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Straordinario recupero sulle Pale di San Lucano, usato gancio baricentrico da 125 metri

Elicottero Suem Pieve di Cadore (Photo Archivio)
Elicottero Suem Pieve di Cadore (Photo Archivio)

TAIBON AGORDINO, Belluno — Eccezionale intervento di elisoccorso sabato scorso sulla Prima Pala di San Lucano. Un rocciatore bresciano è caduto per una ventina di metri in parete mentre scalava la via di Massarotto, un sesto grado sulla parete ovest: essendo rimasto ferito, i due compagni che erano con lui hanno allertato il Soccorso alpino volato sul posto con l’elicottero del Suem di Pieve di Cadore. Il pilota Alessandro Fantato e il team dei soccorritori hanno recuperato gli arrampicatori con un gancio baricentrico di 125 metri: una corda straordinariamente lunga rispetto al solito, anche se un paio di mesi fa, sulle vicine Pale di San Martino un altro pilota, Piergiorgio Rosati, aveva effettuato un recupero con verricello e corda, lunghi insieme ben 310 metri.

L’alpinista recuperato era un 46enne di Brescia che scalava sabato sulle Pale di San Lucano insieme a due compagni. Saliva da primo di cordata quando è caduto sul terzo, quarto tiro, sbattendo violentemente con un piede contro la roccia. Gli amici hanno lanciato l’allarme al 118 verso le 15. Per avvicinarsi alla parete verticale Fantato, tecnico del Soccorso alpino di turno con l’equipaggio, è volato a circa 1.800 metri di altitudine, e ha utilizzato un gancio baricentrico di 125 metri di lunghezza. Il soccorritore, raggiunti i tre rocciatori, ha recuperato sia l’infortunato, che i suoi compagni. Lo scalatore ferito è stato poi imbarcato e trasportato all’ospedale di Belluno con una frattura alla caviglia.

“Abbiamo usato una corda molto più lunga dell’usuale – spiega al telefono Fantato, il pilota del Suem di Pieve di Cadore che ha effettuato il recupero -. Non è il record assoluto perché non è neanche la metà del recupero effettuato da Trento con una corda di oltre 300 metri. Siamo stati allertati sabato e siamo arrivati sul posto. A bordo abbiamo un telemetro: ci posizioniamo sulla verticale delle persone da recuperare e con il telemetro calcoliamo la distanza che ci separa da loro. In relazione alla distanza, alla configurazione della montagna, agli ostacoli decidiamo quale lunghezza di corda adottare. In questo caso il telemetro ci dava 100 metri per cui per tenerci a distanza di sicurezza dalla parete abbiamo aggiunto 25 metri e siamo arrivati a 125 metri. Li abbiamo portati via tutti e tre insieme, e questo è sicuramente uno dei vantaggi delle operazioni a gancio anziché a verricello”.

“Noi usiamo la tecnica delle corde fisse – continua Fantato -, praticamente abbiamo un doppio gancio baricentrico attaccato sotto l’elicottero, un sistema a norma che si chiama Human Cargo. A bordo abbiamo sacche con corde di varie lunghezze modulabili e in relazione all’intervento da fare gestiamo la lunghezza della corda attaccando diversi spezzoni. In base al tipo di intervento decidiamo se usare la doppia corda o il verricello, che comunque ha un limite di carico. Dal punto di vista del pilotaggio la doppia corda è molto più flessibile del cavo del verricello, che per intenderci come consistenza è come un cavo elettrico, per cui mi permette di lavorare più in sicurezza almeno in determinate condizioni, per esempio quando c’è molto vento, o quando la parete è molto verticale o ho bisogno di una lunghezza che superi quella del verricello. A bordo abbiamo una videocamera che su un display ci mostra il carico e uno specchio. In Italia la corda fissa forse la usiamo solo noi del Suem di Pieve di Cadore. Lo straordinario in questo intervento è stata la lunghezza della corda. Io sono pilota dall’84, qui a Pieve di Cadore dal 2001 e questa era la prima volta che mi capitava un soccorso con una corda da 125. Sono le stesse operazioni che adesso Simone Moro sta facendo in Himalaya insieme a Piergiorgio Rosati. Anche loro usano la stessa tecnica”.

Proprio Piergiorgio Rosati la scorsa estate ha condotto un’altra operazione di recupero straordinaria, che ha portato la lunghezza della corda a un vero record, superiore ai 300 metri. Il pilota del soccorso alpino trentino è intervenuto con l’elisoccorso di Trento per salvare un rocciatore rimasto ferito mentre scalava la fessura Buhl sulle Pale di San Martino, vicino al Rifugio Pradidali: l’uomo era volato in parete cadendo per una sessantina di metri ed era rimasto ferito in una piccola fenditura di roccia strapiombante.

“In quel caso non ce l’avremmo fatta a compiere un recupero con corde più corte – spiega Rosati -. Abbiamo provato con corde di una sessantina di metri, ma non è stato possibile, abbiamo applicato una corda che scende per 200 metri e 30 che si è aggiunta agli 80 metri di verricello che abbiamo usato e quindi siamo arrivati a un totale di 300 metri e 10 centimetri. Un recupero molto particolare, molto raro. Anche gli svizzeri arrivano di solito ai 200 metri massimo, e loro sono considerati un po’ da tutti come i migliori nel campi dell’elisoccorso”.

“Il verricello è lungo al massimo 90 metri – continua Rosati -, per cui se vuoi andare più a fondo sostanzialmente devi attaccare una corda fissa al verricello. La difficoltà maggiore sta nel fatto che noi utilizziamo o specchi o telecamere per guarda il carico sotto. Ma normalmente sono fatti per vedere a circa 50 metri, proprio al massimo 100 metri. A 300 metri non lo vedi il carico per cui è una questione di sincronia tra te e il verricellista. Immagina di avere un peso attaccato a un dito e di portarlo in giro con un filo: devi fare spostamenti micrometrici perché il dondolamento deve essere estremamente contenuto per far sì che il soccorritore arrivi in parete senza sbatterci contro, che arrivi al punto giusto. E’ un’operazione molto delicata, ma possibile, come dimostrano i fatti. Va svolta in estrema serenità, per essere precisi. Essenziale è avere il giusto feeling con l’equipaggio con cui stai svolgendo il recupero, ma questa devo dire è una realtà molto comune qui nel Nord Est dove il livello qualitativo dell’elisoccorso è altissimo. Un po’ per i corsi che si svolgono, un po’ perché c’è una forma mentis diversa da quella di altre zone, un po’ perchè ci sono le risorse, fatto sta che il risultato è davvero notevole”.

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