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Previsioni agghiaccianti: ghiacciai alpini decimati entro il 2100?

Lingua di un ghiacciaio alpino del monte Ruitor (Photo Vialeattea.net)
Lingua di un ghiacciaio alpino del monte Ruitor (Photo Vialeattea.net)

CALGARY, Canada — Entro la fine del secolo fra il 60 e il 90 per cento dei ghiacciai delle Alpi potrebbe sparire per effetto del riscaldamento globale. Questo il risultato di un nuovo studio realizzato dall’Università canadese del British Columbia e pubblicato pochi giorni fa sulla rivista scientifica Nature Geoscience. La notizia non giunge in realtà nuova agli esperti, ma di certo è un’inquietante conferma dei drammatici pronostici che riguardano il futuro delle montagne del pianeta, in particolare quelle di casa nostra.

Le previsioni peggiori infatti, riguardano i ghiacciai dell’Arco alpino e della Nuova Zelanda. Lo studio, partito dai dati storici sui volumi di oltre 2.600 calotte glaciali e oltre 120.000 ghiacciai, combinati con 10 diversi modelli climatici, si basa su una simulazione: i risultati sono stati divisi per 10 macroaree del pianeta, di cui è stato indicato il rischio di perdita di masse di ghiaccio.

Complessivamente entro la fine del 2100 si perderà tra il 15 e il 27 per cento del ghiaccio che ricopre le montagne della terra. Dovrebbero perdere di meno i ghiacciai di Groenlandia, ovvero tra il 4 e il 12 per cento, e quelli degli altipiani asiatici, che potrebbero addirittura aumentare nella migliore delle ipotesi, oppure ridursi del 24 per cento nella peggiore.

Soffriranno di più invece i ghiacci dell’Arco alpino che potrebbero perdere tra il 60 e il 90 per cento del loro volume, mentre quelli neozelandesi rischierebbero di perdere tra il 65 e il 79 per cento. Aumenterebbe ovviamente anche il livello del mare che potrebbe alzarsi di circa 70 centimetri. Dati decisamente allarmanti, non solo da un punto di vista ambientalistico, ma anche socio-economico visto che la conseguenza inevitabile e immediatamente diretta sarebbe un fortissimo calo delle risorse idriche.

Un secondo studio, sempre proveniente dal Canada, dell’Università di Calgary e del Canadian Centre for Climate Modelling and Analysis presso l’Università di Victoria, avrebbe invece preso in esame gli effetti dell’inquinamento atmosferico sui prossimi 1000 anni. I ricercatori, ipotizzando uno scenario a “emissioni zero”, ovvero il migliore possibile, sono arrivati alla conclusione che gli effetti dell’aumento delle concentrazioni di CO2 in atmosfera si sentiranno almeno per il prossimo millennio.

Il modello canadese, che costituisce il primo studio a così lungo termine, è basato sull’inerzia dei gas a effetto serra che, una volta emessi, restano per secoli nell’atmosfera. La conseguenza del riscaldamento così protratto sarà nel 3000 la scomparsa dei ghiacci dell’Antartide occidentale, nonché l’innalzamento dei mari di ben 4 metri.  Le acque al largo dell’Antartide infatti, subirebbero un aumento di temperatura fino a 5 gradi, che verosimilmente porterebbe al collasso dei ghiacciai della parte occidentale del Polo Sud.

“Il lavoro realizzato dalle due note glaciologhe  – commenta Claudio Smiraglia, celebre glaciologo dell’Università degli Studi di Milano e ricercatore del Comitato EvK2Cnr – vuole approfondire il contributo all’incremento del livello medio marino derivante dalla fusione dei ghiacciai montani e di ice-cap (cioè le calotte di minori dimensionica, escludendo quindi le ice-sheet cioè le gigantesche calotte antartiche e groenlandesi). E’ stato quindi necessario calcolare e valutare con appositi modelli la perdita di volume delle masse glaciali in tutto il mondo utilizzando la più vasta banca dati oggi disponibile. I risultati confermano quanto precedentemente noto, anche se basato su campioni numericamente meno estesi, a proposito della situazione molto delicata dei ghiacciai alpini che entro la fine di questo secolo potrebbero ‘perdere’ anche il 90% del loro volume e praticamente estinguersi. Si conferma anche la particolare situazione delle grandi catene asiatiche, dove la riduzione glaciale dovrebbe essere nettamente inferiore. Per quanto riguarda il livello marino medio si prevede un incremento di circa 10 cm. Nella seconda ricerca, che sottolinea come la temperatura potrebbe continuare a crescere anche dopo il blocco delle emissioni di gas, serra, si sottolineano invece i possibili effetti a lunga scadenza (3000 anni), con il collasso della più instabile calotta antartica occidentale, e il conseguente aumento del livello marino di alcuni metri”.

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