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Salita al pizzo Badile per lo spigolo nord, parte prima

Badile (Luca Vezzoni)
Badile (Luca Vezzoni)

Siamo in quattro decisi ad affrontare una via che, seppur facile tecnicamente, richiede un impegno psicofisico non indifferente. Ci sono voluti tre anni perchè la semplice idea si concretizzasse in tentativo. Per quanto mi riguarda, serbo qualche interrogativo. Primo tra tutti il più che normale “sarò all’altezza?”. Quindi: “sto andando con i compagni giusti?”. E ancora: “il meteo sarà clemente, l’attrezzatura adeguata?”

La prima domanda è quella che mi preoccupa meno, credo non per presunzione ma per conoscenza dei miei mezzi, messi alla prova proprio in questi giorni su Bernina e Disgrazia: tecnicamente padroneggio il IV grado, l’allenamento non mi fa difetto. Del mio compagno di cordata mi fido, abbiamo affrontato qualche via insieme con un buon feeling, in montagna ci siamo andati spesso insieme. So che dovrò accollarmi più della metà dei tiri da primo, ma non è un problema.

Le variabili del meteo sono solo in parte controllabili, il sabato non era un granchè, la domenica sembrava buona, il lunedì ottimo. A dir la verità io, rispetto al mio socio, ero più pessimista e avevo scorto qualche ora di nuvolosità nel pomeriggio della domenica. Bastava che nel gruppo qualcuno avesse sollevato qualche dubbio a riguardo e gli sarei andato dietro. Tralascio tanti dei pensieri sull’equipaggiamento limitandomi a dire che ero convinto di lasciare a casa la reflex (quasi mai accaduto prima), di portare vestiario pesante, di accollarmi il peso degli scarponi per la discesa, di comprare scarpette e imbrago nuovi (quelli vecchi sono rispettivamente rotte in punta e senza portamateriali su un lato).

Quando metto al corrente mio padre dell’intenzione di salire il Badile gli si gelano le vene, tanto che dovrò dire una mezza bugia: c’è anche un istruttore CAI (in realtà uno della compagnia ha fatto il corso da trainer quest’anno). Questa cosa mi fa star male…

Calzati gli scarponi ci avviamo nel bosco alla volta del rifugio Sasc Furà. Le mie orecchie odono un “ma quanto cazzo è grosso, siam sicuri che vogliam andar su di lì”. Non ci faccio caso. Anzi sì: paradossalmente mi tranquillizzo ascoltando i dubbi altrui. Il sentiero non molla un secondo, si inerpica su quella che ha tutta l’aria di essere la prosecuzione dello spigolo della montagna. Sbuchiamo al rifugio. Ci sono parecchi stranieri, pochi hanno l’aria di sapere il fatto loro. A tentare lo spigolo saremo in 10: noi quattro, due cordate di bergamaschi e due milanesi. La serata passa pigra tra un piatto di pizzoccheri e qualche battuta sulla via. Prima di andare a dormire lancio un’ultima occhiata alla cima del Badile, ora immersa nelle nubi.

Luca Vezzoni

 

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