Alpinismo

Nives Meroi: è un’offesa alla montagna

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TARVISIO, Udine — "Cambia anche solo avere la bombola sulla schiena, perchè così sai che puoi tirare e se scoppi hai la possibilità di salvarti. Senza niente invece, devi fare i conti per bene". Ecco il parere di Nives Meroi, 45 anni e 10 ottomila scalati senza ossigeno: è stata anche la prima donna italiana a mettere piede sul culmine del K2.

Nives, qual è la differenza, di significato e di valore, tra una scalata senza ossigeno e una scalata con l’ossigeno?
Ho scelto di scalare sempre senza ossigeno per avere un confronto onesto con la montagna e con me stessa. Io e mio marito, compagno di cordata, saliamo esclusivamente con le nostre forze e le nostre capacità, seguendo lo stile più leggero possibile. C’è una differenza enorme tra salire così e farlo con i portatori, usando l’ossigeno mentre si cammina o mentre si dorme. Cambia anche solo avere la bombola sulla schiena perché sai che così puoi tirare al massimo, e se scoppi hai la possibilità di salvarti. Senza niente invece, devi fare i conti per bene.
Secondo lei, usarlo è doping?
Doping non lo so, forse è eccessivo. Ma sicuramente è un aiuto, un mezzo per garantirsi anche se poi in quota non esistono garanzie. Ti da delle chanche in più, senza dubbio.
La stampa e la gente sanno valutare queste differenze?
No, non credo proprio. Perché queste cose non vengono spiegate, né a livello psicologico né fisiologico. Se poi si aggiunge che molti particolari vengono omessi durante i resoconti, si capisce come viene creata la confusione. I media non fanno opera di educazione né chiarimento, quindi è ovvio che nella gente ci sia mancanza di conoscenza e mancanza di strumenti per valutare.
Cosa pensa della fiamma olimpica che verrà portata sull’Everest per le prossime olimpiadi, sembra senza ossigeno?
Viviamo nell’era dell’apparenza dell’exploit e dell’eclatante. Dell’aria fritta a cui bisogna dare una parvenza di solidità. In quest’ottica, salire con o senza ossigeno poco importa, l’importante è che venga sfruttata la salita ai fini dell’immagine dei giochi olimpici. Sicuramente la salita dovrebbe essere fatta secondo l’etica sportiva, onesta, senza ossigeno, ma figuriamoci. Sappiamo benissimo che anche negli sport più banali esistono il doping, gli escamotage, i trucchi esistono, figuriamoci qui dove si tratta più che altro di una trovata pubblicitaria che peraltro è anche pericolosa.
 
Sara Sottocornola
Foto Luca Vuerich

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