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K2, Vitaly Gorelik morto per polmonite e problemi al cuore

Vitaly Gorelik al Pobeda Peak (Photo  Courtesy of Bask.ru - climbing.com)
Vitaly Gorelik al Pobeda Peak (Photo Courtesy of Bask.ru - climbing.com)

UPDATED –ISLAMABAD, Pakistan —  Sembra siano stati problemi ai polmoni e al cuore a provocare la morte di Vitaly Gorelik.  L’alpinista russo, che nei giorni scorsi aveva riportato congelamenti alle dita delle mani dopo le operazioni a 7000 metri di quota, sarebbe stato stroncato da una polmonite e dall’insufficienza cardiaca che il medico della spedizione Serguey Bychkovsky non avrebbe potuto curare con i mezzi a disposizione al campo base. Il team ora è in attesa dell’elicottero per lasciare il K2 e far rientro a casa

“Oggi alle 11.30 del mattino Vitaly Gorelik è morto al campo base – recita il post sul sito della spedizione russa -. Condoglianze alla famiglia e agli amici da tutto il nostro team. Il tempo è estremamente brutto da 4 giorni: bufere, cielo nuvoloso e vento forte. L’elicottero che abbiamo richiesto non ha potuto volare al campo base per via delle condizioni meteorologiche. Ora aspettiamo l’elicottero per trasportare il corpo di Vitaly. La spedizione è finita. Tutti gli alpinisti sono al campo base a preparare i materiali per trasportarli a valle”.

Con queste parole la tragica morte di Gorelik veniva annunciata ieri mattina sul sito della spedizione russa impegnata al K2 per compiere la prima salita invernale della montagna. Anche questa volta quindi l’impresa è sfumata, costando la vita a un forte alpinista che nel 2010 aveva ricevuto una nomination per il Piolet d’Or per la via aperta, assieme a Gleb Sokolov, sul Picco Pobeda in Kirghizstan.

Vitaly Gorelik (Photo russianclimb.com)

Gorelik negli scorsi giorni aveva riportato seri congelamenti alle dita delle mani, dopo aver lavorato alle corde fisse per giorni ad oltre 7000 metri di quota. Una volta rientrato al base le sue condizioni si sono aggravate tanto da richiedere l’elicottero al più presto possibile. Il cattivo tempo però non ha dato la possibilità al velivolo di alzarsi in volo e l’alpinista alla fine è deceduto, sembra per una polmonite e per insufficienza cardiaca.

“Un’altra mazzata ci è arrivata dritta al cuore – scriveva ieri sul suo blog Simone Moro, che si trova con Denis Urubko al campo base del Nanga Parbat – . Era amicissimo di Denis e ovviamente anche io lo conoscevo bene. Il silenzio è calato sul campo base per alcune ore.  Stasera ho deciso di invitare i polacchi a cena. Avevamo bisogno di vita e di compagnia…..”.

Ora la spedizione russa è tutta al campo base in attesa che il tempo migliori e che l’elicottero possa finalmente arrivare ad evacuarli per far rientro a casa.

Info: russianclimb.com; k2-winterclimb.ru/eng ; simonemoro.gazzetta.it

 

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