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Piramide, esperimenti in corso sul sonno ad alta quota

Arrivo dei ricercatori in Piramide (Photo courtesy news.ok.ubc.ca)
Arrivo dei ricercatori in Piramide (Photo courtesy news.ok.ubc.ca)

LOBUCHE, Nepal — Studiare il sonno e il respiro a cinquemila metri, osservando in tempo reale le reazioni del cervello e dei flussi sanguigni alla carenza di ossigeno. Un gruppo internazionale di ricercatori sta conducendo in questi giorni una ricerca senza precedenti all’interno del Laboratorio Piramide del Comitato EvK2Cnr, che sorge a 5050 metri sulle pendici dell’Everest.

L’International Research Expedition, coordinata dal medico australiano Keith Burgess e promossa dalla University of Columbia, comprende scienziati di otto università di sei Paesi diversi: i principali sono Philip Ainslie dal Canada, Samuel Lucas e Jim Cotter dalla Nuova Zelanda, Aparna Basnet dal Nepal. Inoltre ci sono alcuni studenti PhD e alcuni tecnici come David McLeod, degli Stati uniti, anestesista e accademico.

La peculiarità della missione è che per la prima volta verranno usati apparecchi per osservare in tempo reale le reazioni del cervello alla carenza di ossigeno, prima, durante e dopo l’esposizione all’alta quota. Si tratta quindi del primo test diretto sull’insorgenza di edema e sull’alterazione dei flussi al cervello indotti dalla quota.

“Qui in Piramide non possiamo studiare le funzionalità cerebrali con risonanza magnetica – spiega Burgess -, ma possiamo fare altri test molto sofisticati per monitorare il consumo di ossigeno e il metabolismo del cervello durante l’esposizione alla quota. Gli stessi parametri sono stati misurati prima della partenza e lo saranno quando torneremo in Canada con la risonanza magnetica”.

Per eseguire questi test, i ricercatori hanno portato in Piramide un sofisticato equipaggiamento che comprende apparecchiature per la polisonnografia in grado di acquisire dati in tempo reale da 4 letti-laboratorio, misuratori di gas nel sangue, sistemi completi per misurare la ventilazione in risposta all’ipossia e all’ipercapnia, macchine ad ultrasuoni per monitorare il flusso di sangue dal cuore al cervello, 2 doppler trans-cranici per misurare il flusso sanguigno all’interno delle arterie cerebrali, e attrezzature per la raccolta di campioni di sangue.

“Nel 2008 avevamo condotto altre ricerche qui in Piramide – prosegue Burgess -. Oggi stiamo facendo un follow up a quello studio che si concentrava sul sonno e l’alternanza di flussi di sangue al cervello. In più stiamo conducendo un nuovo studio sull’apnea notturna (central sleep apnea) in diverse condizioni. Ma questi esperimenti si collegano anche a ricerche sulle cause del mal di montagna (acute mountain sickness) e a molti altri studi sulla circolazione cerebrale di sangue in diverse condizioni, per esempio sotto sforzo o sotto l’effetto di droghe.

“L’alta quota provoca apnea notturna nella maggior parte dei soggetti – prosegue Burgess -. Questo costituisce per noi una base stabile da cui partire. Le intuizioni che potremo dedurre da questo modello potrebbero essere applicate a pazienti che soffrono di apnea notturna a livello del mare. Inoltre la quota mette sotto stress la fisiologia umana in modi che non accadono al livello del mare. Studiare soggetti normali ad alta quota può portare nuovi elementi per comprendere come il corpo umano lavora in condizioni normali. Uno non sa mai dove può arrivare. La Piramide è un posto ideale per studiare anche i meccanismi coinvolti nel mal di montagna, e trovare modi per prevenire e curare questo male in futuro”.

“Il nostro scopo finale non è solo capire cosa succede a 5000 metri – conclude Burgess – ma accrescere la nostra conoscenza del corpo umano e del suo funzionamento, specialmente in senso fisiologico, così da sviluppare nuove cure per livelli del mare e per malattie dell’alta quota”.

 

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