Pareti

David Lama torna col trapano al Cerro Torre, riscoppia la polemica

Cerro Torre
Cerro Torre (Photo Davide Brighenti)

EL CHALTEN, Argentina – Si riaccende la miccia nella faccenda Lama-Cerro Torre. David Lama infatti, è arrivato ad El Chaten con la troupe Red Bull, per completare quanto iniziato l’anno scorso: il film sulla sua salita della via del Compressore ma soprattutto la rimozione dei chiodi da lui lasciati in parete durante la scalata precedente, oggetto di una lunga polemica internazionale. Ma la sua venuta in Patagonia non è stata ben accetta da tutti: c’è chi sostiene infatti che anche questa volta le intenzioni dell’austriaco non siano delle migliori.

Oramai la faccenda è nota: si parla (ancora) di quel tentativo del climber austriaco David Lama di compiere la prima salita in libera sulla via normale del Cerro Torre, risoltosi in un fallimento corredato da numerosi chiodi lasciati sulla parete. Lama, salito con la troupe della Red Bull che intende girare un film sull’impresa, era stato duramente attaccato nell’ambito della comunità alpinistica internazionale, soprattutto quella più legata alla Patagonia. Si era difeso, si era scusato, aveva promesso di tornare per rimediare all’errore, del tutto involontario e imprevisto (il brutto tempo infatti, a suo dire, l’avrebbe costretto a lasciare tanto materiale sulla montagna).

Nel frattempo il “custode del Torre”, l’argentino Rolando Garibotti, aveva provveduto personalmente a fare pulizia, salendo a metà novembre, insieme a Doerte Pietron, a togliere 17 dei 60 chiodi incriminati da lui contati. Il 9 gennaio scorso è ritornato sulla via, di nuovo insieme a Doerte Pietron e questa volta con l’aiuto anche dell’americano Colin Haley: sono risaliti sulla parete per togliere un’altra dozzina di chiodi che la squadra di Lama aveva collocato nella parte bassa della via, sotto la spalla.

Chiodi lasciati dalla squadra di Lama piantati vicino ad appigli naturali <br> (photo Rolando Garibotti su colinhaley.blogspot.com).
Chiodi lasciati dalla squadra di Lama vicino ad appigli naturali (photo Rolando Garibotti su colinhaley.blogspot.com).

Altri chiodi però, due o forse quattro, non sono stati recuperati. “In questa zona  – sostiene Haley nel suo blog dove pubblica diverse foto dimostrative – la squadra di David Lama aveva assicurato di aver collocato dei chiodi su una linea alternativa, lontano dalla via normale, ma tutti questi nuovi chiodi si trovavano molto vicini agli appigli naturali”.

Proprio Haley, alpinista americano esperto della Patagonia, dove ha compiuto diverse importanti imprese come la salita solitaria sulla Supercanaleta del Fitz Roy, si è dimostrato particolarmente diffidente nei confronti dell’austriaco, all’indomani del suo ritorno ad El Chalten, risollevando di fatto la polemica.

Nonostante Lama abbia dichiarato di voler salire sulla via del Compressore con una strategia diversa dall’altra volta, ovvero portando una squadra ridotta a 5 membri divisi in due cordate, e di voler rimuovere i chiodi che ancora si trovano sulla parete, Haley sospetta del trapano che l’austriaco ha portato con sé.

Secondo l’americano, Lama avrebbe portato l’attrezzo per piantare nuovi chiodi, il che sarebbe a suo avviso anche comprensibile, visto che nella parte superiore vorrebbe cercare un percorso alternativo a quello della via normale, incontrando probabilmente un terreno su cui chiunque farebbe uso di chiodi.

Dall’altro canto quello che non piace a Haley è però il modo in cui Lama vorrebbe usare il trapano. “Durante una conversazione – dichiara infatti l’americano sul suo blog -, Lama mi ha spiegato che la sua idea è quella di raggiungere la cima per la via normale del Compressore per poi scendere in corda doppia chiodando una via diversa nella parte superiore”. Un progetto inammissibile e irrispettoso per il Cerro Torre, che Haley avrebbe cercato di scongiurare, ma senza riuscire a convincere l’austriaco a cambiare proposito. “E’ un peccato – ha concluso – che Lama non creda abbastanza nelle sue capacità al punto da non voler tentare la salita in puro stile alpino”.

Info e foto: http://colinhaley.blogspot.com/

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4 Commenti

  1. No agli spit in certi contesti punto e a capo, nn vedo dove sia il problema e tantomeno la discussione. Dove nn c’è possibilità di proteggersi (a meno che nn si utilizzino degli spit), nn ci si dovrebbe andare e basta, altrimenti lo fai a tuo rischio e pericolo in libera, altrimenti dimostri solamente che l’exploit nn era possibile stando alle regole del gioco nn scritte ma che tutti conosciamo moralmente, le discussioni si creano solamente per dare a mio avviso giustificazioni ad un’azione scorretta come quella di calarsi dall’alto per vedere dove posso metter mani e piedi, piazzare un due protezioni a spit e tentar di salire finchè riesco ad uscire capendo il movimento alla dodicesima volta? questo lo fai in palestra e lasci lontano il business Red Bull dalla vera avventura che gente prima di te si è impegnata a vivere. Perdonate il tono polemico. Ciao

  2. Credo che e tempo che le autorita argentine di protezione ambientale ed altre, coinvolte in questo caso de danni materiale ed culturale in questa montagna – come in altre – devono prendere la responsabilita di fermare questo altro intrento se si prova l ‘uso di techniche contrari alla etica alpinistica predominante in Patagonia. Un apelo deve farse ai clubs e associazioni alpini de tutto il mondo pert rimanere assieme nella protezione delle montagne nel confronto con queste tipo de circo publicitario promosso per un noto esponente della arrampicata sportiva. Dura Lex e quello che se ha bisogno.

  3. Che comunque un chiodo ben piantato ha tutto il suo rispetto in merito alla tenuta.
    La via del compressore è una leggenda e non và stuprata a spit come una via sportiva.
    Bisogna considerare sempre l’etica del luogo, è una questione di rispetto e perchè no, anche di onore.

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