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I Piolet d’Or agli sloveni del K7 e agli americani del Saser Kangri II

Luka Strazar e Nejc Marcic insieme a Steve Swenson, Mark Richey e Freddy Wilkinson (Photo Gughi Fassino)
Luka Strazar e Nejc Marcic insieme a Steve Swenson, Mark Richey e Freddy Wilkinson (Photo Gughi Fassino)

COURMAYEUR, Aosta — La via nuova sulla parete ovest del K7 e la vetta inviolata del Saser Kangri II: sono queste le due salite premiate dai Piolet d’Or 2012, gli Oscar internazionali dell’alpinismo. I premi sono stati assegnati sabato scorso a Courmayeur rispettivamente ai due giovani alpinisti sloveni e ai tre meno giovani americani autori delle due imprese. Una menzione speciale è andata poi all’itinerario aperto sulla sud della Torre Egger dai norvegesi Ole Lied e Bjorn-Eivind Artun, quest’ultimo morto qualche settimana fa mentre scalava sulle montagne di casa.

La giuria presieduta da Michael Kennedy caporedattore della famosa rivista Alpinist, e composta da fortissimi alpinisti del calibro di Valery Babanov, Alberto Inurrategi e Ines Papert, ha premiato due team molto diversi fra loro, volendo valorizzare al contempo esperienza, preparazione e metodicità, e irruenza, impeto ed entusiasmo. Delle due squadre vincitrici infatti, una è composta da due giovanissimi alle prime esperienze extraeuropee, l’altra è invece costituita da tre scalatori esperti, di cui due over 50.

I primi sono gli sloveni Luka Strazar e Nejc Marcic, uno studente di 24 anni e un falegname di 27: insieme la scorsa estate hanno aperto un itinerario di 1600 metri in stile alpino sulle difficile parete ovest del colosso pakistano K7. “Al suo primo viaggio in Himalaya – spiega la motivazione della giuria trasmessa in una nota stampa – questo giovane team sloveno ha saputo utilizzare la propria esperienza, acquisita sulle montagne slovene per portare a termine questa scalata molto tecnica, usando un’eccezionale capacità di giudizio e impegno. L’esplorazione è stata alla base del percorso scelto, che è stato eseguito con uno stile minimale da un team di scalatori non professionisti”.

I secondi sono invece gli statunitensi Mark Richey, Steve Swenson e Freddie Wilkinson autori della prima salita del non più inviolato Saser Kangri II – gigante del Karakorum orientale di 7518 metri. Sulla parete sud della montagna hanno aperto in cinque giorni e in stile alpino una nuova linea che hanno chiamato “The Old Breed” e che si sviluppa per 1.700 metri. La conquista di questa vetta era stata più volte tentata in passato, ma senza successo e del resto anche in questo caso le avversità non sono state poche. L’impresa infatti, ha rischiato di essere compromessa dallo stato di salute di Swenson, 58 anni, ingegnere in pensione, colpito dall’acutizzarsi di un’infezione alle vie respiratorie quando era a circa 7.000 metri di quota: nonostante le cattive condizioni fisiche l’americano ha deciso di proseguire, ma una volta tornato al campo base ha poi richiesto l’intervento dell’elicottero. La decisione di premiare un comportamento azzardato e poco prudente come questo ha fatto storcere il naso ad alcuni, rinvigorendo peraltro le perplessità sollevate alla vigilia della ventesima edizione dei Piolet d’Or, sul loro attuale significato e sulla tendenza a premiare salite di “moda”, super ricercate e al limite del rischio.

La giuria ha poi voluto riservare una menzione speciale alla scalata, quasi interamente su ghiaccio, del grande diedro sulla parete sud della Torre Egger, in Patagonia, compiuta dai norvegesi Ole Lied e Bjorn-Eivind Artun. Della via si era subito parlato come di una grande impresa, funestata purtroppo a distanza di due mesi dalla scomparsa di Artun, morto in un incidente mentre scalava una cascata di ghiaccio in patria.

Infine il Piolet d’Or alla carriera – da quest’anno Premio Walter Bonatti – è stato consegnato Robert Paragot, insignito del riconoscimento dopo lo stesso Bonatti, Reinhold Messner e Doug Scott. “E’ con grande onore – ha dichiarato lo scalatore che è stato tra i protagonisti della prima ascensione della parete sud dell’Aconcagua nonché capo spedizione del team francese che ha conquistato il Pilastro ovest del Makalu – che ricevo questo premio dopo grandi scalatori come Walter Bonatti, Reinhold Messner e Doug Scott. Sono altrettanto onorato di essere il primo francese a cui viene attribuito”.

Vedi anche: Piolets d’Or 2012 e grandi esclusi: al premio i migliori o solo “i più trendy”?

 

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5 Commenti

  1. Caspita, una sorpresa davvero la non assegnazione al Meru. Era l’unica via con un evidente confronto ( su quella linea ci avevano provato decine di fuoriclasse)

  2. possibile che si ha sempre qualcosa da dire? gli sloveni sono bravi e se lo sono meritato.
    Su brumotti spero proprio di no.

  3. Claudio,
    non ce n’era uno NON bravissimo fra tutti i nominati, e non solo. Anzi, tutti fortissimi e degni di prime pagine molto di più di altri. Solo che il Meru…eh, era il Meru. Non vincere il Piolet d’oro con la salita della Pinna di squalo è davvero sorprendente ( d’altronde molti dei migliori scrittori di tutti i tempi non hanno vinto il nobel…)

  4. Perchè gli italiani fanno moine agli stranieri? Per blandirli? Per essere accettati?
    Perchè loro non lo fanno con noi?
    Comunque Simone è superiore.

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