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K2, Ericsson precipita e muore sul Collo di Bottiglia

Fredrik Ericsson Climbing K2
Fredrik Ericsson sul K2, 7.100 metri (Photo www.fredrikericsson.com)

CAMPO BASE K2, Pakistan — E’ di nuovo tragedia sul K2. La vittima, stavolta, è lo svedese Fredrik Ericsson, precipitato durante il tentativo di vetta lanciato stanotte con l’austriaca Gerlinde Kaltenbrunner. E’ accaduto di nuovo sul Collo di Bottiglia, a circa 8.350 metri di quota: il tratto di salita sulla parte sommitale della montagna che nel 2008 vide il crollo dei seracchi e la morte di 11 alpinisti.

Sognava di scendere con gli sci dalla cima del K2. Anzi, dalla cima dei 3 ottomila più alti del mondo, dopo averli saliti senza ossigeno. E voleva iniziare con il K2, per poi tentare l’Everest in autunno e il Kangchenjunga tra un anno.Non era la prima volta che ci provava. Era tornato su questa montagna due anni dopo il tragico tentativo compiuto con l’italiano Michele Fait, che era morto precipitando da campo 2. Senza sapere che qui lo avrebbe aspettato la stessa sorte.

Ericsson, svedese, alpinista e campione di sci estremo, è precipitato questa mattina dal Collo di Bottiglia, mentre saliva verso la vetta con la Kaltenbrunner, che cercava il suo 14esimo ottomila senza ossigeno. Il tempo, secondo quanto riferisce Everestnews, era peggiorato improvvisamente dopo mezzanotte e pare che i due stessero procedendo nella nebbia e con scarsa visibilità. La stampa austriaca, che riferisce le parole di Ralf Dujmovits tramite il meteorologo Karl Gabl, dice che lo svedese è precipitato per 1000 metri per morire sul colpo nello schianto. A quel punto, Gerlinde ha interrotto la salita e ha fatto dietro-front.

“Purtroppo è andata così – dice Mario Merelli, che si trova al campo base -. Questa notte sono partiti per la cima solo Gerlinde e Fredrik. La disgrazia è stata sul Collo di Bottiglia dove lui è precipitato. Gerlinde è tornata al campo 4, ora sta scendendo verso campo 2 dove si fermerà: ci sono troppe scariche di sassi nel pomeriggio. Anche per noi sullo sperone Abruzzi, sassi da brivido”.

Il caldo, infatti, stava complicando la salita agli alpinisti. “In tenda c’erano 40 gradi – aveva detto nei giorni scorsi da campo 2 Tray Cook, compagno di Fredrik Ericsson -. Queste temperature stanno provocando molto movimento sulla montagna. Il rumore delle valanghe e delle cadute di roccia non cessa mai”. Per questo motivo la maggior parte degli alpinisti, compreso il marito della Kaltenbrunner, avevano interrotto il tentativo già ieri. Christian Stangl, che voleva tentare di nuovo il record di velocità, ha detto “Ho slavine a destra e a sinistra, impossibile, torno indietro”.

Merelli racconta che, al contrario di quanto comunicato nei giorni scorsi, lui e Marco Zaffaroni erano saliti sullo Sperone Abruzzi. Poi, un piccolo incidente li ha costretti a tornare al base: un pezzo di ghiaccio che ha colpito Zaffaroni alla schiena. “Zaffa sta bene – dice Merelli -. Qui è tutta un’altra cosa che stare su in una piccola tenda. Forse ha due costole rotte, comunque sta prendendo le medicine e sta meglio”.

Al momento, sul K2, sono tutti concentrati sulla discesa e sulla tragedia. I giochi non sono ancora stati dichiarati ufficialmente chiusi, ma dopo i fatti di questi giorni e il peggioramento del tempo, molte spedizioni sceglieranno di tornare a casa. “Per rispetto alla famiglia di Ericsson – ha detto Dujmovits – sull’incidente non verranno forniti altri dettagli fino a domani”.

Ericsson era nato il 14 marzo 1975 a Sundsvall, in Svezia. A 18 anni è diventato maestro di sci e ha iniziato a girare il mondo per sciare sulle montagne più affascinanti della terra. Dal 2000 viveva a Chamonix e dal 2003 aveva iniziato con l’Himalaya: è sceso con gli sci dalla cima centrale lo Shisha Pangma, e ha tentato il Gasherbrum II, il Kangchenjunga il Laila Peak e il Dhaulagiri prima delle tristi avventure sul K2.

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