Alpinismo

Benoit Chamoux, l’eredità di un mito

immagine

CHAMONIX, Francia — Benoit Chamoux è stato il più grande himalaysta francese. Saliva in solitaria, con record di velocità. Scomparve tra le nevi del Kanchenjunga nel 1995, a 34 anni e a pochi metri dal raggiungimento del suo quattordicesimo ottomila. In sua memoria è stata creata una Fondazione che si occupa dell’educazione scolastica di bimbi Sherpa che hanno perso il padre sulle montagne. Oggi, la Fondazione che porta il suo nome compie dieci anni.

I festeggiamenti si terranno a Chamonix, domani sera. Ci saranno i fondatori Fabienne Chamoux e Agostino da Polenza, rispettivamente moglie e inseparabile compagno di cordata di Benoit. Ci sarà Ang Rita Sherpa, una delle più alte autorità nepalesi in fatto di cooperazione, che si occupa dei progetti della Fondazione seguendoli di persona in Nepal. E ci sarà una leggenda vivente dell’alpinismo: Kurt Diemberger, unico alpinista vivente a vantare la prima assoluta su due ottomila ed esperto mondiale di cultura di montagna.
 
Tutto il ricavato della serata andrà a favorire l’attività della Fondazione, che dal 1996 ad oggi mantiene agli studi 21 bambini Sherpa. I ragazzi sono seguiti singolarmente con attenzione, sia a distanza sia con incontri e visite in loco.
 
L’idea è nata in ricordo del legame che ha sempre unito Benoit Chamoux alle genti dell’Himalaya, dove ha passato tanta parte della sua vita e dove, alla fine, l’ha lasciata. Vi riproponiamo il commovente ricordo di questo grande alpinista, scritto da Agostino Da Polenza un anno fa.
 
"Ricordo che con Fabienne, per giorni, sorvolai la vetta del Kanche, nel disperato tentativo, nella folle speranza, di vedere, di trovare una traccia di Benoit… fino al nulla dei nevai. Mentre il riverbero delle nevi infinite accecava gli occhi sconsolati che spuntavano dall’ oblo di un piccolo velivolo a quota 8000 metri. 
 
Continuo a parlargli ancora, dopo dieci anni. Continuo a parlare di alpinismo. Di progetti, di spedizioni, di scienza e comunicazione. Rubo le risposte dalle smorfie di quella bocca sempre sorridente, di quel viso bambino, intagliato come legno. Ma soprattutto dai suoi occhi sempre espressivi, sempre pronti a percepire e riflettere la luce. Penso a cosa mi potrebbe dire.
 
Immagino le risposte e le obiezioni. Era il nostro gioco infinito, nelle notti del vino che lui beveva con parsimonia. Un gioco fatto di parole che l’uno comprendeva ancor prima che l’altro potesse esprimerle. Mi viene da sorridere pensando ai tre moschettieri: "Tutti per uno, uno per tutti". Ce l’avevi nell’anima quel motto, mio giovane amico. Di D’Artagnan avevi il coraggio, l’intelligenza e il senso di responsabilità.
 
No! Se non ci servivano le parole allora, ora basta che io sappia che tu ci sei. Che fai parte del mio pensare migliore, del mio tempo più sorprendente e felice. Che i tuoi sogni, le tue mani, il tuo sudore e anche il tuo dolore sono parte della mia piccola storia di uomo. Un uomo che ha incontrato un amico, un alpinista dal cervello fine come l’aria che respirava, dal cuore grande come le montagne che saliva. Ciao Benoît, ci sentiamo settimana prossima".
Ascensioni Solitarie di Benoit Chamoux;
1985: Gasherbrum II (8036m) e Gasherbrum I (8068m), a 7 giorni di distanza
1986: Broad Peak (8047m) e K2 da Sud (8611m) nel giro di 17 giorni
1987: Nanga Parbat (8125m) dal versante Diamir
 
Spedizioni condotte con Esprit d’Equipe
1988: Annapurna da Sud (8091m)
1989: Manaslu da Sud (8183m)
1990: Cho Oyu (8201m)
Shisha Pangma (8013m)
 
Spedizioni scientifiche
1992: Misurazione dell’Everest (8846m)
1993: Dhaulagiri (8167m)
1994: Lhotse (8516m)
1995: Makalu (8463m)

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close