Alpinismo

Everest, arriva il soccorso d’alta quota

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WELLINGTON, Nuova Zelanda — L’Everest avrà un corpo di soccorso in alta quota. O, perlomeno, queste sono le intenzioni di Mark Inglis, l’alpinista neozelandese senza gambe che l’anno scorso raggiunse il tetto del mondo e poi denunciò il caso di David Sharp, abbandonato – secondo la sua versione dei fatti – a morire in alta quota dalle spedizioni commerciali.

La morte di Sharp provocò uno sciame di polemiche. Secondo Inglis, la morte del giovane alpinista inglesed sarebbe da imputare Russell Brice, responsabile della spedizione commerciale Himex, che avrebbe dato ordine ai suoi di proseguire per la vetta senza curarsi di Sharp, agonizzante. Brice, ovviamente, ha sempre smentito tutto.
 
Ma, tra una polemica e l’altra, il dubbio è rimasto. Sharp avrebbe potuto essere salvato? Non lo sapremo mai, perchè in realtà nessuno ha mai tentato di farlo.
 
Affinchè dubbi di questo genere non sorgano mai più, Inglis ha pensato di creare l’Everest Rescue Trust, un fondo che si occuperà di rendere possibili i salvataggi in alta quota. Il suo compagno di cordata sarà Peter Hillary, il figlio di Sir Edmund Hillary, primo salitore dell’Everest, che criticò duramente l’incidente occorso a Sharp e il comportamento delle spedizioni commerciali.
 
Il fondo raccoglierà donazioni da ogni parte del mondo, e avrà un sito web che fornirà informazioni sui diversi salvataggi. Tra le iniziative da mettere in campo, c’è di tutto: progetti di formazione per piloti, fornitura di materiale tecnico agli Sherpa, collegamento a internet per la clinica del Khumbu, progetti di "pulizia" della montagna.
 
Secondo quanto riportato da Explorersweb, una ditta si sarebbe anche impegnata nella progettazione di un "elicottero d’alta quota" in grado di volare più in alto, per rendere possibili salvataggi immediati anche in altissima quota.
 
Resta aperto, tuttavia, il problema della tempestività delle informazioni. Il caso di David Sharp, per esempio, è venuto a galla molti giorni dopo il suo tragico incidente.
 
Sara Sottocornola

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