Alpinismo

Everest, tutti in “coda” sulla Nord

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LHASA, Tibet — Decine e decine di alpinisti, sherpa e guide. Tutti ammassati su una tremula scaletta a strapiombo su tremila metri di parete. Tra ieri ed oggi, sull’Everest, ci sono stati oltre 50 arrivi in vetta. Ma anche un enorme ingorgo sul Second Step, a 8.600 metri di quota, che ha costretto molti tentativi a ripiegare prematuramente.

Il Second Step è uno dei tratti più ostici della salita dal versante Nord. Una lastra di roccia, uno stretto cammino, una rampa, ancora roccia attraversata da alcune cornici. Poi un pendio innevato di cinquanta gradi che esce a picco sulla parete Nordest. Di solito viene superato von l’aiuto di una scala, su cui gli alpinisti passano ovviamente uno per volta.
 
In questi due giorni di bel tempo, buona parte della massa di spedizioni che fremevano ai piedi della montagna si è mossa verso la cima e si è inevitabimente ingorgata ai piedi di questo delicato passaggio. Si parla di un’ora di coda: molti sono passati, altri sono dovuti tornare indietro.
 
Alla cima di David Tait, di cui abbiamo dato notizia ieri, sono seguite le cime di molte spedizioni, soprattutto commerciali.
 
Da nord hanno salito l’Everest due canadesi (Serge Dessureault e Maurice Beauséjour), sei militari dell’esercito cinese, la spedizione ecologica di di Ken Noguchi e i "Belgium Dream Boys" Bjorn Vandewege, Steven Maginelle e Stein Tant. E poi il sudafricano Andy Van der Velde con Nima Sherpa, una squadra di coreani con i loro sherpa, e due delle tre filippine che volevano tentare la traversata: Noelle Wenceslao e Carina Dayondon seguite dalla compagna Janet Belarmino, leggermente in ritardo.
 
Le filippine dovrebbero tentare la traversata scendendo dal versante sud, come Tait ha fatto ieri, raggiungendo con successo campo 2 nel pomeriggio. Attualmente, però, non ci sono conferme che le tre ragazze abbiano iniziato a scendere da sud.
 
Alpinisti norvegesi sono saliti sia da nord (Alexander Gamme e Stian Voldm) che da sud (Bjørn Arne Evensen e Eirik Tryti). Mentre l’alpinista senza braccia Cato Zahl Pedersen, con la sua "Unharmed Everest Expedition", ha dovuto fare dietrofront a 8.600 metri, sul versante tibetano, di fronte all’incredibile intasamento del Second Step.
 
I primi a toccare la cima da sud sono stati i componenti della Mountain Madness guidati da Willie Benegas, questa mattina verso le 7.45 ora locale. A seguire, sono saliti una serie di altri team commerciali.
 
Hanno raggiunto poi la vetta Apa Sherpa – che ha battuto il suo stesso record salendo l’Everest per la 17esima volta – e Lhakpa Gelu Sherpa, impegnati a rilanciare il ruolo spesso dimenticato degli Sherpa nelle spedizioni commerciali.
 
Tra le centinaia di maschere d’ossigeno sulle diverse vie di salita ci sono due mosche bianche: Nives Meroi e Romano Benet, che stanno tentando di raggiungere la cima come al solito senza ossigeno, senza sherpa e in stile leggero. 
 
Non ci sono notizie di altri grandi nomi dell’alpinismo con tentativi di vetta in corso. Ma è doveroso segnalare che molte spedizioni non si sono fidate di questa breve finestra di bel tempo, minacciata da forti raffiche di vento attese sulla parte sommitale della montagna.
 
Tempo più stabile è previsto per il weekend, nei giorni 20 e 21 maggio. Quando probabilmente la restante massa di alpinisti si appresterà a toccare il punto più alto della terra.
 
Sara Sottocornola

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