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Valtellina, Guide in allarme: i "siti protetti" minacciano lo scialpinismo

ScialpinismoSONDRIO — Escursionisti che non possono uscire dai sentieri. Scialpinisti obbligati a seguire la traccia sia in salita che in discesa. Niente più telemark e fuoripista. Sarà davvero questo il futuro delle montagne valtellinesi? L’allarmante interrogativo è stato posto dalle Guide Alpine, preoccupate per i divieti e le restrizioni contenute nei piani di gestione dei Sic (Siti di importanza comunitaria) approvati nei giorni scorsi a Sondrio. Ma la provincia rassicura: “non ci passa nemmeno per la testa”.

Marco Confortola, Gianantonio Moles, Daniele Fiorelli, Mario Vannuccini e perfino il presidente nazionale, Erminio Sertorelli, hanno firmato il documento di protesta che richiama l’attenzione della Provincia sulle pericolose conseguenze che delle “eccessive” norme di protezione ambientale potrebbero avere sul turismo invernale, un settore che in Valtellina è in forte crescita e dà lavoro a molte persone.

“Divieti e proibizioni rischiano di uccidere il turismo e l’alpinismo in Valtellina – dicono le guide nella lettera, ripresa dal quotidiano La Provincia -. Le regole delle zone Sic sono particolarmente penalizzanti per chi frequenta la montagna. Negli ultimi anni, l’unico settore in crescita del turismo invernale montano è quello delle attività in ambiente naturale, al di fuori delle piste. Siamo consapevoli che penalizzare queste attività significa penalizzare tutto il comparto? I nostri ospiti rivolgeranno la loro attenzione ad altre località alpine che non solo permettono queste attività, ma anzi le favoriscono”.

Ma cosa sono i Sic? Sono siti che offrono habitat naturali e specie animali e vegetali di cui l’Europa vuole proteggere la biodiversità. Tutte le regioni italiane sono state chiamate dal Ministero, tramite le Province, ad individuare diversi siti Sic sul loro territorio, che verranno dotati di speciali piani di gestione.

A Sondrio, i Sic sono diverse decine e comprendono valli e cime molto frequentate da alpinisti e scialpinisti. Qualche esempio? La Cima Piazzi, la zona e i passi di Livigno, la valle del Braulio, la val Zebrù con il monte confinale, il ghiacciaio dei Forni e il Gran Zebrù-Cevedale, lo Scerscen, il Disgrazia, il Badile, la Val di Mello, la Val dei Ratti, la valle del Bitto, il Pizzo Coca, la Val Belviso. E molti altri ancora.

Queste zone, per esempio, sono habitat della pernice bianca, una delle specie che i Sic sono chiamati a proteggere nonostante sia, paradossalmente, una specie cacciabile. Purtroppo, come spesso accade in campo ambientale, i regolamenti piovuti dall’alto rischiano di scadere nel radicalismo e di danneggiare gli equilibri locali. Come sottolinea il Corriere della Sera, infatti, questi regolamenti si condannano infatti molte attività escursionistiche senza cenno agli impianti di risalita, La preoccupazione delle guide, che si fanno portavoce anche degli operatori turistici, è dunque ben comprensibile.

“La responsabilità della decisione va ben oltre la salvaguardia delle specie endemiche – si legge nella lettera delle guide -. Si abbia l’onestà e il buon senso di non sostenere che quella dei Sic possa essere una scelta ecologica. Troppi fatti sotto gli occhi di tutti dimostrano che le scelte ecologiche devono essere ben altre”.

Ma la Provincia ha replicato immediatamente, per bocca del presidente Massimo Sertori. “Non ci passa nemmeno per la testa di bloccare o penalizzare attività come lo scialpinismo – ha detto Sertori al giornale La Provincia -, che sono una risorsa importante per il turismo e la promozione del nostro territorio: con i Sic arriveranno delle regole, ma saranno concordate con enti locali, guide alpine, addetti ai lavori. E nel frattempo le attività fuoripista non saranno certo vietate”.

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