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Cosa regola le stagioni in Himalaya? Identikit del monsone

Monsoni
Nubi monsoniche

BOLOGNA — Come mai in questo periodo non ci sono alpinisti in azione sull’Himalaya? Come mai la webcam dell’Everest, installata due mesi fa dalla spedizione Share Everest, restituisce sempre un’immagine grigia? La risposta non è un guasto di funzionamento o un errore di programmazione. E’ semplicemente il monsone, che regola le stagioni in Himalaya e determina i tempi delle spedizioni alpinistiche: da maggio a settembre, quattro mesi di pioggia continua e neve in alta quota, accompagnate da nebbia e visibilità azzerata. Poi, all’improvviso, il cielo si schiarisce e inizia la stagione secca. Volete saperne di più? Eccovi serviti, con un approfondimento preparato apposta per voi dai ricercatori dell’Isac Cnr, che lavorano al progetto Share promosso dal Comitato Evk2Cnr.

Il termine “monsone” indica qualsiasi sistema regionale di vento che presenta un’inversione della direzione tra l’estate e l’inverno. Il termine deriva dall’arabo mausim, che significa stagione, ed è stato per la prima volta usato dai navigatori arabi per indicare i venti che agevolavano la navigazione d’inverno verso l’Africa orientale, e d’estate verso l’India. Il monsone indiano è infatti il più conosciuto ed è dovuto alla dislocazione del continente asiatico rispetto all’Oceano Indiano.

I meccanismi fisici alla base di questo fenomeno sono:
– il riscaldamento differenziale tra terra e oceani
– l’accelerazione di Coriolis, dovuta alla rotazione terrestre;
– il ruolo dell’acqua, che immagazzina e rilascia calore sotto forma di calore latente nei processi condensazione ed evaporazione, rispettivamente.

Monsoni - © 2002 Brooks-Cole - Thomson Learning

I monsoni sono anche associati alla circolazione atmosferica a scala globale. In particolare, il ciclo stagionale del monsone a grande scala è regolato principalmente dal riscaldamento differenziale delle superfici dell’oceano e della terraferma, a causa delle loro capacità termiche molto differenti. In sostanza, durante l’estate il continente si scalda più dei mari circostanti, richiamando un flusso di aria umida nei bassi strati dall’Oceano; viceversa durante l’inverno, quando il continente si raffredda più del mare, il flusso si inverte (vedi Figura 1).

Inoltre, l’oscillazione stagionale della latitudine di massima insolazione (chiamata Zona di Convergenza Inter-Tropicale (ITCZ) genera – a seconda delle stagioni – diversi gradienti di temperatura terra-mare, che a loro volta sono responsabili di circolazioni differenti a grande scala. L’alternanza stagionale non deriva soltanto dall’inversione del gradiente termico, tra oceano e continente, ma è anche conseguenza dello spostamento stagionale in latitudine delle fasce planetarie dei venti.

La circolazione che si instaura è schematizzata nelle figure sottostanti e determina nel Subcontinente Indiano una stagione secca (definita anche “monsone secco”) che si estende da novembre ad aprile ed una stagione umida (“monsone” o “monsone umido”) da maggio a settembre-ottobre.

Monsoni - © Claudio Cassardo. Il clima monsonico dell’Asia

Il termine monsone indica allo stesso tempo la stagione il vento, le piogge. Quello che interessa l’India e l’Asia sudorientale da giugno a settembre è uno dei monsoni più forti e più conosciuti, i cui effetti si ripercuotono sulla circolazione atmosferica globale.

Dal febbraio 2005 il Nepal Climate Observatory-Pyramid, osservatorio del progetto Share installato a 5079 m slm presso il Laboratorio Piramide dell’Everest del Comitato EvK2Cnr, effettua osservazioni di composizione dell’aria, ma anche meteorologiche sul versante meriodionale dell’Himalaya. Anche qui è ben visibile l’effetto del monsone indiano nella stagione estiva, periodo nel quale si registrano i massimi di umidità relativa (94% in media) e la quasi totalità delle precipitazioni. I venti dominanti in questa stagione spirano 24 ore al giorno dal fondovalle. La stagione invernale è invece caratterizzata da scarsissime precipitazioni con valori di umidità relativa sempre inferiori al 70%, temperature più rigide e un’alternanza giornaliera delle brezze di valle e di monte.

 

Angela Marinoni

 

Monsoni - © Bonasoni et al., Brown Cloud in the Himalayas, ACP 2010

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