Arrampicata

Italiani aprono 2 vie nuove nella “Yosemite” della Cordillera Blanca

Le vie e il bivacco (Photo Cordillera)
Le vie nuove e il bivacco (Photo Cordillera)

LIMA, Perù — Una spedizione italiana ha aperto la scorsa primavera due vie nuove sul Nevado Shaqsha, la montagna di 5703 metri compresa nel massiccio dello Huantsàn nella Cordigliera Blanca. A Compiere l’impresa sono stati Andrea Di Donato, l’uomo che ha salito in invernale e in solitaria l’impressionante parete nord del monte Camicia, Roberto Iannilli, alla sua terza spedizione nella zona, Ivo Scappatura, Luca D’Andrea e Massimo Massimiano. La montagna si trova nella Quebrada Rurec, un gruppo di cime dalle grandi pareti di granito, vere big wall considerate la Yosemite Valley delle Ande. Ecco il racconto della bella avventura narrataci da Roberto Iannilli.

Spedizione in Peru nella Quebrada Rurec durante il mese di maggio 2010.
Spedizione in Peru nella Quebrada Rurec durante il mese di maggio 2010 (Photo Cordillera 2010)

“Andrea Di Donato (di Castelli, Teramo), Giuseppe Trizzino (fotografo di Grenoble, romano da un po di anni), Ivo Scappatura (di Civitavecchia), Luca D’ Andrea (di Sulmona), Massimo Massimiano (di Sulmona) e Roberto Iannilli (di Ladispoli, Roma), sbarchiamo a Lima il 3 maggio ma dobbiamo dividerci, tre aspetteranno i bagagli, non arrivati per il solito disguido e tre li precederanno a Huaraz. Riunitici dopo un paio di giorni, ci avviano verso il campo base senza parte dell’attrezzatura, ancora dispersa. Rimediato quel che manca in affitto o prestito, siamo al campo base della Quebrada Rurec il 6 maggio.

Il progetto era il verticalissimo spigolo ovest di Punta Numa, ma appena arrivati ci rendiamo conto che occorrerebbero parecchi giorni per salirlo e il meteo non promette nulla di buono, infatti piove e nevica in quota, quasi tutti i giorni.

Secondo giorno (Photo Cordillera2010 )
Secondo giorno (Photo Cordillera2010 )

Decidiamo allora di provare la parete dall’altra parte della valle, sembra avere caratteristiche più arrampicabili in libera, quindi salibili più velocemente. Le dimensioni sono enormi, la parete è bella e la vetta probabilmente inviolata, per di più le caratteristiche fanno prevedere che la cima sia più alta di quella di Punta Numa e sia parte della cresta del bellissimo Nevado Shaqha, 5703 metri di ghiaccio a forma di piramide ripida, un vero Cervino delle Ande. Tutto ci invoglia a scalare ma dobbiamo aspettare che il cielo si rassereni.

Tra una pioggia e l’altra portiamo il materiale all’attacco e poi, l’11 maggio, con finalmente il sole, Andrea Di Donato ed io saliamo i primi 300 metri di via, fino alla spalla boscosa, dove ci raggiungono gli altri salendo sulle fisse che abbiamo lasciato. Attrezziamo un bivacco in parete e scendiamo.

La Vetta (Photo Cordillera 2010)
La Vetta (Photo Cordillera 2010)

La pioggia riprende e l’attesa si fa snervante e solo il 14 riusciamo a tornare al bivacco con l’intenzione di restarci finche non saremo riusciti a salire in vetta. La notte il tempo peggiora e nevica ancora, ma la mattina successiva il cielo è sereno e noi attacchiamo nonostante le condizioni non siano perfette. Andrea, Ivo ed io, per la spigolo/cresta sud-est che inizia direttamente dal punto di bivacco, Luca e Massimo per la parete più a sud, che raggiungono dopo un breve tratto a piedi.

Dopo il primo giorno purtroppo la sera Ivo deve abbandonare il campo in parete a causa di un malore e Andrea ed io continuiamo da soli. Il meteo ci assiste e al quarto giorno di scalata, quasi tutta in libera, con difficoltà medie del VI e VI+ e passi fino al VII+, usciamo in vetta al rilievo che si affaccia sul ghiacciaio dello Shaqha, a quota 5040 metri.

Sono le 13 del 17 maggio, il cielo è azzurro e c’ è una piacevole brezza, per una volta ci godiamo la cima senza il patema di scendere in fretta.  Sotto di noi, sulla parete sud (considerato l’equatore è analoga ad una nostra nord), Luca e Massimo stanno salendo la loro via, il ghiaccio li ha rallentati e non ce la possono fare ad uscire oggi, gli facciamo una voce ed iniziamo a fare le doppie.

Dormiamo ancora una notte al bivacco e scendiamo al campo il giorno dopo, da dove seguiamo la salita dei nostri compagni, che arrivano in vetta alle 14, immortalati dal potente obbiettivo della fotocamera di Giuseppe.

Cordillera Blanca, massiccio del Hantsàn, parete sud-est del Nevado Shaqha, quota 5040, ‘Punta Giampiero Capoccia’ (nome proposto). Via ‘El sueño de los excluidos’: Andrea Di Donato, Roberto Iannilli & Ivo Scappatura (11, 15, 16, 17 e 18 maggio 2010 in vetta il 17, con tre bivacchi in parete per la salita ed uno durante la discesa), sviluppo 1340 metri, più 100 metri di facili rocce per la cima, difficoltà massima VII/VII+ e A2.

Via ‘La teoría de la gota de agua’: Luca D’Andrea e Massimo Massimiano (15, 16, 17, 18  e 19 maggio 2010 in vetta il 18, sviluppo 500 metri, più 300 iniziali in comune con la precedente, difficoltà fino al VII- e A2+.

Con il patrocinio del CONI e del CAI di Roma, grazie alla nostra caparbietà e all’ aiuto di RRTrek (rifugioroma), TEN ristorante-vino, birreria/sala boulder Don Clax e palestra Athols Club”.

Roberto Iannilli

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