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Salita al pizzo Badile per lo spigolo nord, parte quarta

Di ritorno dal Badile (Luca Vezzoni)
Di ritorno dal Badile (Luca Vezzoni)

Non tutto il freddo vien per nuocere: è grazie a lui e all’effetto di vasocostrizione che sono costretto a buttar fuori il naso nel cuore della notte. Che stellata! E che visione sublime quella che ci si para dinnanzi al mattino. Più dolce e meno sconosciuto il panorama su questo versante. Il rifugio Gianetti è un puntino adagiato su una spiaggia di granito, il pizzo Porcellizzo e la costiera Ligoncio-cime del Calvo-Merdarola calamitano lo sguardo. Un pensiero alle Orobie, dove tutto è cominciato.

Con la relazione in mano ci avviamo in direzione di quella che sembra la via di discesa. Con piede fermo scendiamo per sfasciumi e canalini fino ad un anellone. Indecisi sul da farsi, vado in avanscoperta sulla fila di calate recentemente attrezzata. Non ci piacciono: risalgo. Si incastra la corda: ridiscendo e ririsalgo. Tali manovre ci portano via una mezz’ora abbondante. Aumenta la convinzione di scendere per la normale. Con alcune spassose doppie e una sana disarrampicata (le esperienze tra le care Orobie aiutano non poco su questi terreni), giungiamo alla croce Piatti-Castelli prima e ai nevai sottostanti infine. Al sicuro, forse.

Salutati Andrea e Alessio che scenderanno per la val Porcellizzo, io e Maurizio ci incamminiamo alla volta del passo Porcellizzo. E’ già primo pomeriggio. Per non farci mancare nulla, succede che, seguendo alcuni ometti, ci ritroviamo su un intaglio che ha tutto tranne l’aria di un passo. Fatti due conti è la bocchetta dalla quale sale la via normale alla punta Torelli. Tirati i debiti improperi, facciamo dietrofront. Con sofferenza guadagnamo il vero passo. Fatica che svanisce istantaneamente al solo affacciarsi sull’amata val Codera. L’incanto dei monti Conco, Gruf e Prata è insidiato dalla punta Trubinasca, da qui più ardita che mai. Mi innamoro del suo profilo. In un’altra vita, semmai mi incarnassi in un gracchio alpino, la salirò. Per ora me la gusto dal basso. E mi godo la visione del ghiacciaio di Trubinasca: non avrei mai immaginato che l’altissima val Codera nascondesse un tale, ennesimo ben di Dio. Nemmeno la rete, con le sue immagini di tutto e di più, ha intaccato la sua magia. Lo farà fra poco, chiedo anticipatamente perdono.

Non mi lascio scappare una scappata al bivacco Pedroni dal Pra. Saliscendiamo in direzione della bocchetta della Trubinasca, ultima asperità di giornata. Una serie di gelide catene permette di evitare uno sfasciume degno delle più marce Orobie e mette a dura prova i nervi di Maurizio. Superata anche quest’ostacolo non resta che chiudere l’anello con un ampio semicerchio che ci riporterà al rifugio Sasc Furà. Siamo esausti ed è legittimo. Il tempismo è ancora una volta riuscito: lo spigolo nord del Badile risalta maestoso sotto le luci della sera. Da qui lui è impressionante. Noi increduli. Lo osserviamo in tutte le tonalità del tramonto.
Tutti stranieri al rifugio, ciascuno sulle sue, ognuno con i propri pensieri e chissà quali mete per l’indomani. Vien voglia di ricominciare il giro. Un nuovo giro di giostra? Questo è stato memorabile, il prossimo chissà…

Luca Vezzoni

 

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2 Commenti

  1. Ed ecco la quarta ed ultima puntata. Svelato il seguito a coloro che lo “attendevano” dalla prima.
    Ringrazio chi abbia avuto la pazienza di leggere.

  2. come scordare lo spigolo Nord del Badile……. 39 tiri di corda !!!!! e poi discesa al rif.gianetti !!!! (9 ore in tutto) !!!!!

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