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Messner, Fowler, Cai e Turchia: ecco le anticipazioni del 61° Trento Film Festival

Trento Film Festival (Photo courtesy trentofestival.it)
Trento Film Festival (Photo courtesy trentofestival.it)

MILANO — Oltre 300 film in concorso. Una serata speciale condotta da Reinhold Messner sulla prima traversata dell’Everest con Norman G. Dhyrenfurth, una con Mick Fowler e una con Maurizio Nichetti per ripercorrere 150 anni di Club Alpino Italiano. Poi mostre, incontri e una sezione speciale dedicata alla Turchia. E un nuovo logo ancora segreto. Queste le prime anticipazioni della 61esima edizione del Trento Film Festival, presentate alla Bit di Milano. Il primo e più antico festival internazionale di cinema dedicato alla montagna, all’esplorazione e all’avventura, è in programma dal 25 aprile al 5 maggio a Trento e poi fino all’8 maggio a Bolzano.

Sarà un nuovo record di partecipazione quello che molto probabilmente il Trento Film Festival registrerà nell’edizione 2013. A pochi giorni dalla dead line per le iscrizioni erano già più di 300 le opere iscritte e pronte per essere sottoposte al giudizio della apposita commissione selezionatrice formata dal responsabile del programma cinematografico Sergio Fant e poi da Gianluigi Bozza, Heidi Gronauer, Matteo Zadra, Italo Zandonella Callegher, Antonio Massena, Paolo Moretti.

Il programma, in fase di definizione, offrirà film innanzitutto, ma anche incontri alpinistici, mostre, spettacoli, la rassegna internazionale dell’editoria di montagna MontagnaLibri e gli incontri con gli autori, convegni, il Parco dei mestieri per le famiglie ed i ragazzi.

La serata più attesa sarà probabilmente quella di Messner, “Cinquant’anni di alpinismo a stelle e strisce”. Cinquant’ anni fa, nella primavera del 1963, un team di alpinisti americani, stupiva il mondo con una impresa senza precedenti, la prima attraversata del tetto del mondo, l’Everest, salendo dalla inviolata cresta ovest e scendendo dalla via dal Colle Sud, percorsa per la prima volta dieci anni prima da Hillary e Tenzing. Dopo i tentativi di Charles Houston sul K2 era questa la prima importante affermazione dell’alpinismo a stelle e strisce sugli ottomila, dopo i successi di francesi, britannici, italiani, tedeschi, svizzeri, austriaci e giapponesi. In questa serata, partendo da questa impresa che fece sensazione e che rivivrà nei ricordi di un protagonista di quella spedizione, il capo spedizione e cineasta Norman G. Dhyrenfurth, Reinhold Messner ripercorrerà alcune delle più importanti tappe dell’alpinismo americano, dalla Yosemite Valley e quello stile di arrampicata “pulito” che ha influenzato generazioni di alpinisti, fino ai protagonisti di punta di questo alpinismo ai giorni nostri.

Per la prima volta al Trento Film Festival l’alpinista inglese Mike Fowler, attuale presidente del prestigioso Alpine Club di Londra, racconterà al pubblico di Trento “la normalità delle imprese straordinarie” di cui si è reso protagonista, pur non praticando l’alpinismo da professionista. Fowler infatti non ha infatti mai rinunciato alla propria quotidianità e alla propria “normalità” – lavoro, famiglia, figli – riservando all’alpinismo esclusivamente il suo tempo libero: le sue vacanze e le festività, occasioni in cui si libera di giacca e cravatta per aggrapparsi a qualche parete impossibile per realizzare imprese straordinarie.
A 57 anni l’inglese Mike Fowler è uno dei più forti alpinisti in attività. The Observer l’ha nominato “scalatore tra gli scalatori”. Non ha mai scalato un 8000 per non assentarsi troppo a lungo dal lavoro, ma non ha mai rinunciato a spingersi in aree poco esplorate del mondo: Taulliraju (Perù), Changabang (India), Tawoche (Nepal), Spantik (Pakistan), Ushba (Russia), Kennedy (Yukon), Siguniang (Sichuan) e Kajaqiao (Tibet). L’ascensione della parete nord dello Siguniang in Cina con Paul Ramsden del 2002 gli è valsa il Golden Piton e il Piolet d’Or. Nell’ottobre 2012 la coppia Fowler – Ramsden, una delle più longeve e famose cordate del Regno Unito hanno aperto una difficile via sulla cresta nord ovest del Mt. Shiva, 6142 m nell’Himalaya Indiano.

Nella serata di apertura del 61° Trento Film Festival il gruppo turco, di fama internazionale, BaBa ZuLa si esibirà in un originale progetto: un cine-concerto che accompagnerà la proiezione del film muto di Ernst Marischka (regista dei film sulla principessa Sissi), Enis Aldjelis – Die Blume des Ostens (1920), film muto interamente dedicato alla società, alle tradizioni ed alla vita turca dell’epoca a Instanbul. Accoppiato a performance incredibili della band, il film si snoda in una storia piena di colpi di scena, rendendo Enis Aldjelis un potente racconto di azioni e sentimenti umani come lealtà, tradimenti, sacrifici, amore e salvezza.

E proprio la Turchia sarà protagonista della parte speciale del Festival dedicata ad un paese straniero, battezzata “Destinazione Turichia”. Dopo i progetti dedicati alla Finlandia (2011) e alla Russia (2012), il Trento Film Festival punterà verso Sud, oltre il bacino del Mediterraneo, invitando gli spettatori i territori più interni, rurali e remoti della Turchia, segnati dai paesaggi montuosi del Caucaso e da storie affascinanti come la ricerca della mitologica Arca di Noè.

Al centro del progetto di “Destinazione…” vi è naturalmente il cinema, e in questo senso la Turchia è una scelta quasi obbligata in questa edizione 2013 del Trento Film Festival. L’assegnazione nel 2009 della Genziana d’Oro, massimo riconoscimento del Trento Film Festival, al film turco Sonbahar (Autumn) di Ozcan Alper è stato un segnale della vitalità del cinema turco contemporaneo. Saranno otto gli appuntamenti con il cinema turco tra lungometraggi di fiction, documentari d’autore e cortometraggi, firmati tanto da autori turchi quando da registi stranieri ma realizzati in Turchia. E oltre al cinema, eventi dal vivo, mostre e incontri letterari, reading, appuntamenti dedicati ai ragazzi. Un viaggio fatto di suggestioni ed anche di profumi, come quello del thè, da sempre coltivato su quelle terre e bevuto da quelle genti, e di altre spezie.

Nel 2013 il Club Alpino Italiano, socio fondatore del Trento Film Festival, celebra 150 di storia e si affida alla verve di Maurizio Nichetti, direttore della rassegna trentina dal 2004 al 2009, per raccontarne i momenti salienti in una serata all’Auditorium S. Chiara. Con letture, musiche e filmati Nichetti ripercorrerà questa lunga storia, che si intreccia con la storia del nostro paese, le sue trasformazioni culturali e sociali, come il passaggio ad un alpinismo “per tutti”, il dramma di due guerre mondiali, la storia dell’alpinismo con le sue vicende, i suoi eroi, scoperti anche dai media e anche dalla politica che nel secondo dopoguerra si affida all’alpinismo per sollevare l’immagine dell’Italia nel mondo con la spedizione al K2. E poi le nuove sfide degli anni ’70, per un alpinismo nuovo, l’emergere di una coscienza ambientalista, fino alle sfide lanciate dal mercato globale e della rete, che il CAI ha raccolto pensando agli uomini di domani.

Trento Film Festival a Accademia della Montagna del Trentino propongono nella sede di Palazzo Trentini una mostra dedicata all’artista Gianluigi Rocca, autore del manifesto per i 60 anni del Festival trentino. L’esposizione, a cura di Daniela Ferrari, raccoglie vent’anni di produzione di Rocca, a partire dal 1991 per giungere alle opere più recenti. La mostra prende le mosse dagli studi dedicati ai temi più cari a Rocca, ispiratigli da una montagna che conosce nel profondo: si tratta di disegni di teste di animali e oggetti della malga, ai quali seguono altre opere i cui soggetti sono intimamente legati alle atmosfere montane, secondo un itinerario dal taglio antologico che tocca le diverse fasi del procedere creativo dell’artista. Rocca non ha mai saputo e voluto allontanarsi dalle radici della propria terra, mantenendo vive le tradizioni legate alla cultura alpina, rintracciandone le origini ancestrali per distillarne un senso da trasmettere nel fare artistico.

Mario Verin nel suo percorso di fotoreporter ha coniugato le abilità alpinistiche e la passione per l’esplorazione a una particolare sensibilità di interpretare la natura e il paesaggio. Con qualità e pazienza da antropologo, Verin è così riuscito a entrare nella privacy delle popolazioni che incontra: dentro a una tenda beduina, nella grotta di un pastore nomade dell’Atlante, in un monastero tibetano o fra le donne tuareg dell’Air. La mostra “Di uomini e di montagne” che propone a Trento una selezione di circa 40 immagini, racconta il Sahara, il Medio Oriente, il Perù, luoghi lontani e sconosciuti, ma anche vicini come le nostre Alpi o conosciuti o famosi come lo Yosemite, visti in modo insolito e raffinato. Verin ritaglia i paesaggi, incornicia la natura, la esplora e la interpreta rivendicando la soggettività dell’artista.

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