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Attacco terroristico al Nanga Parbat: uccisi 11 alpinisti al campo base

Nanga Parbat (Photo courtesy commons.wikipedia.org)
Nanga Parbat (Photo courtesy commons.wikipedia.org)

(Updated) ISLAMABAD, Pakistan — E’ stato rivendicato nelle scorse ore il tragico e incomprensibile attacco terroristico sulle montagne del Pakistan nel quale stanotte sono stati uccisi nove alpinisti, con la loro guida pakistana e uno sherpa nepalese, al campo base del Nanga Parbat, nella zona di Fairy Meadows sul versante Diamir. A rivendicarlo sono stati sia i Talebani che un gruppo minore di militanti estremisti chiamato Jundullah.

“Questi stranieri sono nostri nemici e orgogliosamente rivendichiamo la responsabilità di averli uccisi. Continueremo questi attacchi in futuro” ha detto il portavoce di quest’ultimo movimento in una telefonata alla Reuters. I militanti di Jundullah sono stati responsabili di diversi attacchi terroristici nell’ultimo anno in Pakistan. I Talebani hanno invece dichiarato di aver voluto vendicare l’uccisione di un loro ufficiale avvenuta in maggio da parte di un drone americano.

L’attentato al Nanga Parbat è avvenuto intorno all’una di questa notte (domenica) e secondo quanto riferito dalla polizia pakistana alla Reuters, i terroristi sarebbero entrati nelle tende dove gli alpinisti stavano dormendo e averebbero aperto il fuoco.

Secondo le ultime notizie date dalla Reuters, gli attentatori sarebbero stati circa 15 e avrebbero indossato delle uniformi non meglio identificate sarebbero morti nell’attacco cinque cinesi, tre russi, un ucraino e la loro guida pakistana.

Ciò che sconvolge è che sia avvenuto sulle montagne: il distretto del Gilgit-Baltistan, che confina con Cina e Kashmir, era considerato una delle aree più sicure del Pakistan. E’ comunque la prima volta nella storia che un attacco terroristico di questo genere avviene in un campo base.

Il presidente del Pakistan Asif Ali Zardari e il Primo Ministro Nawaz Sharif hanno immediatamente e duramente condannato l’attacco. La polizia pakistana ha dispiegato le proprie forze per cercare i responsabili e l’esercito è intervenuto con gli elicotteri per recuperare i corpi e perlustrare la zona.

Il Nanga Parbat quest’anno era uno degli ottomila pakistani più gettonati dalle spedizioni. Erano attesi oltre 50 alpinisti ai piedi del versante Diamir, per la salita della via Kinshofer, vale a dire la “normale”. Nessuna spedizione italiana era tra queste.

Il Nanga Parbat si trova in tutt’altra zona rispetto agli altri ottomila pakistani, che invece sorgono attorno al ghiacciaio di Concordia dove invece ci sono alcune spedizioni italiane tra cui quelle scientifiche del Comitato Evk2Cnr. In questa zona, la situazione al momento è tranquilla. “Al di là delle considerazioni politiche e terroristiche dell’attentato – ha detto Da Polenza – preoccupa il fatto che questi attacchi siano avvenuti ai danni di turisti stranieri. Hanno capito che provoca molto clamore. Dovremo riflettere bene sul da farsi”.

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