Dal diario di Barmasse: l’inverno Pakistano, Shimshal e i suoi portatori
SHIMSHAL VALLEY, Pakistan — “20 gennaio 2010. Siamo la quindicesima spedizione alpinistica invernale nella storia del Pakistan. Sono in compagnia degli alpinisti Kris Ericson e Eneko Pou, il giornalista e alpinista Oscar Gogorza e il Dott. Marco Cavana. Ci troviamo al Nord, nella regione del Baltistan Gilgit, quasi sul confine con la Cina”. Così inizia il racconto della Pakistan winter expedition, che lo scorso gennaio ha visto Hervè Barmasse in azione nella valle dello Shimshal, tra salite di ghiaccio, sci estremo, formazione e aiuto alle popolazioni locali. Il suo film, di cui oggi pubblichiamo la seconda puntata, sarà disponibile sul web solamente per due settimane ed è accompagnato dal seguente racconto.
“A differenza dell’estate dove campi di cereali, alberi e verdi pascoli contrastano il color marrone delle rocce e del terreno asciutto, ora è tutto grigio. Tutto appare ai nostri occhi come in un film in bianco e nero. Il freddo si fa sentire anche a bassa quota e sopra i 1600 m è tutto completamente gelato.
Procediamo sulle nostre Jeep a passo d’uomo su una strada sconnessa simile ad una nostra mulattiera. La via d’accesso al paese di Shimshal, è stata letteralmente strappata alla montagna grazie alla forza di volontà dei suoi abitanti, che senza l’utilizzo di mezzi meccanici l’ha costruita in 23 anni di duro lavoro di “picco e pala”. Questo spettacolare percorso in fuoristrada giustificherebbe, da solo, un viaggio in Pakistan.
Shimshal è un villaggio di 2000 persone che per 600 anni è rimasto quasi totalmente isolato dal resto del Pakistan. Pur mantenendo le radici islamiche/ismaeliti, questa gente sembra meno rigida e più aperta rispetto ad altri abitanti delle montagne Pakistane; anche le donne non tradiscono questa nostra sensazione; non si nascondono e rispondono al nostro saluto con un sorriso. Nel villaggio non esiste acqua corrente, non esiste telefono né televisione e solo alcune famiglie hanno installato un piccolo pannello solare che garantisce la luce per tre ore durante le lunghe notti invernali.
Ci sono tre moschee ed una scuola nella quale gli studenti si recano dopo aver raccolto la legna che qui in Pakistan è un bene raro. Tutti gli studenti imparano l’inglese e chi può permetterselo all’età di 17 anni continuerà gli studi a Gilgit. Non ci sono dottori e l’ospedale più vicino (adesso ci si arriva in un’ora, prima della costruzione della strada ci volevano sei giorni) è quello di Gulmit dove un medico generico provvede alle urgenze senza l’ausilio di macchinari.
La comunità è molto unita e gli abitanti si aiutano tra di loro come una grande famiglia. Qualsiasi problema, è un problema per Shimshal e non per la singola persona.
Patate, riso, chapati, dal, piselli e fagioli vengono dosati preziosamente per far si che non si rimanga senza provviste prima della nuova raccolta. Di tanto in tanto si mangia carne di capra o yak. A differenza dall’estate non ci sono polli e galline perché non sopravvivrebbero alle rigide temperature dei mesi invernali. Anche lo yak è una caratteristica di Shimshal. Difficilmente si incontrano questi animali in Pakistan ma nella valle dello Shimshal, posta sul confine con la Cina, ne esistono migliaia di esemplari allo stato brado.
Il “malida” (chapati, formaggio, burro e sale), il “graal” (chapati, spezie, burro e sale) o il “chalpindook” (chapati e formaggio) sono i piatti poveri e tipici di questa zona. Essi vengono consumati quasi ogni giorno.
La temperatura durante i 5 mesi dell’inverno Pakistano è costantemente parecchi gradi sotto lo zero – da meno 12 fino a meno 20 – ed in casa vicino alla stufa difficilmente si superano i 5 gradi. L’impressione è che questo paese durante l’inverno attenda con pazienza l’estate nello stesso modo in cui 150 anni addietro facevano i nostri “vecchi” sulle Alpi.
Anche le case sono particolari nella loro struttura. Un’unica stanza con una stufa al centro e un’apertura sul tetto accoglie tutta la famiglia: nonni, genitori, figli. Nella stessa stanza si cucina, si dorme e si vive la quotidianità di una casa. Per gli abitanti di Shimshal l’inverno e le giornate trascorrono sempre uguali: al mattino le donne preparano una colazione a base di tè e latte con chapati immerso nel burro fuso e le figlie prima di andare a scuola vanno a raccogliere la legna o l’acqua. Una sorgente, l’unica che non ghiaccia, garantisce l’acqua potabile a tutto il paese e durante tutto il giorno le donne pazientemente aspettano il loro turno per caricare le taniche. Gli uomini costruiscono e sistemano le case, fanno legna e sistemano i muri e aspettano l’estate per lavorare come portatori e portatori d’alta quota. Nel villaggio di Shimshal più di 40 persone hanno salito una montagna di 8000 metri e Rajab Shan, l’unico Pakistano ad aver salito tutti gli 8000 del Karakorum è nato qui. E’ considerato un vero eroe in tutto il Pakistan”.