AlpinismoAlta quota

Ottomila in invernale, Daniele Nardi verso il Nanga Parbat

Nanga Parbat - versante Diamir (Photo Summitpost.org)
Nanga Parbat – versante Diamir (Photo Summitpost.org)

MILANO — “Sul Nanga Parbat è passata la storia dell’alpinismo: i fratelli Messner, Toni Kinshofer, Hermann Buhl, Karl Unterkircher. Credo che più di altre quella montagna sia la rappresentazione dei miei sogni alpinistici”. Con queste parole Daniele Nardi ha annunciato alcuni giorni fa la sua prossima avventura ad ottomila metri che lo vedrà impegnato in una spedizione invernale al Nanga Parbat.

Continua a rimanere alto il ritrovato interesse per le spedizioni invernali sugli ottomila. Dopo il tentativo dell’anno scorso di Simone Moro e Denis Urubko – che tra il 2009 e il 2011 hanno portato a casa le prime storiche invernali al Makalu e al Gasherbrum II -, un altro italiano proverà a strappare alla storia la prima invernale al Nanga Parbat, uno dei tre dei 14 colossi del mondo a non annoverare ancora una salita nei mesi più freddi dell’anno. Si tratta di Daniele Nardi, alpinista laziale che in curriculum conta 4 ottomila: Everest, K2, Broad Peak e lo stesso Nanga Parbat che scalò insieme a Mario Panzeri nel 2008.

“La partenza è in programma per il 21 dicembre, sia per aspettare l’apertura dell’inverno e sia per scampare alla profezia dei Maya che vorrebbero che in quel giorno finisse il mondo – racconta scherzando Nardi nella videointervista che abbiamo girato a Milano all’inaugurazione del nuovo negozio Salewa di Corso Garibaldi, dove lo scalatore di Sezze ha dato l’annuncio della spedizione -. L’idea è quella di salire dal versante Diamir, lungo la via Kinshofer, anche se, se il meteo e la neve lo permetteranno, vorrei tentare la via che Günther e Reinhold Messner fecero in discesa, purtroppo in quel tragico tentativo”.

Nardi partirà con un team internazionale di alpinisti, di cui al momento non si conoscono né identità né propositi di salita. Cercherà di arrivare in vetta agli 8.125 metri del Nanga Parbat in modo leggero e veloce, strategia spesso indicata come la più sicura per affrontare quella che è la parete più alta del mondo di oltre 4000 metri. La montagna inoltre, si trova nell’estremo ovest dell’Himalaya in una posizione completamente isolata e quindi esposta ai forti venti che danno non poco filo da torcere nella scalata verso la cima.

Guarda la video intervista a Daniele Nardi

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