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Settembre, ghiacci artici ai minimi storici

Lo stato del pack artico al 10 settembre
Lo stato del pack artico al 10 settembre

JUNEAU, Alaska — Pochi giorni fa il ghiaccio marino artico ha raggiunto la sua minore estensione di sempre, battendo il record fatto registrare nel Settembre del 2007. Tale nuovo record storico è stato raggiunto più precisamente l’8 settembre 2011, con un’estensione di soli 4240 milioni di kmq. Eloquente a tal proposito è questa immagine relativa all’estensione del ghiaccio aggiornata allo scorso 10 settembre: il pack artico si è ridotto rispetto alla media 2002-2006, e secondo un gruppo di ricerca dell’Università di Brema, che studia l’andamento del ghiaccio marino artico, si è ritirato del 50 per cento dal 1972 ad oggi.

Da una prima analisi della mappa proposta, il pack – strato di ghiaccio marino derivato dallo sgretolamento della banchisa – si è praticamente fuso al largo dei settori asiatici: in particolare nel periodo 2002-2006 il ghiaccio si estendeva sin verso le Isole della Rivoluzione d’Ottobre e quella Bolscevica, al largo della Penisola del Tajmyr, sul Bassopiano siberiano settentrionale. Ora è arretrato spaventosamente. Anche al largo del versante esposto alla Siberia più orientale e sin verso il settore canadese il pack ha subito una forte diminuzione; stabile invece la situazione sulle Isole canadesi della Regina Elisabetta e sul Mare di Groenlandia. Se da un lato questo può fare la fortuna delle compagnie petrolifere, che possono così sfruttare nuove vie di navigazione, dall’altro incombe la minaccia per la flora ma soprattutto la fauna locale.

La riduzione della copertura nevosa sull’Artico riduce l’effetto albedo, facilitando così l’immagazzinamento di calore nel mare che, data la sua notevole capacità termica, rimane intrappolato nella superficie marina. Tale calore viene rilasciato nella bassa atmosfera durante l’autunno e questa dinamica contrasterebbe con la formazione di un robusto Vortice Polare, aumentando piuttosto lo spessore di geopotenziale. Un Vortice Polare debole favorisce la discesa delle irruzioni fredde alle medio-basse latitudini, in quanto maggiormente dispersivo del serbatoio freddo che lo alimenta.

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