Speciale elezioni: il futuro della montagna e del turismo. Intervista ad Armando Cirillo del PD
ROMA — “La domanda di turismo montano è molto importante per l’economia nazionale, ma è in rallentamento per l’incapacità del prodotto montano di dare risposte innovative. Bisogna puntare sulla sostenibilità e l’accessibilità. Occorrono interventi di riqualificazione urbanistica e di manutenzione del paesaggio; è necessario migliorare la cultura dell’accoglienza, attraverso una strategia complessiva che includa trasporti, infrastrutture, ricettività, patrimonio culturale e immagine. I tagli effettuati di recente in questi settori avranno effetti catastrofici. Bisogna ripristinare l’equità. Non possiamo abbandonare al loro destino gli abitanti dei comuni montani, o rischiamo lo spopolamento”. Ecco le parole di Armando Cirillo, responsabile turismo del Partito Democratico, a cui abbiamo chiesto opinioni e programmi del suo partito sui territori montani.
Ad una settimana alle elezioni politiche, prosegue con il Partito Democratico il giro di tavolo di Montagna.tv che ha chiesto ai candidati dei diversi partiti quale sia il loro programma riguardo la montagna. L’on. Cirillo del Pd in questa intervista riflette in particolare sul tema del turismo, volano dello sviluppo economico della montagna.
On. Cirillo, che cosa prevede il vostro programma elettorale in merito alla montagna e al turismo?
La montagna ha una vocazione naturale al turismo, ma la sfida per promuovere questo settore si è fatta oggi più complicata, in un mercato sempre più esigente e in rapida evoluzione. Per rispondere alla competizione globale, il modello di turismo montano da proporre deve essere quello di qualità, rispettoso dell’ambiente e delle comunità residenti. A tal fine, pur nella consapevolezza della competenza regionale in materia, sarebbe auspicabile l’implementazione di una strategia nazionale, che permetta di favorire lo sviluppo locale e di valorizzare e tutelare l’ambiente montano.
Al centro della strategia del Partito Democratico per il rilancio del turismo vi è la piccola impresa turistica. Riteniamo necessario lanciare una stagione d’investimenti per l’ammodernamento e la riqualificazione dell’offerta ricettiva attraverso agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, per l’acquisto di attrezzature e arredamenti; il supporto agli operatori che intendono acquistare le strutture in cui attualmente operano in affitto, attraverso mutui agevolati di lungo periodo; l’armonizzazione del sistema di classificazione delle strutture ricettive a livello nazionale.
Inoltre, proponiamo di intervenire sul sistema degli incentivi alle imprese per favorire la crescita occupazionale, in particolare inquadrando adeguatamente il tema del lavoro stagionale e sostenendo iniziative che favoriscano il prolungamento dei periodi di attività. Infine, per affrontare le questioni che toccano da vicino il tessuto produttivo del territorio, proponiamo la creazione di un Fondo nazionale per la micro e piccola impresa turistica che aumenti la capacità competitiva delle diverse realtà operanti nel settore del turismo.
Proponiamo di trasformare la Tassa di soggiorno in “Contributo di scopo” per il turismo, per realizzare politiche a sostegno del settore, consentendo un collegamento diretto tra imposizione e destinazione del gettito.
Bisogna lanciare progetti specifici per supportare le aree montane, per frenare i fenomeni costanti di spopolamento, per finanziare progetti legati al turismo e alle reti di trasporto. Per il turismo montano proponiamo la realizzazione di specifiche campagne di promozione da affidare all’Enit che favoriscano la commercializzazione, da realizzare a livello internazionale.
Quanto contano le destinazioni montane per il turismo nazionale?
Il turismo delle destinazioni montane incide fortemente sull’intera bilancia nazionale: si calcola che solo la “montagna bianca” rappresenti il 10,9% del complessivo sistema del turismo italiano, al quale si aggiunge un’ulteriore quota del 6,8% per quanto riguarda la montagna estiva. Complessivamente il fatturato complessivo generato dalle destinazioni montane è pari a circa 15,5 miliardi di euro. Questo grazie ad un’offerta ricettiva che supera le 7.100 unità, per un totale di circa 319.000 posti letto, e ad un’offerta extralberghiera di ulteriori 5.400 unità extra-ricettive. E’ quindi palese il valore di questo prodotto turistico: valore che si rafforza se si considera che soprattutto il prodotto “montagna bianca” ha visto incrementare in maniera esponenziale la quota di ospiti stranieri, raggiungendo una quota di internazionalizzazione pari al 50% sul totale della clientela.
Che tipo di turismo vive la montagna oggi e a cosa dovrebbe puntare in futuro, secondo lei?
Il turismo montano sta attraversando una fase di maturità: il trend positivo che ha caratterizzato l’evoluzione della domanda negli ultimi decenni sta rallentando. Questo fenomeno è legato all’incapacità del prodotto montano di dare risposte innovative alle crescenti e mutevoli esigenze della domanda. Bisogna riflettere su una strategia organica che sappia includere sviluppo e sostenibilità ambientale, legandole al tema dell’accessibilità e del rispetto del territorio montano.
Per il futuro, bisogna riqualificare l’offerta ricettiva, in alcune aree così intensiva da saturare gli spazi disponibili, mentre in altre, come nelle aree appenniniche, talmente esigua, da determinare fenomeni di nanismo dei comuni. Il fattore comune a tutte le strutture ricettive deve essere la qualità, elemento su cui fondare le strategie per rispondere alla crescente competizione internazionale. Bisogna quindi che tutti gli attori operanti nel settore sappiano interpretare i cambiamenti delle aspettative dei clienti, adeguando i servizi e riposizionandosi sul mercato, tenendo contro della peculiarità dei luoghi. Oggi i turisti ricercano alcune attività specifiche e personalizzate: associano la montagna allo sport (passeggiate, sci, trekking, ciclismo), al divertimento (intrattenimento,escursioni, parchi naturali, shopping), ma anche al relax (degustazioni, centri benessere). L’offerta turistica montana deve quindi saper mettere a diposizione sia un’ampia gamma di possibilità d’intrattenimento, mobilità e dinamismo per i segmenti più attivi del mercato (giovani e famiglie); sia una serie di attività di rigenerazione dirette alla clientela più anziana, come la valorizzazione della cultura, dell’enogastronomia e delle tradizioni locali. Inoltre i turisti utilizzano sempre più i nuovi canali di distribuzione e comunicazione: oggi gli operatori sono presenti sul web, anche grazie ai portali turistici e territoriali, e soprattutto i turisti stranieri utilizzano autonomamente la rete per cercare informazioni e per prenotare. Il target di domanda è ancora composto principalmente, da famiglie e coppie, mentre è ancora abbastanza contenuta la quota di turismo business.
Che cosa può fare il governo per incentivare e potenziare il turismo nelle aree montane?
La montagna italiana è una preziosa risorsa per il Paese. Il Partito Democratico ha da lungo tempo lavorato, con gli amministratori locali, per favorire lo sviluppo del turismo montano, tutelando e valorizzando il patrimonio delle montagne italiane. Daremo continuità a questo percorso, proponendo politiche di mantenimento degli insediamenti, e d’incentivazione dei giovani a rimanere nelle aree montane. Per potenziare il turismo, occorrono interventi di riqualificazione urbanistica e di manutenzione del paesaggio; è necessario migliorare la cultura dell’accoglienza, attraverso una strategia complessiva che includa trasporti, infrastrutture, ricettività, patrimonio culturale e immagine.
Spesso sembra che il turismo montano sia solo Alto Adige oppure comprensori sciistici. Che cosa si può fare per far sviluppare altre realtà?
L’ Alto Adige possiede una fortissima capacità attrattiva come destinazione montana. In tale contesto, le aree appenniniche e quelle che non offrono strutture sciistiche, sembrano tagliate fuori dalla competizione: non rientrano nei grandi circuiti turistici internazionali, e sono caratterizzati soprattutto da un turismo di prossimità, proveniente dalla stessa regione o da quelle limitrofe.
Nel turismo, è la domanda che crea la destinazione, valutandola in base alla corrispondenza alle sue esigenze, sia in termini di strutture fisiche che di elementi intangibili (atmosfera, atteggiamento degli operatori). Le diverse realtà montane italiane devono essere in grado di sviluppare offerte differenziate, che sappiano interpretare le diverse motivazioni ed aspettative del turista. Non ci sono modelli da replicare, perché ogni area è caratterizzata da elementi e identità peculiari: le destinazioni montane devono inventarsi nuovi modi di fruizione del territorio, nel rispetto dell’ambiente, e utilizzare innovativi strumenti di comunicazione. Tutto ciò si può realizzare ad esempio attraverso delle collaborazioni all’interno della stessa destinazione turistica (integrazione di servizi), o attraverso delle sinergie con altre località, come la promozione integrata sui mercati nazionali ed esteri.
Si dice che in Alto Adige la montagna sia sviluppata perché è una regione autonoma che può utilizzare le proprie risorse sul proprio territorio. E’ vero? Crede che questo modello dovrebbe essere attuato altrove?
L’Alto Adige può contare su un’offerta ampia e diversificata, numerosi poli di riferimento. Rappresenta un’eccellenza per il turismo italiano, e non si può semplicemente associare il suo successo all’autonomia fiscale del territorio, ma bisogna evidenziare la notevole capacità di pianificazione a breve e lungo termine.
D’altra parte, è necessario ridefinire gli strumenti fiscali a disposizione dei comuni di montagna, rifacendosi ai principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione. Questi comuni si trovano spesso impossibilitati a rispondere alle esigenze dei propri concittadini e a erogare i servizi fondamentali sul territorio, anche a causa dei sovracosti strutturali che nei territori montani si manifestano. La montagna italiana è una realtà multiforme, con specificità ambientali e istituzionali delle quali occorre tenere conto. Occorre pertanto analizzare le competenze che oggi agiscono nelle aree montane per evitare inutili sovrapposizioni e sprechi di risorse. Dovranno essere individuati, inoltre, meccanismi fiscali, capaci di cogliere le specificità di questi territori.
Potenziare il turismo montano vuol dire anche mettere mano a problemi pratici come la viabilità, le strade, i trasporti, la cultura di comunità magari poco orientate all’ospitalità. Qual è il vostro programma in merito a queste difficoltà?
Nella nostra Costituzione, la Repubblica si impegna a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini. Inoltre, all’art. 44 si prevede esplicitamente che la legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane. A questo si aggiunge quanto previsto dalle normative comunitarie in tema di federalismo. Se vogliamo che nelle aree montane venga mantenuto un adeguato presidio umano che ne tuteli il valore per l’intera comunità, bisogna garantire la copertura e la qualità dei servizi pubblici, individuando i livelli essenziali di prestazioni che assicurino diritti sociali e civili ai cittadini e alle imprese detti, oltre ai servizi di istruzione e sanità. I tagli effettuati in questi settori, ad esempio sul trasporto pubblico locale, sui servizi scolastici e sanitari, avranno effetti catastrofici sulle possibilità di sviluppo della montagna. Questo tema è particolarmente acuito dal fatto che in molti casi, i tagli non sono stati coordinati neanche tra zone limitrofe, con effetti negativi concentrati su alcuni territori. Bisogna invece mantenere le caratteristiche di base del nostro modello dei servizi: equità nell’accesso e nell’erogazione, universalità, adeguatezza delle prestazioni rispetto alle risorse disponibili. Non possiamo abbandonare al loro destino gli abitanti dei comuni montani, o rischiamo lo spopolamento.
Ha parlato di un convegno a fine gennaio in cui si è parlato di questi temi, di cosa si tratta?
Si tratta della Conferenza Nazionale per il Turismo, organizzata dal Partito Democratico il 31 gennaio a Roma. E’ stata la sintesi di un percorso di dialogo che il PD ha portato avanti sul territorio con i rappresentanti degli imprenditori turistici, i sindacati, le organizzazioni del turismo sociale e dei consumatori, per delineare una strategia condivisa di governo. Da questa iniziativa s’insedieranno una serie di specifici tavoli di concertazione per continuare il confronto con tutte le parti coinvolte.
Nella Conferenza, abbiamo presentato i nostri impegni di governo e lanciato una strategia nazionale per il turismo italiano, un comparto che rappresenta un volano di estrema rilevanza strategica per l’economia nazionale, ma con preoccupanti segnali di rallentamento. I problemi sono molteplici, e investono nel profondo il sistema organizzativo e la nostra capacità competitiva. Se si considera il potenziale dell’Italia nel turismo e la crescente domanda mondiale, è giunto il momento di fare un salto di qualità con una nuova strategia. Una strategia basata sulla sostenibilità, l’innovazione e lo sviluppo. Che sappia coniugare impresa e lavoro, la difesa dei diritti dei consumatori e il rilancio degli investimenti delle imprese, e che punti al recupero, la tutela e la valorizzazione dell’immenso patrimonio storico, artistico, culturale, ambientale e paesaggistico dell’Italia.
Armando Cirillo è Coordinatore Dipartimento Economia e Lavoro – Responsabile Turismo del Pd. 32 anni, laureato in scienze politiche, ha iniziato l’attività politica nella Sinistra giovanile. In questa organizzazione ha ricoperto il ruolo di Segretario Regionale della Calabria. Successivamente entra nell’Esecutivo nazionale dell’organizzazione giovanile dei DS per occuparsi prima di Mezzogiorno e successivamente di economia, impresa e programma. E’stato Vice Responsabile Mezzogiorno dei Democratici di Sinistra.
Profilo sul sito del Pd: http://www.partitodemocratico.it/