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Tibet, Richard Gere denuncia le atrocità

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BERLINO, Germania — "Queste azioni non devono più essere tollerate". Con un durissimo intervento al Cinema for Peace di Berlino, Richard Gere ha denunciato le atrocità ancor oggi subite dal popolo tibetano nella sua terra, presentando un inedite testimonianze dirette sulle recenti azioni cinesi nei confronti di profughi tibetani.

Il riferimento è al cosiddetto "massacro del Nangpa La", avvenuto lo scorso anno poco lontano dal campo base del Cho Oyu (8.201 metri), in Tibet. L’alpinista romeno Sergiu Matei, che si trovava al campo base avanzato della montagna, ha filmato i soldati cinesi che sparavano contro dei profughi in fuga attraverso il passo, uccidendo una monaca e ferendo gravemente dei bambini.
 
Il governo cinese, allora, dichiarò che i bambini erano stati rilasciati subito, che aprire il fuoco sui profughi era semplicemente "quotidiana gestione del confine". Ma l’azione fu condannata a livello internazionale.
Il documento presentato a Berlino dall’attore americano, da anni impegnato a favore del Tibet, si intitola "Dangerous Crossing" e contiene delle testimonianze inedite di tibetani che sono "scampati" all’esercito cinese durante la fuga dalla propria terra natia. Di bambini costretti a lavorare nelle prigioni. Di torture e inflitte agli adulti. Di testimoni oculari delle sparatorie aperte contro gente disarmata che cercava salvezza oltreconfine.
 
Presentandolo, Gere si è rivolto direttamente al cancelliere e al governo tedesco, chiedendo un intervento in favore del Tibet, perchè torni ad assumere il suo giusto ruolo e venga coinvolto in ogni questione riguardante la Cina. Ha scelto la Germania in virtù della sua attuale presidenza del G-8 e del semestre europeo, posizione che potrebbe consentirgli di avviare un dialogo con la Cina sulla questione.
 
La Cina comunista invase il Tibet nel lontano 1949. Il Tibet era uno stato autonomo, con la sua cultura e la sua religione, guidato dal Dalai Lama. Tentò di ribellarsi dieci anni dopo, ma la sommossa venne ferocemente repressa ed il Dalai Lama costretto a fuggire in India con oltre 80 mila tibetani. Di quelli che rimasero, decine di migliaia vennero uccisi, torturati o imprigionati negli anni seguenti.
 
Ancor oggi il Tibet è sotto il governo cinese.
 
Il report presentato da Gere è stato pubblicato dall’International Campaign for Tibet (ICT) ed è scaricabile on line dal sito di Save the Tibet.
 
 
Foto: courtesy of www.savetibet.org
 

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