Alpinismo

Ama Dablam: vince il maltempo

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KATHMANDU, Nepal — Non ce l’hanno fatta, come  è successo a tutte le altre spedizioni impegnate su questa via. Il maltempo è stato più forte di Gianni Alemanno e della sua spedizione. L’ex ministro italiano, grande appassionato di alpinismo e impegnato in una difficile salita all’Ama Dablam, ha dovuto fermare la sua rincorsa a campo 2, a circa 5900 metri d’altezza.

Le nevicate di questi giorni non hanno lasciato possibilità alla spedizione italiana che annovera nelle sue file anche le guide alpine Gianpietro Verza e Marco Forcatura, il sottufficiale della Forestale Andrea Laganà, Aurelio Marolli e gli Sherpa Sete e Ringi.
 
"Siamo scesi ieri da campo 2 a causa della bufera che rendeva del tutto improponibile e pericolosa ogni scalata – racconta Verza -. La discesa è stata piuttosto difficile: abbiamo fatto diversi tratti a corde fisse zeppi di neve, su un terreno molto scivoloso".
 
La spedizione si trova ora al campo base. “Le nevicate hanno provocato il rientro di tutti gli alpinisti e gli sherpa dai campi alti verso quelli più bassi” dice Forcatura. “Tanto che, in questo momento, sui versanti della montagna non c’è più nessuno”.
 
Troppo fitta la nebbia. Troppo insidiosa la neve. Troppo cattiva la bufera che, dopo intere giornate perturbate, solo ieri ha riversato sulla montagna altri 30 centimetri di neve fresca. Impossibile e troppo pericoloso, dunque, andare oltre. Soprattutto per affrontare il complesso tratto finale, con il traverso che porta a campo 3. 
 
L’Ama Dablam è una montagna bella (secondo molti la più bella della regione est del Nepal) quanto difficile. Situata nella valle del Khumbu, a soli 12 km dalla vetta più alta del pianeta, cattura l’attenzione di chiunque gli passi accanto. Soprannominata "il Cervino dell’Himalaya", con i suoi 6812 metri d’altezza, per diversi giorni domina il panorama est dei trekkinisti diretti all’Everest.
 
I primi a raggiungere la vetta furono, nel 1961, i componenti di una spedizione mista, neozelandese e americana: Mike Gill, Barry Bishop, Mike Ward and Wally Romanes.
 
La normale via di salita è dalla cresta sud-ovest, con i tre campi piazzati lungo il costone. Il campo 3, che veniva installato subito sotto il ghiacciaio pensile che caratterizza il cucuzzolo finale della montagna, oggi non è più praticabile. Infatti questo campo, a 6500 metri, viene considerato troppo pericoloso dopo il cedimento del seracco che lo scorso anno uccise 7 persone.
 
La parete presenta una parte d’arrampicata pura, su roccia di granito, seguita da un terreno misto di neve e roccia. L’ultimo tratto, prima della vetta, è tutto su ghiaccio, con un pendio finale molto scosceso. Per completare la scalata servono, in genere, quattro settimane. E sopratutto il bel tempo.
 
Bel tempo che quest’anno ha voltato le spalle, rendendo la salita davvero ardita. "Abbiamo trovato una situazione meteo strana – spiega Verza -. All’inizio la montagna aveva meno neve e quindi era più complessa nei tratti a corda fissa. Poi il tempo si è completamente ribaltato con giorni interi di neve e grandine. Abbiamo continuato a salire, ma con quelle condizioni atmosferiche non era possibile compiere il balzo di 1000 metri da campo 2 alla cima, diventato obbligatorio dopo la cancellazione di campo 3".
Alla vetta della montagna, non più tardi di due settimana fa, aveva dovuto rinunciare anche Simone Moro, impegnato in una salita infruttuosa con Karl Heinz Salzburger presidente della Vf Corporation, nonchè uno dei suoi sponsor di fiducia. Mentre nelle scorse ore altre 4 spedizioni internazionali abbandonavano la partita.
 
"E’ stata lo stesso un’esperienza importante – conclude Alemanno -. Arrivare ai campi alti, con pareti di 5 grado superate in corda fissa, a quell’altitudine, in quelle condizioni, non è certo facile. Ci riproveremo, probabilmente nel 2008. Nel frattempo continueremo a scalare sulle nostre Alpi. Ora gli impegni politici impongono un rientro a Roma".
 
Ma onorevole, ci consenta, più difficile una spedizione all’Ama Dablam o una sessione in parlamento? "Una seduta in parlamento, perchè lì spesso bisogna vincere la noia per compiere la propria missione – scherza Alemanno -. Mentre le assicuro che, qui all’Ama Dablam, l’adrenalina è a mille…".  
 
Wainer Preda
 
 
(Foto di Marco Forcatura)
 
alemanno ama dablam (foto forcatura)

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