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Il global warming minaccia la pace nel mondo. In arrivo i Caschi verdi?

Siccità (Photo World Affair Council)
Siccità (Photo World Affair Council)

NEW YORK, Stati Uniti — I “Caschi verdi” Onu difendono l’ambiente. Per ora è solo di un’idea, o per qualcuno una provocazione, ma il senso della proposta, emersa qualche giorno fa alle Nazioni Unite, è quello di richiamare i governi del mondo al problema del riscaldamento climatico, foriero non solo di cataclismi ambientali ed economici, ma anche di grandi minacce per la sicurezza mondiale.

La formula è semplice. Il riscaldamento climatico implica meno risorse naturali; meno risorse naturali – ovvero soprattutto meno acqua e meno cibo – implicano conflitti armati tra i Paesi già in difficoltà, per dividersi una coperta sempre più piccola e far fronte a necessità inversamente proporzionali. Il riscaldamento globale è un problema che riguarda il mondo a 360 gradi, perché le conseguenze sconfinano inevitabilmente da un settore all’altro del vivere.

Di questo ha discusso mercoledì 17 luglio il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, riunitosi in via straordinaria per affrontare la questione cambiamenti climatici e loro conseguenze sulla sicurezza e la pace nel mondo. Al Palazzo di Vetro si è parlato dell’ipotesi di creare dei “Caschi verdi” da inviare nei territori in cui si verifichino disordini e conflitti a causa di problemi ambientali. La proposta però, che al momento è solo un’ipotesi, funzionale, forse, più a sensibilizzare i governi e l’opinione pubblica, non è poi una novità. Se n’era già parlato in passato, anche sotto la direzione di Klaus Topfer, ex direttore dell’Unep, il programma ambiente delle Nazioni Unite.

Ancora oggi comunque il consenso sull’idea non è unanime. “Ridipingere di verde i caschi blu darebbe un segnale forte, ma affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici nelle regioni più precarie sarebbe poi tanto diverso dai compiti che già svolgono oggi?” – ha dichiarato per esempio all’Huffington Post, l’ambasciatore tedesco Peter Wittig, promotore del dibattito all’Onu e sostenitore di una risoluzione che preveda per il futuro interventi di peacekeeping per prevenire o fermare conflitti dell’emergenza ambientale.

”La nostra capacità di saper gestire i cambiamenti climatici si sta rivelando una sfida – ha dichiarato Achim Steiner, attuale direttore dell’Unep, secondo quanto riferisce l’Asca -, soprattutto se si verificano simultaneamente e iniziano ad interessare, ad esempio, i mercati alimentari mondiali, regionali e la sicurezza alimentare, creando così un forte flusso migratorio. E’ evidente che la comunità internazionale si troverà ad affrontare una crescita esponenziale di questi tipi di eventi estremi.”

Siccità, carestie e nuovi immigrati dell’emergenza ambientale. Questo il drammatico scenario che si è profilato durante il dibattito alle Nazioni Unite. E la siccità della Somalia è solo uno degli esempi possibili che si possono portare già oggi.

Alla fine di un dibattito molto duro, che ha visto l’opposizione soprattutto dei colossi mondiali emergenti, il Consiglio ha approvato una dichiarazione presidenziale che si limita a riconosce il problema. Si spera possa essere solo un primo passo, e che non si debba aspettare molto per una marcia convinta verso provvedimenti concreti.

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