AlpinismoAlta quota

Everest, soccorso in volo di Folini e Moro

Maurizio Folini e Simone Moro  a 6000 m
Maurizio Folini e Simone Moro a 6000 metri (Photo Simone Moro)

KATHMANDU, Nepal — Maurizio Folini e Simone Moro hanno effettuato un soccorso in elicottero, pochi minuti fa all’Everest. Uno Sherpa infatti, si è infortunato intorno ai 6000 metri di quota, a seguito di una grossa valanga scesa dall’enorme parete del Nutpse. L’uomo avrebbe riportato un trauma alla schiena, le sue condizioni sarebbero critiche ma pare non in pericolo di vita.

La valanga, scesa questa mattina ora nepalese, è arrivata fin sopra al Campo 1 dell’Everest. Secondo quanto riferisce Giampietro Verza, responsabile tecnico del Comitato EvK2Cnr di stanza al Laboratorio-Osservatorio Piramide dell’Everest, all’inizio non sono stati riportati danni a persone e cose. Poi però, col passare delle ore, si è venuto a sapere che uno Sherpa del Khumbu aveva subito danni alla schiena.

Verza ha ricevuto la notizia direttamente da Folini, guida alpina di Teglio (Sondrio) ed esperto pilota di elicottero, in questi giorni in Himalaya proprio per collaborare con il Soccorso alpino nepalese e proporre nuove tecniche di elisoccorso sulle montagne più alte del mondo. Secondo quanto riferito dallo stesso valtellinese, lui e Simone Moro hanno volato con un ecoureil B3 della Fishtail ed effettuato un atterraggio a campo 1 per recuperare l’infortunato.

I 3 piloti protagonisti di diverse operazioni di recupero in questi giorni -Maurizio Folini Simone Moro Sherkan Ashish a 5300 m, campo base dell'Everest
I 3 piloti protagonisti di diverse operazioni di recupero in questi giorni -Maurizio Folini Simone Moro Sherkan Ashish a 5300 m, campo base dell'Everest (Photo Simone Moro)

Si è trattata di un’operazione di soccorso corale, a cui hanno partecipato anche molti sherpa di diverse spedizioni commerciali. In particolare fondamentale è stato Damien Benegas, che si è calato nel crepaccio e ha estratto vivo lo Sherpa.

“Folini mi ha raccontato che per piloti che sono abituati a fare gancio non è un grosso problema atterrare a 6000 metri – ci dice Verza -. Gli atterraggi sono possibili fino a 7000 metri di quota, con le condizioni giuste, ma naturalmente non sono ammessi sbagli. Per quanto riguarda invece il volo un elicottero B3 puoi andare oltre 7000 metri: in passato un collaudatore è atterrato in cima all’Everest con un elicottero Ec B3 alleggerito al massimo, per 2 volte in 2 giorni consecutivi. Chiaramente senza poter caricare a bordo neanche un chilo. Sono stati fatti anche soccorsi col gancio baricentrico a 7000 metri (senza atterrare, agganciando solamente il ferito). Non so se qualcuno sia invece mai atterrato a 6500 metri pensando di avere abbastanza capacità di volo (a quota estrema) della macchina, per portare via un’altra persona affrontando rischi ragionevoli”.

“Domani e dopo domani Folini cercherà di raggiungere campo 2 a 6500 metri  per provare la piazzola d’atterraggio fatta da Simone – conclude Verza raccontando quanto dettogli dal pilota valtellinese -. Il volo, l’atterraggio e la gestione dell’aeromobile a quote estreme è circoscritto a  piloti che abbiano una grossa esperienza sul campo altrimenti non funziona. E’ importante sapere che in volo in questo ambiente è solo per piloti che hanno fatto almeno 5000 ore di lavoro con carico al gancio baricentrico. Questo significa lavorare con la macchina a massimo carico e molto vicino e appena dentro i suoi limiti, una cosa simile accade in altissima quota”.

La Piramide all'Everest del Comitato EvK2Cnr
La Piramide all'Everest del Comitato EvK2Cnr

Quella di oggi è la seconda volta in questa stagione che Folini atterra a 6000 metri per effettuare un recupero. Ieri ha portato a termine anche un soccorso a Gorachep, a 5200 metri di quota, dove ha portato via un’altra persona infortunata gravemente: proprio prima di volare ha contattato la Piramide per chiedere informazioni meteorologiche. Poi una volta in volo, l’ha sorvolata ringraziando e salutando i tecnici del Comitato EvK2Cnr che gestiscono il laboratorio posto a 5.050 metri di quota alle pendici dell’Everest.

 

 

 

 

 

 

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4 Commenti

  1. Ecco, e adesso fate silenzio, cari puristi e ignoranti (nel senso che non conoscono) la montagna. Voi che bisogna andare senza corde senza tutto e senza testa, voi che guai a scrivere notizie di salite ma passano la giornata a mangiarsi forum e blog di alpinismo, voi che bisogna andare in quota vestiti come nel 1800 perchè guai alla tecnologia, voi che a momenti mettete alla gogna le guide alpine perchè prendono soldi per accompagnare la gente in montagna (come fosse un lavoro sporco. Ne esistessero di lavori così saremmo tutti più sicuri e più felici).
    Qui c’è gente coi piedi per terra che ha saputo fare della sua passione un lavoro. E che si merita il successo che ha. Il resto è invidia.

  2. Ci saranno anche molte persone che si “scandalizzerrano” al fatto, ritenendo che il salvataggio in Himalaia sia un ulteriore passo verso il degrado dell’alpinismo …. ma l’attività di soccorso alpino è sempre ben venuta e meritevole di attenzione e promozione. Dappertutto, se possibile. Poi, se uno è bravo fa vie e pareti impossibili, con una possibilità in più se capita l’incidente, senza togliere merito alla bravura ed al coraggio.

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