AlpinismoAlta quota

Mondinelli racconta la salita al Manaslu: troppo ossigeno e corde fisse dappertutto

Silvio Mondinelli e Juanito Oirzabal
Silvio Mondinelli e Juanito Oirzabal

KATHMANDU, Nepal — “Siamo arrivati in cima alle 7.30 del mattino del 5 ottobre, e alla sera io e al mio gruppo eravamo già al base. E’ andato tutto bene, l’unica cosa brutta è che ho visto davvero tanti alpinisti usare l’ossigeno. Molti criticano le commerciali e poi aspettano che i loro Sherpa mettano le corde fisse”. Questo il racconto di Silvio Mondinelli, arrivato ieri Kathmandu dopo aver raggiunto il suo 17esimo ottomila, la vetta del Manaslu.

Mondinelli, Oiarzabal e il resto del gruppo sono arrivati nella capitale nepalese, in buone condizioni fisiche e psicologiche, visto il successo raggiunto al Manaslu. Nei giorni scorsi abbiamo avuto difficoltà nelle comunicazioni satellitari e solo ieri siamo riusciti a parlare con il campione di Alagna e ad avere un racconto preciso dei fatti. La cima è stata fatta tre giorni fa alle 7.30 del mattino, e alla sera il team guidato da Mondinelli era già al campo base.

“E’ andato tutto bene, siamo andati in cima il 5 ottobre – racconta “Gnaro” al telefono -. Volevamo salire il giorno prima come gli altri, ma le previsioni davano tempo più bello per il giorno dopo e così abbiamo aspettato. Invece sarebbe stato meglio salire anche noi il 4, avremmo trovato meno freddo. Due o tre ragazzi che salivano con me sono tornati indietro perchè avevano freddo ai piedi, ed è giusto perchè è sempre meglio essere prudenti e non rischiare. Devo dire che è stato decisamente più facile dell’altra volta, c’erano corde fisse dappertutto. Le hanno messe gli Sherpa, in particolare quelli di Russell Brice, che è una brava persona. Mi piace quello che fa, come lavora. Dopo aver fatto la cima sono andato a ringraziarlo, gli ho promesso una bevuta a Kathmandu, perchè al confronto con la via Messner che ho fatto nel ’92, questo è stato come salire una scalinata con la corda, anche se è pur sempre un ottomila”.

E in effetti che in tanti abbiano raggiunto la cima del Manaslu nei giorni scorsi è un dato di fatto, a prescindere da quanto abbiano contato le abilità personali, l’aiuto degli Sherpa, delle corde fisse o dell’ossigeno. Quest’ultimo in particolare secondo Mondinelli non è proprio mancato.

“L’unica cosa brutta che ho visto è che davvero in tanti usavano l’ossigeno – conclude infatti l’alpinista di Alagna -. Molti criticano le commerciali e poi aspettano che i loro Sherpa mettano le corde fisse. Per quanto mi riguarda sono anche salito ad aiutare gli Sherpa a batter traccia, perchè mi dispiaceva, lavoravano davvero per tutti. Sono contento comunque, finalmente ho la foto di vetta. Sono stato felice di salire insieme allo Sherpa di un mio cliente, anche lui come me senza ossigeno, solo che lui non aveva mai salito il Manaslu. C’era anche suo fratello che è salito con Davide Chiesa, entrambi con l’ossigeno. Un po’ più tardi di noi sono saliti senza ossigeno Simone Botta, un ragazzo di Alagna, che secondo me promette bene, e a Juanito Oiarzabal”.

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8 Commenti

  1. Silvio Mondinelli Gnaro come sempre piu’ chiaro e preciso di cosi non si puo’ essere, un arrivederci da
    Antonello Capelli e Giuliana Cavadini, CAI Bizzarone CO.

  2. Bravi tutti! certo, non bisogna esagerare con l’ossigeno, che pero’ tante volte ha perrmesso di salvare vite umane. Bravi comunque tutti!
    Stefano

  3. Ossigeno o non ossigeno, siete stati tutti bravi! Vorrei poterlo salire io con l’ossigeno un Ottomila!
    Bravi bravi bravi!!

  4. Comlimenti per l’impresa, complimenti a Davide Chiesa che con l’aiuto dell’ossigeno è riuscito a raggiungere la cima. ricordo che vivere nella BASSA pianura padana costa molto piu fatica allenarsi ed andare in mntagna rispetto a chi abita sul posto e magari va in montagna tutti i giorni per ‘mestiere’ e nn per passione come fa lui alzandosi alle 3 del mattino e facendosi tre ore di macchina.

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