione, da cui controllare gli allarmanti cambiamenti dovuti al riscaldamento globale.
 
Foto: courtesy of The guardian
Valentina d’Angella

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