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E il pedaggio sul Grossglockner fa infuriare i ciclisti

Il Grossglockner
Il Grossglockner

SALISBURGO, Austria — Un pedaggio per passare su uno dei passi più belli dell’Arco Alpino. Ma stavolta non per le auto bensì per le biciclettte. Sta facendo infuriare l’intera comunità ciclistica internazionale la decisione dell’Austria di imporre una tassa non solo alle auto ma anche ai velocipedi per passare sul Großglockner.

Con i suoi 3798 metri, il Großglockner è la montagna più alta d’Austria e tra le più famose soprattutto per la strada mozzafiato, la Hochalpenstrasse, che scavalca gli Alti Tauri. Quasi cinquanta chilometri di tornanti mozzafiato. Trentasei svolte a U in salita, per la precisione. Roba da ernia, al solo pensiero. Se poi ci si mette pure un fantomatico pedaggio “pedalatorio”, il colpo alla bile è davvero da ko.

E così i nostri poveri ciclisti, dopo aver fatto una fatica immane per salire lassù, mescolando improperi e sudore a fiumi, giunti in cima troveranno ad attenderli gli zelanti funzionari austriaci che, con proverbiale malignità, indicheranno loro il cartello delle tariffe: 5 euro se si vuole proseguire. Quindi mano al portafoglio tra le 9 di mattino e le 15, durante l’ora di punta del traffico. Il resto resta libero. Solo che arrivando lassù dopo quell’ora c’è il rischio di non tornare più a casa, o di doversi fermare per forza a dormire da qualche parte. Cash alla mano, dunque.

Sul Glossglockner, il prossimo 20 maggio tornerà anche il Giro d’Italia. Non accadeva da 40 anni. Il bello è che i professionisti in rosa non dovranno pagare alcun pedaggio. No, quello è riservato agli amatori e agli sportivi in genere, facili da spennare, soprattutto quando hanno il fiato corto e sono in ipersalivazione.

Motivo della fantasmagorica tassa? “Ragioni di sicurezza stradale”, giurano dalla società che gestisce l’arteria alpina, la Großglockner Hochalpenstraßen AG. Perché il numero dei ciclisti che passano da queste parti è aumentato negli ultimi 15 anni da cinquemila a 20mila, quindi “raus”, più di tanti non ne vogliamo. E pure gli incidenti sarebbero in aumento, dicono dalla polizia. Se poi le casse dello Stato ci guadagnano, non guasta.

Ma è nell’interesse dei ciclisti, assicurano i fautori dell’iniziativa, visto che nel prezzo è compresa anche l’assicurazione. Facciamo due conti: 5 euro per 20mila ciclisti l’anno fanno 100mila euro tondi tondi e senza colpo ferire, che di questi tempi non sono da buttar via. Se poi aggiungiamo 178mila auto, 77mila moto e 5400 autobus l’anno – tutti a pagamento, ovviamente-, la cifra diventa davvero corposa.

La tassa, a dire il vero, non è nuova. Già nel 1935, anno d’apertura della strada panoramica, fu introdotta una tassa per i ciclisti. Allora era di uno scellino, che agli italiani suona tanto come quel “fiorino” reso celebre dal film di Troisi “Non ci resta che piangere”. Ve lo ricordate? “Chi siete? Da dove venite? Dove andate?”. Peccato che fosse il Medioevo…

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