Pareti

Patagonia, avventura Torre Egger: racconto e foto di Matteo Bernasconi

Passaggio sulla Torre Egger (Photo courtesy www.matteobernasconi.com)
Passaggio sulla Torre Egger (Photo courtesy www.matteobernasconi.com)

LECCO — “Torre Egger  1 – Ragni di Lecco  0. Ma la partita non è ancora finita, siamo solo al primo round del progetto Egger. Progetto? Sì, semplicemente perché siamo pronti per ritornare sulla parete e continuare quello che abbiamo iniziato”. E’ con simpatia e determinazione che Matteo Bernasconi racconta il tentativo all’inviolata parete Ovest della Torre Egger, in Patagonia, avvenuto nel mese di gennaio con il collega dei Ragni di Lecco Matteo della Bordella. Ecco il suo scritto, accompagnato da foto, l’indomani del ritorno da un’avventura destinata a continuare nei prossimi anni.

Siamo io, Matteo “Berna” Bernasconi e il “Teo” Matteo Della Bordella che il 25 dicembre partiamo dall’Italia con l’intenzione di trascorrere 45 giorni in Patagonia per realizzare il nostro sogno, salire la Torre Egger da ovest,  una parete ancora inviolata.
Partiamo a Natale, destinazione Buenos Aires. Con un volo interno raggiungiamo il 26 dicembre, alle 14 ora locale, il paese di El-calafate dove facciamo spesa di viveri, compriamo  gas e benzina per i fornelli. La sera prendiamo il bus che ci porta a El-chalten: con noi abbiamo circa 130kg di bagagli… un trauma tutte le volte spostarli.

Il 27 dicembre  recuperiamo 8 ragazzi che fanno i porter che ci aiuteranno nel trasporto del materiale fino al Passo Marconi e nel fare le ultime spese. Dividiamo il materiale nei vari zaini dei porter, il nostro saccone risulta essere più pesante del previsto, i chili sono tanti: in totale, 230kg di materiale da trasportare sulle spalle.

Il 28 dicembre alle 4 del mattino io, il Teo, e gli 8 ragazzi partiamo da El-Chalten  alla volta del ponte per  la Piedra del Fraile, punto di partenza per raggiungere il Passo Marconi che raggiungiamo intorno alle 16.

I porter  tornano a El-Chalten.  Ora siamo rimasti io e il Teo con i nostri 230kg di materiale da trasportare al Circo de Los Altares, più precisamente sotto al filo rosso: questo sarebbe stato il programma per il giorno successivo. Montiamo la nostra tenda e passiamo la notte al Passo Marconi, il tempo è bello ma nella notte si alza un vento forte.

La mattina del 29 dicembre tentiamo con la nostra slitta di trascinare in due più di 100kg di materiale alla volta del filo rosso; il vento è troppo forte, non riusciamo a stare in piedi, la slitta è troppo pesante, il vento fortissimo ci ricaccia indietro. Sistemiamo  tutto il materiale al Marconi. Il vento solleva piccoli sassi e neve ghiacciata dal terreno, decidiamo in fretta e furia di tornare alla plagitta, un punto sicuro dove stare con la tenda a 3 ore circa dal passo.

In plagitta passiamo il 29, il 30 e il 31 di dicembre, tre giorni di vento fortissimo, che il 30 è accompagnato anche dalla pioggia. Ci siamo solo noi, per tre giorni non incontriamo nessuno, e per tre giorni mangiamo solo 1 kg di pasta, 2 scatolette, 3 pacchetti di cerealitas…una fame d’altri tempi! Il vento al Passo Marconi non ci aveva permesso di recuperare altro cibo.

Il 1 gennaio il tempo è bello, assenza di vento e caldo: partiamo alle 4 dalla plagitta, raggiungiamo il Passo e trainiamo il primo carico. Sono  più di 100kg, la maggior parte dei quali è sulla slitta che trainiamo in due, gli altri sulle spalle. Arriviamo al filo rosso intorno alle 16. Incominciamo a costruire la truna ma alle 22, stravolti, ci infiliamo nei sacchi a pelo.

Il 2 gennaio  alle 2 di notte ripartiamo di nuovo verso il Passo Marconi per recuperare il resto del materiale; ci carichiamo altri 100kg circa e ritorniamo al filo rosso che raggiungiamo nel primo pomeriggio, il tempo è sempre molto bello. Finiamo di costruire la truna che ci impegna per altre 4 ore. Il nostro campo base sotto la parete è pronto; in due giorni abbiamo trasportato tutto il materiale e sistemato il campo base.

Il 3 di gennaio è sempre bello e caldo ma io e il Teo decidiamo di riposare, dobbiamo recuperare per poter andar in parete. Il 4 di gennaio  fa caldo e piove per tutta la giornata. Il 5 di gennaio la sveglia suona molto presto, alle 2 partiamo dalla tenda in direzione della parete, è una giornata bellissima. Con noi abbiamo tutto il materiale più 200 metri di statiche, insomma abbiamo dei sacconi pesantissimi.

Il ghiacciaio si rivela pericoloso e abbastanza laborioso da attraversare, e man mano che ci avviciniamo anche lo zoccolo risulta più laborioso del previsto. Saliamo i primi 250 metri di zoccolo, scaliamo 100 metri su roccia-misto  sul V°-VI° , poi un nevaio sui 60° di pendenza, fino a raggiungere la base della parete. Scaliamo anche i primi 3 tiri della via, fissiamo con le corde fisse ma intorno alle 18 iniziamo a scendere perché dobbiamo fissare i primi 100 metri di zoccolo prima del nevaio. Il nevaio sarà l’unico tratto non fissato. Alle 23 circa siamo di nuovo alla tenda, stanchi ma felici del lavoro fatto: il Teo si è fatto anche un tiro in scarpette!

Ogni tanto la parete scaricava, ogni tanto saltavamo per aria! Stavamo imparando a conoscerla…

Il 6 di gennaio è brutto, il 7 è stata una giornata difficile da interpretare: la pressione si abbassava, grosse nuvole sullo Hielo, al mattino pioggia e in tarda mattinata tempo bello. Ormai era troppo tardi per andare in parete, sarebbe stato pericoloso fare l’avvicinamento al sole.

Poi la meteo ci dà 3 giorni di bello: prepariamo i sacchi con  gli altri 200 metri di statiche e cibo per 3 giorni. Avevamo visto che si poteva bivaccare in parete, con noi portiamo anche sacchi a pelo e fornello. Alle 3 partiamo dalla tenda, il tempo è bello ma fa molto freddo. Risaliamo le fisse fino al punto massimo raggiunto e notiamo che il tempo sta cambiando, si rannuvola e fa sempre molto freddo. Facciamo 5 tiri di corda, quasi tutti avvolti nelle nuvole,  intorno alle 18 incomincia a nevischiare e il vento si rinforza.
Incominciamo a scendere e a sistemare le fisse, abbandoniamo l’idea di bivaccare in parete, fa troppo freddo, nevica, e il vento aumenta sempre di più e non abbiamo nessun riparo per provare a stare in parete,  lasciamo materiale e cibo. Sul nevaio  inizia a “sbuferare”: vento forte e neve…una “lozza” come dice il Teo! Siamo molto felici della decisione appena presa. Alle 23 raggiungiamo in piena bufera la truna.

È il 9 gennaio, nevica, fuori dalla truna bufera…così come i giorni successivi. Rimaniamo bloccati in truna per il brutto tempo per i 10 giorni consecutivi. Il 15 di gennaio è il mio compleanno, ma fuori è sempre brutto. La meteo continuava a dare brutto tempo, decidiamo di ritornare a El-chalten, per recuperare un po’ di cibo e per  far festa, insomma eravamo stufi di stare sdraiati in tenda nell’umido. Lasciamo il campo montato e in 10 ore, scarichi, copriamo 45km circa che ci distanziano dal paese.

Rimaniamo in paese per i due giorni successivi, poi tentiamo di rientrare al campo ma la giornata finirà al Rio Elettrico, che dista circa a 1 ora e mezza di cammino dal Fraile. Sotto una pioggia incessante, ritorniamo a El-chalten. Passiamo altri 2 giorni in paese, poi tentiamo di rientrare, quel giorno davano vento forte ma ci è andata bene, il Passo Marconi siamo riusciti ad oltrepassarlo, e solo nelle ultime ore di cammino nello Hielo ci ritroviamo a combattere con il vento e la neve di una bufera.

Dopo 12 ore di cammino, stanchissimi, arriviamo alla truna  che per metà è distrutta. La tenda è sepolta dalla neve e in tenda c’è un sacco d’acqua in cui galleggia il resto della roba. Passiamo la notte  come riusciamo e così anche  il giorno successivo sotto l’ennesima nevicata, la meteo dava bello…ma non era così! È il 25 gennaio, è nuvolo, le pareti non si vedono, fa molto freddo, decidiamo di sistemare la truna visto che il tempo ci regala un momento di tregua;  l’idea era quella di salire in parete se ci fossero state le condizioni per il giorno successivo, la meteo dava 4 giorni di bello ma la pressione era ancora bassa, incominciamo a pensare che le previsioni siano sbagliate.

Nel pomeriggio, si apre: tutto azzurro, vediamo le pareti totalmente incrostate di neve, capiamo che la spedizione è finita. Due valanghe scese sulla via ci fanno desistere dal provare a salire. Decidiamo di sistemare tutte le nostre cose e nella notte di partire verso El Chalten. L’aggiornamento meteo prevedeva ancora  brutto tempo per i giorni successivi, e così è stato.

Per noi è un sogno solo rimandato. Io e il Teo siamo già pronti per il nuovo tentativo, tutto è già organizzato e pronto per l’anno prossimo, bisogna solo aspettare la nuova stagione patagonica. Esperando nel bel tiempo! Esta es la Patagonia!

La linea di salita percorre un tentativo fatto da Ermanno Salvaterra nel 1997 con Adriano Cavallaro. Salvaterra in quell’occasione salì 250m, 7 tiri di corda. Abbiamo trovato le soste: dall’ultima sosta trovata, il 7 tiro, siamo saliti di 50m. In totale abbiamo salito 8 tiri di corda e 300m di via. Ringrazio Ermanno per tutte le info…!

Matteo Bernasconi

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Info: Guida Alpina Matteo “berna” Bernasconi, bernaclimb@libero.it
Credits: Adidas per l’abbigliamento tecnico, Scarpa per gli scarponi e Climbing Technology per l’attrezzatura.

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