Pareti

Difficile, pericolosa e indimenticabile: Matteo Bernasconi racconta la Egger

Matteo Della Bordella e Matteo Bernasconi sulla Torre Egger (Photo Ragni di Lecco - www.ragnidilecco.com)
Matteo Della Bordella e Matteo Bernasconi sulla Torre Egger (Photo Ragni di Lecco - www.ragnidilecco.com)

COMO – “Sono orgoglioso e felicissimo di quello che abbiamo fatto io e Teo. Ognuno potrà trarre le proprie conclusioni, io so solo che posso ringraziare la Torre Egger per avermi regalato cosi tante emozioni. È soltanto un arrivederci al prossimo anno”. Questo il racconto di Matteo Bernasconi che insieme a Matteo Della Bordella è appena tornato dalla spedizione Patagonica sul versante ovest della Torre Egger. I due Ragni di Lecco hanno salito 23 lunghezze di corda dovendo rinunciare a pochi metri dalla vetta.

“Ho vissuto una Patagonia molto impegnativa quest’anno a causa delle condizioni ambientali. Una Patagonia dove il bel tempo non è mancato, anche se durante la prima metà di febbraio ho potuto rivivere il brutto tempo patagonico. La definirei una Patagonia atipica. Le temperature molto alte abbinate alla pioggia che scendeva fino in alta quota hanno procurato tanti problemi. Avvicinamenti in alcuni casi impraticabili, frane e ghiacciai pericolosi hanno causato tanti incidenti e purtroppo alcuni di questi mortali. Una Patagonia molto calda a detta dalla gente del luogo e dagli alpinisti di El-Chalten.

Frane di ghiaccio e sassi rendevano situazioni apparentemente sicure momenti pericolosi e difficilmente controllabili. Spesso mi sono chiesto come mai pochi alpinisti sono stati interessati a provare a salire la parete Ovest della Torre Egger. Le voci che giravano sono di una parete pericolosa, difficile da trovare in condizioni, isolamento, una ovest dove le tempeste patagoniche non lasciano scampo. Questi elementi sono stati quelli che ci hanno motivato a provare, oltre al fatto che è una delle ultime pareti inviolate del gruppo Cerro Torre-Fitz Roy. La Ovest della Egger è la parete più “impegnativa” che ho mai dovuto affrontare. Purtroppo a un solo tiro di corda dal Colle De donà-Giongo o Colle Lux si interrompe il nostro tentativo di aprire una via nuova sull’inviolata parete ovest della Torre Egger: 23 lunghezze di corda, per un dislivello di 950m, per una difficoltà max di 7a/A2.

Della Bordella e Bernasconi sulla Torre Egger (Photo Ragni di Lecco - www.ragnidilecco.com)
Della Bordella e Bernasconi sulla Torre Egger (Photo Ragni di Lecco - www.ragnidilecco.com)

La parete Ovest ha una forma a “pera”. Una parete apparentemente liscia dove si intravedono delle linee d’arrampicata di duro artificiale che obbliga ad una progressione molto lenta e laboriosa. La progressione sarebbe solo ed esclusivamente d’artificiale. Noi però abbiamo scelto una linea molto più scalabile, come piace a noi, sulla sinistra della “pera,” lungo il suo spigolo per poi puntare al colle De Donà-Giongo o colle Lux, una linea in apparenza più sicura ma che alla fine si è rivelata essere anch’essa pericolosa. (Voglio ricordare che abbiamo ripreso un tentativo fatto nel 1997 da Ermanno Salvaterra con Cavallaro)

Da qui avremmo dovuto seguire la via degli italiani De-Donà –Giongo o Huber-Schnarf. La Ovest della Egger è una parete a mio avviso molto difficile da fare in stile alpino; è molto pericolosa per le continue scariche di neve e ghiaccio che cadono dal colle e dalla parte centrale della via. La parete inoltre con il brutto tempo si sporca sempre di neve. Per poter salire in parete a seguito di un periodo di malo tiempo ci vuole sempre un giorno di bello perché si pulisca dal grosso della neve e perché si riducano così i pericoli oggettivi. Noi abbiamo imparato a conoscerla.

La nostra salita è stata fatta con l’uso di corde fisse e di bivacchi in parete. Abbiamo piantato due spit a mano in totale. Durante l’avvicinamento alla parete siamo finiti due volte in un crepaccio. La caduta entrambe le volte si è arrestata grazie al saccone da big-wall che ci portavamo sulle spalle. God thanks haul bags! In parete puoi “muoverti” solo in certi orari; ogni sezione di parete veniva quindi affrontata in base a questi criteri diciamo “temporali”. Purtroppo solo 23 tiri di corda, il nostro tentativo viene interrotto non dal brutto tempo come è facile immaginare, ma dal mancato funzionamento del pianta spit. In parete abbiamo recuperato il materiale abbandonato durante il primo tentativo 2010-2011. Le soste fino ad allora, a parte una, sono state costruite con chiodi e nut, ma su L23 probabilmente uno spit di sosta ci voleva e, dopo l’”incidente” del 21 gennaio, senza uno spit di sosta non ce la siamo più sentita di andare avanti.

Il fantomatico “incidente” ci ha messo a dura prova. Teo parte per il tiro, il chiodo a lama corto che aveva precedentemente caricato al nuovo carico esce, il friend 0,5 per il forte strappo esce, Teo si trova 3m sotto di me, io sputo sangue dalla bocca, cadendo Teo mi ha fatto perdere la telecamera da casco e sbattere violentemente la bocca su un fittone da ghiaccio che si trovava all’interno del saccone, ma fortunatamente lo 0,3 camalot regge il colpo e non ci fa cadere dalla parete, siamo appesi su quel che resta della sosta sopra un tetto di 5 metri, a soli 20m dal colle. Rimaniamo appesi in due nel vuoto su un unico friend. Lo 0.3 è diventato il nostro idolo da allora! Ma Teo preferisce ancora il C3 rosso.

I Ragni di Lecco sulla Torre Egger (Photo Ragni di Lecco - www.ragnidilecco.com)
I Ragni di Lecco sulla Torre Egger (Photo Ragni di Lecco - www.ragnidilecco.com)

Il pianta spit si è inchiodato; cerchiamo diverse soluzioni ma non ci resta altro che bivaccare e prendere la decisione di scendere. Posso dire di avere vissuto proprio quello che cercavo, anche se in alcuni momenti sapevamo che stavamo spingendo sull’acceleratore. Esperienze che sono solo mie, che mi hanno dato tanto come alpinista e come persona. Non è mia intenzione dipingermi né come un eroe né come un’incosciente. Semplicemente ho raccontato i fatti; per me solo tantissimi ricordi ed esperienze che mi porto nel cuore.

Sono orgoglioso e felicissimo di quello che abbiamo fatto io e Teo; poi ognuno potrà pensarla come vuole, trarre le proprie conclusioni, io so solo che posso ringraziare la Torre Egger per avermi regalato cosi tante emozioni e sa benissimo che è soltanto un arrivederci al prossimo anno. Noi eravamo solo in due, molte volte pensavo che un incidente se pur banale sarebbe potuto diventare un grosso problema. Spesso ci siamo trovati in situazioni difficili da valutare e da risolvere, ma forse è questo il bello dell’alpinismo, del vivere la montagna in due come abbiamo fatto noi in un ambiente difficile come questo. Il fatto di essere in due è stimolante perché sai che non puoi fare affidamento su nessun altro ma solo su te se stesso e sul tuo compagno d’avventura.

L’isolamento della Ovest della Egger, i giorni interi vissuti al Circolo de los Altares, sotto al Filo Rosso, o in parete, nel bello e nel brutto tempo, le ritirate dalla parete sotto la bufera o la pioggia, i tramonti, l’alba sullo Hielo Continental, le stelle, la luna piena che illumina a giorno le pareti, i momenti di felicità nel salire sulla Egger, e perché no anche le varie discussioni che ci sono state fra di noi, i bivacchi in parete, sono troppi i momenti indimenticabili che ho potuto vivere grazie alla mia passione e con il mio amico. L’alpinismo fortunatamente non è fatto solo di numeri ma soprattutto di esperienze e persone. La Ovest della Egger la voglio, la vogliamo salire, ma credo anche che “la vita sia qualcosa di molto prezioso, che non va trattata stupidamente”. La Patagonia mi ha fatto conoscere nuovi amici, sono molto felice di aver conosciuto i ragazzi del bar dei porter, con le loro birre, cene, fieste, falesia, boulder, insomma amici con cui passare le lunghe giornate di malo tiempo a El-Chalten.

Anche tanti errori sono stati fatti, dagli errori si impara molto, ma l’insegnamento più importante me l’ha dato un caro amico… ma questo è un nostro segreto e tale rimarrà! La Patagonia ci ha regalato la cumbre della Aguja Innominata per la Via Anglo-Americana salita il 18-12-2011 e questo tentativo alla Egger. Un regalo che non ci saremmo mai aspettati.

Buona Montagna.
Matteo “Berna” Bernasconi

 

Il racconto integrale di Matteo Bernasconi e le foto della spedizione sul sito dei Ragni di Lecco

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