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Patagonia: ecco dove i ghiacciai sono più a rischio nel nuovo rapporto Unep

Patagonia, ghiacciaio del Perito Moreno
Patagonia, ghiacciaio del Perito Moreno

CANCUN, Messico — Sono i ghiacci della Patagonia quelli che stanno perdendo massa più velocemente nel mondo, seguiti a stretto giro da quelli dell’Alaska. Il riscaldamento climatico galoppa, e molte zone dell’Himalaya e delle Ande sono a rischio siccità e disastri idrogeologici. Questo l’allarme contenuto lanciato dall’Unep con il rapporto “High Mountain Glaciers and Climate Change – Challenges to Human Livelihoods and Adaptation”, presentato il 7 dicembre al Cop 16 di Cancun, il vertice delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico.

La classifica dei ghiacciai più minacciati del mondo, presentata nel nuovo report dell’Unep, è stata stilata in collaborazione con scienziati e centri di ricerca internazionali ed è stata oggetto a Cancun di una discussione con le autorità scientifiche e politiche, in cui è stata sottolineato il bisogno impellente di piani di intervento e di dati dal monitoraggio glaciale.

In ordine di pericolo, dopo i ghiacciai della Patagonia e dell’Alaska, ci sono la parte occidentale del Nord America, le grandi catene Himalayane, i Poli e le Ande. Più complesso invece il caso dei ghiacciai alpini ed europei, che negli ultimi decenni hanno avuto diverse inversioni di tendenza: subiscono lo scioglimento, ma negli ultimi anni, in alcune zone, si sono verficate precipitazioni nevose talmente intense da far crescere di nuovo la massa dialcuni ghiacciai. E’ accaduto, anche in Norvegia, in Nuova Zelanda, nella Terra del Fuoco e in Karakorum dove alcuni ghiacciai in fase di avanzamento hanno occupato aree dove non erano presenti da mezzo secolo.

Questo però non significa che l’allarme scioglimento sia rientrato. Anzi. Il rapporto dell’Unep sottolinea l’urgenza di provvedimenti globali per l’adattamento climatico.

“I dati evidenziano un chiaro trend di scioglimento dei ghiacciai – ha detto Achim Steiner, direttore esecutivo e sottosegretario generale dell’Unep -. La causa è senza dubbio il riscaldamento globale, coadiuvato da altri fattori, come i depositi di polveri che riducono la capacità di riflettere il calore da parte del manto nevoso. Questo trend è osservato da tre decadi, e ha importanti implicazioni di breve e di lungo termine per moltissime persone, in termini di vulnerabilità e risorse idriche”.

Trend di scioglimento dei ghiacciai (Foto tratta dall'ultimo rapporto Unep)
Trend di scioglimento dei ghiacciai (Foto tratta dall'ultimo rapporto Unep)

“Gli effetti del riscaldamento climatico sono evidenti – ha detto Madhav Karki, vicedirettore generale dell’Icimod -. Il rischio per i villaggi e le persone nella fragile regione dell’Hindu Kush Himalaya sale ogni giorno di più. E’ necessaria un’azione globale da parte della comunità internazionale, per definire con urgenza programmi di adattamento di lungo termine”.

“Sono risultati allarmanti – ha commentato Erik Solheim, ministro dell’ambiente norvegese – che sottolineano ancora una volta l’importanza di combattere i cambiamenti climatici a livello globale. E’ un messaggio forte per noi politici e per i negoziatori ambientali riuniti a Cancun”.

Solheim ha annunciato proprio ieri che la Norvegia finanzierà interamente, con oltre 12 milioni di dollari, un programma quinquennale che partirà nel 2011 denominato “Hindu-Kush-Himalayas Climate Impact Aadaptation and Assessment (Hicia)”, un’iniziativa promossa dal Centre for International Climate and Environmental Research, l’Icimod e l’Unep-Grid Arendal. “E’ un programma che unisce scienza, studi climatici e cooperazione internazionale sul campo – ha detto ancora Solheim -. Le genti himalayane si devono preparare ad un duro e imprevedibile futuro. hanno bisogno del nostro impegno e del nostro supporto”.

Il rischio più immediato, secondo il rapporto dell’Unep, è quello della carenza d’acqua in zone aride come nell’Asia Centrale o sulle Ande. Là dove piove poco, lo sciogimento dei ghiacciai ha un impatto molto potente sulle riserve idriche a disposizione delle popolazioni. Il rapporto dice che ci vorranno secoli prima che tutti i ghiacciai scompaiano interamente, ma sottolinea che molti piccoli ghiacciai, che spesso sono cruciali per alcune popolazioni, si stanno sciogliendo molto velocemente. Questo costringerà popolazioni e animali a migrare, creerà laghi e fiumi di fango che potrebbero provocare catastrofi naturali.

L’altro rischio è infatti quello delle inondazioni. Negli ultimi decenni sono cresciute le esondazioni di laghi glaciali (le cosiddette Glof, Glacial Lake Outburst Floods) non solo in Cina Nepal e Bhutan, ma anche in Karakorum, sulle Ande e in Patagonia. Inondazioni di questo tipo possono essere molto distruttive ed è necessario agire per impedirle, per esempio drenando i laghi che superano la soglia del pericolo.

Il rapporto dell’Unep, oltre a richiedere piani di intervento, spinge verso maggiori investimenti sulla ricerca e il monitoraggio dei ghiacciai, un campo in cui l’Italia è in prima linea con le attività promosse dal Comitato EvK2Cnr e dei suoi partner. E’ infatti fondamentale l’elaborazione di modelli previsionali che correlino lo scioglimento dei ghiacciai, la piena dei fiumi e il riscaldamento climatico.

“E’ questo il momento in cui i governi e la comunità internazionale si devono muovere – ha concluso Solheim, tagliando le emissioni e dando supporto ai programmi di adattamento. Questo meeting di Cancun è fondamentale per tracciare velocemente una risposta”.

Info: www.unep.org, www.grida.no/publications/high-mountain-glaciers

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