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Dopo ghiacciai e permafrost, nel gruppo Dosdè-Piazzi si studia la neve

Cima Piazzi (Photo courtesy Dovesciare.it)
Cima Piazzi (Photo courtesy Dovesciare.it)

MILANO — La neve, simbolo di purezza e fondamentale risorsa idrica per l’ambiente. Ecco il nuovo oggetto di ricerca dell’Università di Milano e Levissima che, dopo aver indagato negli anni scorsi le masse glaciali e il permafrost, hanno deciso di proseguire il loro studio congiunto sui bacini alpini concentrandosi sul manto nevoso e la sua evoluzione al trascorrere delle stagioni.

Recenti studi sugli effetti del cambiamento climatico, hanno evidenziato che tra gli impatti attesi, oltre alla riduzione dei ghiacciai e la fusione accentuata del permafrost, è prevista anche una diversa distribuzione spaziale e temporale delle nevicate e quindi una modifica della portata dei torrenti.

Il progetto italiano tenterà quindi di approfondire l’argomento: si focalizzeranno sulla neve che riveste il Gruppo Dosdè-Piazzi, situato in un’area di grande valenza naturalistica ed ambientale in alta Valtellina, per capire quanta acqua, proveniente dalla sua fusione, va ad alimentare i bacini idrici di alta quota e i torrenti di media e bassa quota.

I ricercatori, con l’importante contributo delle guide alpine “Alta Valtellina”, saranno impegnati sul campo per svolgere campagne di monitoraggio del manto nevoso a partire dal mese di maggio: attraverso appositi “carotaggi” verranno misurate le caratteristiche fisiche e, attraverso una sofisticata strumentazione detta georadar, verranno rilevati gli spessori del manto nevoso; mentre, in laboratorio, verranno analizzate le immagini satellitari utili a descrivere la copertura nevosa e le sue variazioni nel tempo.

Il Gruppo Dosdé-Piazzi, da dove trae origine l’acqua Levissima, è ormai considerato un vero e proprio “laboratorio a cielo aperto” per lo studio e le ricerche sulla criosfera: qui, nel 2007, è iniziato lo studio Levissima-Università di Milano sui ghiacciai, che poi si è sviluppato con l’analisi del permafrost e ora della neve. Due temi, questi ultimi, strettamente correlati: annate con scarse precipitazioni nevose vedono un forte raffreddamento della superficie rocciosa e del suolo e un conseguente aumento dello spessore del permafrost, e viceversa.

“La neve che cade sui nostri ghiacciai d’inverno se supera la stagione estiva si trasforma in ghiaccio – afferma il Professor Claudio Smiraglia dell’Università degli Studi di Milano – Proprio per questo è importantissimo poter valutare l’accumulo nevoso (che rappresenta l’alimentazione indispensabile per la sopravvivenza del ghiacciaio) e la sua evoluzione durante gli anni e le diverse stagioni; questo serve anche per poter definire le variazioni di volume del ghiacciaio, cioè il suo bilancio di massa”.

“Una volta conosciuta la distribuzione spazio-temporale della neve per l’anno di monitoraggio – conclude il Professor Claudio Smiraglia – si potranno stimare le nevicate future sulla base degli scenari climatici per quantificare l’acqua disponibile sulle nostre montagne”.

”Siamo orgogliosi del lavoro di ricerca svolto fino ad oggi con l’Università degli Studi di Milano – afferma Daniela Murelli, Direttore CSR del Gruppo Sanpellegrino di cui Levissima fa parte -, e siamo convinti che anche quest’anno lo studio rappresenterà un successo da un punto di vista scientifico e ci permetterà di sensibilizzare ancora una volta l’opinione pubblica sull’importanza della risorsa acqua e dell’ambiente, più in generale”.

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