LONDRA — Una passione sfrenata per la roccia lo ha portato ai vertici per l’arrampicata e poi lo ha consumato fino a farlo eclissare completamente dal mondo dell’alpinismo. Ecco la vera storia di Ron Fawcett, che trent’anni dopo la sua improvvisa ritirata dalle scene ha finalmente deciso di raccontare i retroscena della sua scalata al successo e della terribile crisi che poi lo ha travolto.
Fawcett è stato, negli anni Settanta-Ottanta, uno dei climber più ammirati del mondo. Autore di vie come Lord of the Flies e Strawberries, fu uno dei precursori dell’arrampicata sportiva, quella che spinge costantemente avanti i limiti del possibile grazie ad un allenamento estremo e al gusto per il rischio.
Fu anche uno dei primi climber professionisti della storia. Sponsor, copertine sulle riviste più celebri del momento e comparsate televisive lo avevano portato ad essere una vera e propria stella del jet set alpinistico. Contro la sua stessa volontà.
Fawcett, come racconta in questa autobiografia edita da Versante Sud nel 2011, odiava le luci della ribalta. Amava la natura, la solitudine, l’ambiente. Soffriva per la costante attenzione mediatica e, incapace di gestire gli eventi, finì per detestare anche l’arrampicata, lo sport che lo aveva fatto portato fin lì.
Alla fine degli anni ottanta si è ritirato dalla scena. Si è dato alla famiglia, una moglie e due figlie, e alla corsa campestre, anche se non ha mai dimenticato il suo primo amore: l’arrampicata. “Non posso farne a meno nella mia vita – racconta oggi – C’è stato un momento i cui continuavo a scalare più per abitudine che per un reale desiderio. Volevo ancora arrampicare ma non capivo perchè”.
Titolo: Mi chiamavano Banana Fingers
Autore: Ron Fawcett
Editore: Versante Sud
Pagine: 280
Prezzo di copertina: € 19,00
