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Salita al pizzo Badile per lo spigolo nord, parte terza

In cima al Badile (Luca Vezzoni)
In cima al Badile (Luca Vezzoni)

Sarebbe la sosta più comoda della via, se solo non soffiasse sto maledetto vento! Un terrazzino ideale per prender fiato e contemplare le vertiginose pareti tutt’intorno. Ma, talvolta, si fa presto a passare da un bel sogno ad un incubo. O almeno ad una sofferenza. Parte Andrea alla ricerca della retta via. Maurizio segue a ruota. Tremolanti come due foglie in balia di un’arietta tesa, io e Alessio a far sicura. I piedi sono due pezzi di ghiaccio, il tentativo di seppellirli tra le spire non fa altro che peggiorare le cose: in men che non si dica si forma lo spauracchio di ogni climber: il groviglio di corde.

Con una dose di rassegnazione do fondo a ogni energia residua nel tentativo di sbrogliare nodi ed asole. Dovrò staccarmi dalla corda. Là davanti i cenni dei due andati in avanscoperta fanno pensare che la cosa vada per le lunghe. Alessio fa brutti pensieri, lo tranquillizzo con una sonora strofinata sul petto e con qualche parola senza senso. Vento infame!

Leeeentameeeente sfilano le corde, si ode un “molla tutto”. Alessio può partire. Rimango solo. Solo, al vento, tremolante. Rannicchiato per non disperdere calore. Dolorante perchè rannicchiato. La corda immobile, a volte mi tocca persino recuperarla. Nuvole velocissime salgono dal fondovalle. Si creano dal nulla per scorrere fino in vetta. Talvolta il sole, e dura come un battito di ciglia. Più spesso le pareti della punta Sant’Anna sono tutto quel che vedo e non sono certo una visione tranquillizzante. Andrea, che spunta periodicamente in lontananza, mi fa cenno di pazientare. Pazienta pazienta viene il mio momento.

Dopo un’ora in sosta posso finalmente levarmi dal questo maledetto terrazzino. Mi ci vorrà un altro tiro da secondo per riprendermi. La vetta è ormai lì a portata di mano, è questione di poco. La avviciniamo mentre le nuvole si diradano beffardamente lasciando intravvedere le cime tutt’intorno. Come se non bastasse il cielo si tinge di un rosso che, oltre a far ben sperare per l’indomani, fa dimenticare il freddo e le sofferenze appena patite.

Non sapevo che dal Badile si vedesse il lago di Como. Sono scusato perchè non c’ero mai stato prima d’ora, 22 luglio 2012. In effetti è proprio questo che mi spinge a scalare le montagne: entrare in punta di piedi nella visuale che da esse si coglie. C’è anche una bella prospettiva della pala sommitale del Cengalo, si vede chiaramente il Disgrazia, una moltitudine aguzza di cime granitiche, parte della pianura Padana, la val Bregaglia e ovviamente le Orobie. Qualche foto l’ho fatta, alcune credo mosse considerata la poca luce residua e le mani intirizzite, almeno una spero di poterla guardare e riguardare a lungo.

Una gelida folata di vento spazza via tali pensieri lasciando spazio unicamente alla voglia di stringersi nell’abbraccio degli amici tra le lamiere dell’aereo bivacco Redaelli. Strafogarsi di cioccolato e barrette sotto il peso di tre coperte è forse uno dei maggiori piaceri della vita. “Noi alpinisti” ci accontentiamo di poco.

Luca Vezzoni

 

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