AlpinismoAlta quota

Nanga Parbat, la tenda di Nardi rotola via e rischia le fiamme

La tenda di Daniele Nardi volata via (Photo www.danielenardi.org)
La tenda di Daniele Nardi volata via (Photo www.danielenardi.org)

ISLAMABAD, Pakistan — “Sento un urlo da fuori ‘Le tent, le tent…’. La nostra tenda Colle sud sta prendendo il largo verso il ghiacciaio. La vedo rotolare, intera per intera sopra la neve. Io invece sprofondo in un metro di neve cercando invano di conquistare metri verso la tenda”. Racconta così Daniele Nardi la disavventura vissuta nei giorni scorsi al campo base del Nanga Parbat, dove si trova per tentare la prima salita invernale dell’ottomila himalayano. Una folata di vento a molto forte, picchetti fissati male, e la tenda dell’alpinista laziale è volata via: un fornelletto acceso all’interno ha rischiato poi di bruciare tutto. Fortunatamente la vicissitudine si è conclusa meno peggio di come poteva andare.

La tenda in questione è quella che Daniele Nardi e il suo team condividono al campo base del Nanga Parbat e che utilizzano per dormire. L’incidente si è verificato di mattina, poco dopo che Nardi, il video operatore Federico Fantini e l’alpinista francese Elisabeth Revol si erano alzati: secondo il racconto di Nardi infatti, già nella notte avevano sentito delle forti folate di vento, ma è stato con l’arrivo del giorno che le correnti sono aumentate di intensità. Nel momento in cui i tre facevano colazione la tenda è volata via, rotolando sul ghiacciaio per diversi metri prima di fermarsi.

“La tenda si ferma – racconta Nardi sul suo sito -, nuoto nella neve ed agguanto la Colle sud alta 2 metri per un diametro di circa 4 metri. Un flash, il fornello dentro la tenda era acceso. Era acceso perché fa freddo e doveva scaldare l’ambiente. Ma adesso la tenda rotola e con lei anche il fornello acceso. Merda. Abbiamo finito ancor prima di cominciare. Arriva Ali dietro le mie spalle, la tenda è sotto sopra e non riesco a trovare la porta di ingresso. Sento puzza di bruciato, nel vero senso della parola. Trovo la porta, cerco di aprire la cerniera con le dita gelate, riesco alla fine ma la porta è a un metro da terra e al contrario. Non sono un gigante, alla fine mi tuffo a pesce nella tenda. La prima cosa che vedo sono fiamme. Fiamme sul saccopelo di Federico, fiamme sulla mia giacca in piuma e su un materassino. Sposto una borsa ma non mi accorgo che anche lei era bruciata. Della plastica nera si appiccica alla mia mano, dopo qualche secondo sento un male truce e puzza di carne bruciata. Riesco a prendere il fornello e a spegnerlo. Poi copro tutto con la borsa e soffoco le fiamme”.

Daniele Nardi (Photo www.danielenardi.org)
Daniele Nardi (Photo www.danielenardi.org)

Nella tenda si trovavano infatti, alcuni strumenti del video operatore, sacchi a pelo, materassini, la tuta d’alta quota e un computer. Materiali insomma necessari alla scalata, che rischiava di essere seriamente compromessa per via di una leggerezza alla base dell’incidente.

“Una folata di vento sposta di qualche metro la tenda ed io con lei cado a terra. Urlo ad Ali ed a Shams di tenere più forte, poi appare Elisabeth che prontamente entra nella tenda e mi aiuta a recuperare il materiale e a passarlo fuori agli altri che a catena umana mettono in salvo il possibile. La tenda è sottosopra mi sembra di essere un piccolo Titanic. A terra ci sono, radio, batterie, due lenti frantumate degli occhiali di Federico…porca pupazza! La telecamera tuttavia era nella borsa nera antiurto e cosi anche altri arnesi elettronici. Un carica batterie è rotto. Prendo il tavolo e lo tiro fuori, poi i materassini infine il mio sacco a pelo con Mac e modem…con nessun evidente segno di rottura per ora. Per un ora lavoriamo e rimettere in piedi la tenda. La riposizioniamo al suo posto. E sento una vampata di calore salirmi da dentro. Urlo ad Ali che hanno attaccato i picchetti serrati nel ghiaccio agli ancoraggi sbagliati della tenda. Li hanno legati a quelli che servono per bellezza e non a quelle fettucce nere solide che si collegano direttamente alla struttura della tenda. Si sono spezzati alla folata di vento e la tenda è volata via. Elisabeth più tardi mi dice che aveva visto ma non aveva detto nulla perché sapeva che oggi avremmo messo ancoraggi migliori ma il vento ci aveva anticipati. Federico mi racconta che lui è stato alzato di mezzo metro, ha gli occhi allucinati, mi dice ‘Daniele non sapevo cosa fare, avevo in mano la macchina, una folata a 150 kmh, una sola, mi ha sollevato, volevo prendere la tenda, ma stavo volando con lei’.”.

L’incidente insomma, si è concluso nel migliore dei modi. Il bilancio conta un sacco a pelo, una borsa e un piumino andati in fumo, una mano di Nardi bruciacchiata (ma non sarebbe grave), mentre le attrezzature non si sarebbero danneggiate. A questo si aggiunga lo spavento, ben compensato tuttavia dalla lezione imparata. “Quel che è fatto è fatto – dice infatti Nardi -. Ma che ci sia di lezione, io non ho controllato e loro hanno capito. Tuttavia mentre ne venivamo a capo ho visto una gran squadra! Tutti al lavoro senza perdere colpi in mezzo al vento con le mani gelate tutti insieme a partire da Elisabeth che non si è risparmiata a Federico a Shams ad LiQatAli al mio amico Ali. E’ stato qualcosa di straordinario vedere tutti all’opera ed all’unisono”.

Info e foto www.danielenardi.org

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4 Commenti

  1. spezziamo una lancia in favore dell’estrema sincerita’: se il nardi avesse scritto che c’era un vento incredibile invece d’aver fissato la tenda ai “ganci di bellezza” nessuno l’avrebbe verificato….

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